Il contrasto al cambiamento climatico causato dall’uomo non è più un’opzione rimandabile. Ma come possono le aziende affrontare quel periodo di transizione necessario a superare un’economia basata su combustibili fossili e avviarsi verso soluzioni net-zero? Lo abbiamo chiesto a Carbonsink, società che insieme a South Pole forma il più grande gruppo al mondo di soluzioni e progetti di mitigazione climatica.

Aiutare le foreste per aiutare il clima

“La scienza ha già dimostrato che le foreste esistenti sono uno strumento essenziale per affrontare il cambiamento climatico e per avere la speranza di centrare l'obiettivo degli 1,5°C previsti dall'Accordo di Parigi”, spiega Tania Cencetti, Regional Senior Manager, Technical, NBS, Climate Projects presso Carbonsink. “Per questo, prevenire le emissioni derivanti dalla deforestazione e dal cambiamento della destinazione d'uso dei terreni è urgente quanto la transizione energetica. A oggi ci sono circa 3.000 miliardi di alberi sul pianeta che immagazzinano 400 gigatonnellate di CO2. La loro perdita avrebbe sicuramente un impatto devastante.”

Progetti certificati per la decarbonizzazione

Il team globale di oltre mille esperti in clima e sostenibilità di Carbonsink e South Pole non offre solo consulenza per lo sviluppo di strategie di decarbonizzazione e gestione dei rischi climatici per le aziende. Per bilanciare le emissioni a oggi non riducibili, Carbonsink mette a disposizione dei suoi clienti un portafoglio globale di crediti di carbonio certificati che comprende attualmente più di 850 progetti di alta qualità distribuiti in oltre 50 Paesi.

“Accanto a una concreta strategia di riduzione delle emissioni operative e lungo la filiera,      finanziare l’azione climatica attraverso il supporto a progetti certificati significa che un'azienda si sta impegnando al massimo per il clima e si sta allineando alle best practices internazionali”, continua Cencetti. “Significa inoltre avere un vantaggio rispetto ai competitor e una buona reputazione presso consumatori, investitori e altri stakeholder. Infine, consente alle aziende di allineare il proprio business agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.”

Investire in progetti REDD+ fa bene agli ecosistemi e alle comunità

Il REDD+ (Reducing Emissions from Deforestation e forest Degradation), meccanismo creato dalle Nazioni Unite nel 2008, è uno degli strumenti di finanza climatica pensato per promuovere una gestione sostenibile delle risorse naturali.

“I progetti REDD+ sono certificati da standard riconosciuti a livello internazionale e approvati da ICROA, l'organizzazione che promuove le buone pratiche all'interno del mercato volontario del carbonio”, spiega Cencetti. “Come Carbonsink seguiamo i criteri stabiliti dallo standard e che prevedono revisioni esterne indipendenti cadenzate nel tempo per monitorare ed esaminare il progetto. Lo scopo è assicurare che la riduzione o la rimozione delle emissioni sia reale, misurabile, permanente e addizionale. Senza questi criteri non esiste un progetto REDD+, cioè non vengono emessi i crediti.”

Quelli REDD+ sono infatti progetti che si auto-alimentano: una volta venduti i crediti di carbonio, si reinveste parte della vendita nel progetto perché questo continui a essere operativo, assicurando una permanenza del risparmio di CO2 nel tempo e garantendo il requisito dell’addizionalità, cioè dimostrando che senza la realizzazione del progetto tale risparmio non avrebbe luogo. “È importante sottolineare che attualmente i progetti REDD+ sono l'unico modo per incanalare finanziamenti verso la conservazione delle foreste su scala significativa, e il meccanismo si sta dimostrando efficace nel proteggere le foreste e la biodiversità, che altrimenti sarebbero già andate perse”.

Il supporto ai progetti REDD+ non contribuisce solo alla conservazione degli ecosistemi, alla protezione della diversità biologica e alla creazione di servizi ecosistemici, ma punta anche alla sostenibilità della crescita economica locale. “Le comunità locali sono depositarie dei saperi e della gestione della foresta. Per questo è fondamentale che vengano coinvolte e assunte dal progetto stesso, con particolare attenzione alle donne. In fondo, se non c'è il contributo della comunità che fa il progetto, il progetto stesso non esiste”, conclude Cencetti.

 

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Immagine: Joshua Woroniecki, Unsplash