Si è conclusa venerdì 8 novembre la 27a edizione di Ecomondo, l’evento internazionale dedicato alla transizione verde e all’economia circolare organizzato da Italian Exhibition Group (IEG) presso la Fiera di Rimini. In quattro giorni di intensa attività, la manifestazione ha accolto oltre 1.600 brand espositori e buyer provenienti da più di 100 paesi, confermandosi ancora una volta punto di riferimento della green economy in Europa.

“Oggi si inaugura un’edizione di Ecomondo da record: 166.000 metri quadrati di spazio espositivo, raggiunti grazie anche ai due nuovi padiglioni per 8.300 metri quadrati realizzati a tempo di record per rispondere alle richieste di questo evento e che fanno di Ecomondo 2024 la più grande manifestazione mai realizzata nella Fiera di Rimini”, aveva ricordato durante il taglio del nastro Maurizio Renzo Ermeti, Presidente IEG.

Anche l’edizione 2024, come da tradizione, ha offerto un programma con più di 200 incontri e convegni che hanno visto il coinvolgimento di 72 organizzazioni, istituzioni e associazioni di settore a livello mondiale, contribuendo a creare un'importante occasione di confronto. E, soprattutto, dimostrando come la transizione verde non sia una corsa solitaria fatta solo di dare e avere, ma un percorso che per diventare sistema dovrebbe rifarsi a una parola: partnership. Abbiamo raccolto qualche esempio, direttamente dai vari padiglioni.

Condividere competenze e collaborare anche tra diverse filiere

Dalla valorizzazione dei rifiuti alla rigenerazione dei suoli, dal tessile alle materie prime critiche, passando per Blue Economy – tutti settori protagonisti a Ecomondo – è sempre più evidente la necessità di una visione comune. A sottolinearlo a Materia Rinnovabile è Fabio Fava, presidente del Comitato tecnico scientifico di Ecomondo. “Credo profondamente nelle partnership tra pubblico e privato, tra enti pubblici e persino tra privati. Non possiamo andare lontano senza un partenariato che condivida strategie e competenze, soprattutto perché molte delle nuove filiere o delle azioni da intraprendere richiedono la messa a sistema di competenze diverse e complementari. Non c’è alternativa se non mettersi insieme, in un momento peraltro di gradi confronti che purtroppo, come sappiamo, non sono sempre costruttivi, specialmente su partite come la transizione ecologica, che tocca ogni settore e territorio ed è ormai indispensabile.”

Un primo esempio di partnership l’hanno offerto Consorzio italiano compostatori (CIC) e Consorzio Biorepack, che a Ecomondo il 5 novembre hanno lanciato l’Osservatorio Bioriciclo. “Questa collaborazione nasce da una lunga storia di attività comuni tra la filiera dell'imballaggio e dei prodotti in bioplastica compostabili e quella del biowaste, che hanno iniziato a lavorare insieme già dal 2015 sotto varie forme di accordi e organizzazioni”, ci spiega Carmine Pagnozzi, Direttore generale di Biorepack. “Una sinergia che quest'anno viene coronata dalla creazione di un Osservatorio sul bioriciclo, che diventa uno strumento essenziale per fornire informazione e formazione. L'Osservatorio ha lo scopo non solo di verificare se le bioplastiche compostabili certificate si trasformano effettivamente in compost negli impianti di riciclo organico, ma anche di comprendere quanto e come queste bioplastiche possano contribuire a migliorare la raccolta differenziata dei rifiuti umidi e ottimizzare l’efficienza degli impianti di trattamento organico a livello nazionale. In questo contesto, le sfide e gli obiettivi sono talmente urgenti e pressanti da rendere fondamentale valorizzare al massimo il lavoro quotidiano dei cittadini nelle proprie case.”

Risorse idriche, rafforzare la collaborazione partendo dal livello locale

Non è un caso che nelle ultime edizioni di Ecomondo sia sempre più presente l’elemento acqua, con due settori espositivi dedicati al ciclo idrico e alla Blue economy. Dalla protezione delle falde acquifere alla riduzione degli sprechi, fino alla promozione di tecnologie di recupero e riciclo, ogni ambito della gestione idrica può infatti beneficiare di approcci integrati. “Partecipare a Ecomondo come rete Water Alliance - Acque di Lombardia significa testimoniare l’impegno condiviso di tutti i gestori idrici in house lombardi per fare sistema su una risorsa essenziale come l’acqua”, racconta a Materia Rinnovabile Raffaele Pini, presidente di Secam e portavoce di Water Alliance - Acque di Lombardia. “La gestione dell’acqua è un tema che richiede un approccio integrato e una collaborazione su più livelli: locale, regionale e nazionale. Ogni giorno, noi operatori locali ci occupiamo di garantire acqua pulita e sicura ai cittadini e di tutelare l’ambiente attraverso investimenti in infrastrutture, tecnologie avanzate e soluzioni sostenibili”.

Ma fare sistema, aggiunge Pini, “significa guardare oltre il singolo territorio: la tutela della risorsa idrica non ha confini. Con Water Alliance ci uniamo per ottimizzare le risorse, condividere competenze e rafforzare la resilienza del sistema idrico lombardo, per affrontare insieme le sfide attuali, come il cambiamento climatico e la scarsità delle risorse, e costruire un futuro sostenibile. A Ecomondo portiamo l’esperienza e i progetti innovativi dei 13 gestori, che spaziano dall’economia circolare al miglioramento delle infrastrutture, per dare un contributo concreto alla sostenibilità del settore e per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di una gestione idrica integrata e responsabile.”

Settore tessile, unire missione sociale a quella ambientale

L’economia circolare è, per sua natura, un modello collaborativo. Un esempio di partnership nel settore tessile, emerso a Ecomondo, è quello tra Haiki+ e Igers, che stanno realizzando un impianto a San Pietro Mosezzo, in provincia di Novara. L’impianto sarà capace di trattare fino a 25.000 tonnellate di rifiuti tessili all'anno, tra cui scarti industriali e indumenti post-consumo. L'obiettivo è recuperare le fibre per produrre nuove fibre naturali per l'abbigliamento e sintetiche per imbottiture, riducendo il volume di materiali destinati alla discarica o all'esportazione.

“Grazie alla nostra capacità di recuperare materia da rifiuti, siamo il punto di congiunzione tra chi produce rifiuti e chi riutilizza materia nei propri cicli produttivi”, ci spiega Federico Malgarini, CFO di Haiki+. “Dal nostro punto di vista, è fondamentale stabilire rapporti solidi di partnership sia a monte che a valle, che ci permettano di creare collaborazioni durature e fidelizzate con soggetti in grado di fornirci materiale già privato da tutto ciò che può essere riutilizzato direttamente, senza necessità di passare per una piattaforma di riciclo”, aggiunge Malgarini sottolineando l’importanza di disporre di soluzioni di riciclo efficaci per trattare quella parte di materiale non riutilizzabile, così da evitare che finisca direttamente allo smaltimento. “Così facendo, possiamo estrarre il valore residuo di queste materie, recuperandole per un ulteriore impiego invece di perderle.”

È invece Gian Luca Miceli, CEO di Igers, a raccontare gli aspetti più innovativi dell’impianto. “La sfida è riuscire a riconoscere la composizione dei capi, che spesso non è possibile a causa di etichette rimosse, cancellate o di ritagli di tessuto. Per superare questo ostacolo, è cruciale industrializzare il processo di riconoscimento della composizione attraverso tecnologie specifiche, in modo che sia economicamente sostenibile. Inoltre, intendiamo utilizzare tecnologie meccaniche per valorizzare al massimo le fibre naturali, che nei futuri processi di riciclo chimico potrebbero essere trascurate a favore delle componenti sintetiche”.

Anche Humana People to people Italia, con la sua missione sociale e ambientale, gioca un ruolo fondamentale in questo modello collaborativo. “Promuovendo il riutilizzo degli abiti da oltre 25 anni, siamo diventati esperti nella gestione dell’intera filiera, dalla raccolta alla selezione dei capi fino alla loro valorizzazione su scala internazionale,” spiega a Materia Rinnovabile Karina Bolin, presidente di Humana People to People Italia. Un’attività che genera valore economico a sostegno dei progetti di cooperazione internazionale della Federazione Humana People to People, che ogni anno raggiungono circa 20 milioni di persone nel mondo, con particolare attenzione ai paesi in via di sviluppo. “Il settore del post-consumo è cruciale nello sviluppo di un modello circolare dell’industria tessile, ed è essenziale costruire partnership di filiera che valorizzino le competenze già sviluppate da ciascun attore. Nel nostro caso, accanto alla continua promozione del riutilizzo, stiamo perfezionando le competenze in termini di preparazione per il riciclo, così da affiancare l’industria che si svilupperà in Europa su questo fronte.”

Materie prime critiche (e strategiche), tra privati e istituzioni

Le materie prime critiche (CRMs) sono sempre più essenziali per l'economia globale, poiché indispensabili per settori chiave come l'industria, le energie rinnovabili, le tecnologie digitali e la difesa. Tuttavia, la crescente domanda e la limitata disponibilità, unite alla vulnerabilità delle catene di approvvigionamento e alla dipendenza da paesi terzi – in particolare dalla Cina –, pongono sfide rilevanti per l'Italia. Una complessità crescente, che però lascia spazio a nuove opportunità, dal recupero di CRMs al landfill mining, tecnica che permette di svuotare ed estrarre materie prime valorizzabili dalle vecchie discariche per riempirle con i rifiuti irrecuperabili di oggi.

 “L'importanza di fare sistema e di creare sinergie è oggi fondamentale”, ci spiega Lucia Leonessi, direttore generale di Confindustria Cisambiente. “Questa fiera rappresenta un punto di incontro, un hub tra interlocutori e stakeholder. Tuttavia, mi rendo conto che oggi non riesce a rappresentare tutti gli attori. Anche Ecomondo ha quindi bisogno di una vera evoluzione. Le fiere non devono concentrarsi esclusivamente sull’aspetto commerciale, come spesso accade; c'è bisogno di un contenuto arricchito. Per esempio, abbiamo organizzato un pre-salone lunedì, mettendo il Ministero della difesa a confronto con vari interlocutori. Questo perché le materie prime critiche e strategiche si trovano in quasi tutti gli armamenti e devono essere gestite in modo sicuro e sostenibile. Non possono occupare troppo spazio né rappresentare un pericolo, considerando che esistono anche armamenti radioattivi che non sempre sono conservati in condizioni ottimali. Intervenire su questo aspetto, fare ordine e recuperare queste risorse è di primaria importanza. Implementare la fiera è un passo, ma è necessario trovare un punto di incontro tra privati e istituzioni, in uno spazio di collaborazione comune.”

 

Immagine: Ecomondo