Iter autorizzativi più rapidi per le nuove miniere, proventi delle royalties spartiti tra stato e regioni e un fondo sovrano per il Made in Italy per il rafforzamento delle filiere nazionali di trasformazione ed estrazione delle materie prime critiche (CRMs). Secondo Il Sole 24 Ore che ha potuto visionarne una bozza in anteprima − è questa la sintesi del contenuto del decreto-legge che il Consiglio dei ministri discuterà giovedì 20 giugno 2024. Lo strumento permetterà all’Italia di contribuire all’autonomia strategica europea, dando attuazione al Regolamento sulle materie prime critiche approvato in via definitiva dal Consiglio UE a marzo.

Il regolamento, meglio noto come Critical Raw Materials Act, punta infatti a garantire l'accesso dell'UE a un approvvigionamento sicuro, diversificato, conveniente e sostenibile di materie prime critiche – tra cui litio, terre rare, nickel, platinoidi − risorse indispensabili per un'ampia serie di settori strategici, tra cui l'industria net zero, l'industria digitale, il settore aerospaziale e quello della difesa. Minerali critici per i quali, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), serviranno più investimenti.

Dossier materie prime critiche, gli impegni dell’Italia

A livello nazionale, il decreto-legge in discussione al Consiglio dei ministri è sicuramente la principale novità riguardante le materie prime critiche nel 2024. La misura rappresenta un allineamento a livello europeo, ma anche in una prospettiva atlantista. Il 2023 l’Italia aveva infatti già aderito alla Mineral security Partnership, coalizione internazionale a guida USA, formata da 14 paesi più l’Unione Europea per catalizzare investimenti pubblici e privati lungo le supply chain globali.

Inoltre, a febbraio 2023 l’Italia aveva rilanciato il Tavolo nazionale per le materie critiche. Istituito con decreto interministeriale il 15 settembre 2022, oltre al ministero delle imprese e del Made in Italy (MIMIT) e al ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, al Tavolo partecipano la presidenza del Consiglio, il ministero degli affari esteri, ISTAT, ISPRA, CNR, ENEA, ma anche rappresentanti della Commissione UE e di agenzie europee, le associazioni di impresa e i maggiori esperti del settore.

“In Italia sono presenti 16 delle 34 materie prime critiche. Oggi le nuove tecnologie consentono di riattivare le relative miniere che sono state chiuse oltre trent’anni fa”, riferiva alla Camera ad aprile il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, sottolineando l’opportunità di “sfruttare i rifiuti minerari accumulati nei decenni passati che ammontano almeno a 70 milioni di metri cubi”. Del resto, il Regolamento sulle materie prime critiche stabilisce tre parametri di riferimento per la copertura del consumo annuo di materie prime dell'UE: il 10% da estrazione locale; il 40% da trasformare nell'UE e il 25% da materiali riciclati.

Il contenuto del decreto-legge: dai fondi strategici a iter autorizzativi più rapidi

La strategia europea, ricordava Urso, “punta a evitare la dipendenza dai paesi extra UE e a ridurre da 10 a 2 anni i processi di autorizzazione dei progetti strategici. In questo senso si colloca anche la creazione del fondo strategico per il Made in Italy che avrà una dotazione iniziale di 1 miliardo e sarà aperto a investitori privati nazionali ed esteri”. Ed è proprio il decreto-legge in discussione in Consiglio dei ministri il 20 giugno, secondo quanto riferisce Il Sole 24 Ore, a mettere in funzione lo strumento. L’articolo 12 sembrerebbe riportare come “il fondo potrà investire anche in strumenti di rischio emessi da società di capitali, anche quotate in mercati regolamentati (comprese quelle costituite in forma cooperativa) e negli asset immobiliari, anche pubblici o derivanti da concessione, strumentali all’operatività delle società delle filiere strategiche”.

Fulcro del decreto − da leggersi quindi parallelamente all’istituzione del fondo strategico, la cui gestione sembra sarà attribuita a Fondo italiano d’investimento e Invimit − è però la previsione di iter autorizzativi più rapidi. Sempre secondo la bozza visionata da Il Sole 24 Ore, il comitato interministeriale per la transizione ecologica dovrà esprimersi entro 60 giorni su eventuali motivi ostativi riguardanti nuove richieste di estrazione, trasformazione o riciclo di materie prime strategiche presentate alla Commissione europea. Inoltre, il ministero dell'ambiente istituirà un punto di contatto unico per il rilascio delle autorizzazioni necessarie per l'estrazione e i progetti di riciclo di materie prime critiche, con tempi di risposta accelerati: non più di 18 mesi per le estrazioni e massimo 10 mesi per il riciclo. Anche i tempi per il rinnovo delle concessioni esistenti saranno ridotti della metà, non superando i 10 mesi. Per i progetti di trasformazione di materie prime critiche si passerà invece a un’autorizzazione unica, che sarà rilasciata direttamente dalla direzione competente del MIMIT entro un termine non superiore ai 10 mesi (8 nel caso di progetti già riconosciuti come strategici).

Il Comitato tecnico per le materie prime critiche e nuove royalties

Secondo la stessa bozza, al MIMIT sarà istituito un Comitato tecnico per le materie prime critiche e strategiche, incaricato di monitorare e coordinare le riserve disponibili di ciascuna materia prima strategica. Questo comitato avrà anche il compito di elaborare un Piano nazionale delle materie prime critiche ogni tre anni, completo di azioni e risorse finanziare disponibili. 

Il provvedimento – si legge sul Sole 24 Ore − prevede inoltre l'introduzione di royalties per le concessioni minerarie relative a progetti strategici. Per i progetti offshore, le royalties saranno versate allo stato e avranno un'aliquota compresa tra il 5% e il 7% del prodotto. Per i progetti sulla terraferma, le royalties saranno suddivise tra stato e regioni. Le somme raccolte confluiranno nel Fondo sovrano per il Made in Italy e saranno destinate a sostenere investimenti nella filiera delle materie prime critiche.

 

Immagine di copertina: Miningwatch Portugal, Unsplash

 

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