Sembrava fatta per la Nature Restoration Law, la legge sul ripristino degli ambienti naturali, un pezzo fondamentale del Green Deal. Eppure, una minoranza di membri dell'UE, tra cui Italia e Ungheria, ha nuovamente impedito l'adozione di una legislazione volta a invertire decenni di degrado degli ecosistemi e a onorare l’accordo globale per arrestare la perdita di biodiversità di Montreal-Kunming.

Il testo doveva ricevere il timbro finale durante il vertice dei ministri dell'Ambiente dell'UE del 25 marzo, ma il Belgio, in qualità di detentore della presidenza del Consiglio dell'UE, ha rinviato il voto quando è apparso chiaro che il sostegno degli Stati membri era insufficiente.

Costretto ad astenersi a causa dell'opposizione della propria regione settentrionale fiamminga, il Belgio non è riuscito a raccogliere la maggioranza qualificata necessaria per approvare il compromesso raggiunto a inizio mese. Il 22 marzo gli sherpa hanno così riaperto il dossier e un nuovo voto sarà riprogrammato per una prossima riunione "a tempo debito".

Tra i paesi oppositori Austria, Finlandia, Olanda, Polonia, Svezia e Italia, con il ruolo decisivo dell’Ungheria, che ha fatto saltare il tavolo. Già durante il voto al Parlamento i conservatori avevano fatto di tutto per fermare la legge, con 275 voti contrari e 24 astensioni, preoccupati dalle proteste degli agricoltori montate nell’ultimo mese, anche se il PPE era arrivato al voto spaccato con 25 eurodeputati che hanno sostenuto la legge sul ripristino della natura. Ora però l’ostilità green delle destre è tornata a farsi sentire, guidata da Orban, che con un colpo di mano politico ha contribuito in maniera decisiva allo stop.

La petizione del WWF per la Nature Restoration Law

“Dopo l’approvazione del Parlamento europeo, ora è fondamentale che il Consiglio confermi l’impegno a garantire il ripristino degli ecosistemi degradati in tutti i Paesi dell'UE, a contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei in materia di clima e biodiversità e migliorare la sicurezza alimentare. In gioco c’è la sicurezza di tutti i cittadini europei”, scrive WWF Italia in un comunicato.

Per questo l’associazione ambientalista ha lanciato l’appello Un sì per la Nature Restoration Law è un sì anche per la sicurezza di tutti i cittadini europei, che rivolge in primis al Governo italiano, chiedendo che riveda la sua posizione e si adoperi affinché il Consiglio dell’UE faccia proprie le indicazioni dell’Europarlamento, degli scienziati e della società civile. Un appello che è già stato firmato da 147 illustri scienziati e naturalisti a dimostrazione del valore e dell’importanza di questa legge, e che ora richiede anche la firma dei cittadini per non poter passare inosservato.

Il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin non ha rilasciato dichiarazioni alla nostra testata in proposito, né commentato l’appello degli scienziati.

“Continua la campagna della destra europea, col fallimento nell’approvazione della Legge per il ripristino della natura, sono ladri di futuro. E l’Italia guidata dal Governo Meloni è in prima linea nel bloccarne il percorso: un colpo basso alla lotta contro il cambiamento climatico e alla protezione della biodiversità in Europa”, ha dichiarato in una nota Angelo Bonelli, di Europa Verde. “Così viene a mancare un pilastro fondamentale per indirizzare l’UE verso un futuro più verde, resiliente e sostenibile. Visto che la legge serviva a contrastare la perdita di biodiversità e ripristinare gli ecosistemi degradati, essenziali per la nostra sopravvivenza grazie al prezioso lavoro che svolgono per ridurre l’impatto dei gas serra.”

Cosa prevederebbe la Legge sul ripristino della natura

La Nature Restoration Law, se approvata, prevederebbe che entro il 2030 gli Stati membri dovranno ripristinare il buono stato di salute di almeno il 20% degli habitat contemplati dal testo, ciò foreste, praterie, zone umide, fiumi, laghi e coralli. Questa percentuale aumenterà poi al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. In linea con la posizione del Parlamento, fino al 2030 la priorità andrà accordata alle zone Natura 2000. I Paesi dell'UE dovranno garantire che le zone ripristinate non tornino a deteriorarsi in modo significativo. Inoltre, dovranno adottare piani nazionali di ripristino che indichino nel dettaglio in che modo intendono raggiungere gli obiettivi.

Per promuovere la biodiversità negli ambienti agricoli, gli Stati membri dell'UE sono tenuti a mostrare avanzamenti in almeno due dei seguenti tre parametri: l'indice di popolazione delle farfalle comuni, la percentuale di aree agricole contenenti elementi paesaggistici di elevata diversità biologica e lo stock di carbonio organico nei suoli agricoli minerali.

È inoltre necessario che adottino iniziative per incrementare l'indice di popolazione degli uccelli selvatici, poiché rappresentano un affidabile indicatore della salute complessiva della biodiversità. Inoltre, poiché le torbiere sono una delle soluzioni più economiche per ridurre le emissioni nel settore agricolo, i Paesi dell'UE dovranno ripristinare almeno il 30% delle torbiere drenate entro il 2030 (almeno un quarto dovrà essere riumidificato), il 40% entro il 2040 e il 50% entro il 2050 (con almeno un terzo riumidificato). La riumidificazione continuerà a essere volontaria per agricoltori e proprietari terrieri privati.

Infine, come richiesto dal Parlamento, la Nature Restoration Law prevede un freno di emergenza a salvaguardia della sicurezza alimentare. In circostanze eccezionali, il meccanismo consentirà di sospendere gli obiettivi relativi agli ecosistemi agricoli qualora questi obiettivi riducano la superficie coltivata al punto da compromettere la produzione alimentare e renderla inadeguata ai consumi dell'UE.

“Qualsiasi dirigente d'impresa responsabile di provocare inquinamento, infatti, potrà essere chiamato a rispondere delle sue azioni, al pari dell'impresa. Con l'introduzione del dovere di diligenza, poi, non ci sarebbe modo di nascondersi dietro a permessi o espedienti legislativi”, ha commentato il relatore per il Parlamento europeo Antonius Manders (PPE, NL).

 

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Immagine: Alain MARON (Minister for Climate Transition, Environment, Energy and Participative Democracy, Belgium) Copyright: European Union