Il giacimento petrolifero offshore del Kashagan, localizzato nella parte nordorientale del Mar Caspio, è al centro di una grossa disputa legale tra il Kazakistan e alcune delle più grandi compagnie petrolifere del mondo, tra cui ENI. Secondo delle indiscrezioni riportate da Bloomberg, il governo Kazaco sarebbe arrivato a chiedere fino a 160 miliardi di dollari di danni. Vista la segretezza dell’arbitrato, le parti in causa non possono rivelare molti dettagli, ma alla base della controversia ci sarebbero questioni contrattuali non rispettate, costi esorbitanti, ritardi produttivi e presunti episodi legati alla corruzione.

Il risarcimento chiesto dal Kazakistan

Ribattezzato dall’industria come la più grande scoperta petrolifera degli ultimi 40 anni con una stima che va dai 9 ai 13 miliardi di barili di petrolio recuperabili, il Kashagan è un giacimento petrolifero offshore sfruttato dalla North Caspian Operating Company (NCOC), un progetto consortile costituito dai più grandi player del settore come ENI, Shell, Exxon Mobil, TotalEnergies, la compagnia statale KazMunayGas, la giapponese Inpex e la cinese CNPC.

Dalle ultime dichiarazioni rilasciate il 6 giugno 2023 dal ministro dell'energia Almasadam Satkaliyev, il governo kazaco ha chiesto ufficialmente 16,5 miliardi di dollari di risarcimento per delle controversie legate al Production sharing agreement, ovvero un accordo tra le parti che, tra le altre cose, prevede che le aziende petrolifere coinvolte possano dedurre alcuni costi dal reddito prima di dividerlo con il governo.

Secondo alcune fonti interpellate da Bloomberg, la richiesta di danni, poco più di un anno dopo, sarebbe salita a 160 miliardi di dollari, con presunti accordi macchiati dalla corruzione. Le aziende coinvolte nel caso sono ENI (leader operativo del consorzio) Shell, Exxon Mobil e TotalEnergies. Contatta da Materia Rinnovabile, ENI conferma l’avvio della procedura di arbitrato mossa dalle autorità kazache rispondendo così: “Non riteniamo che le basi delle richieste, incluse le accuse infondate di corruzione, o gli specifici importi dei risarcimenti siano ragionevolmente comprovati o credibili”.

Il North Caspian Project

I ritardi e i problemi del giacimento Kashagan

Shyngys Ilyasov, consigliere del capo del Ministero dell’energia, aveva definito la disputa “di carattere commerciale” che verrà risolta tramite una procedura d’arbitrato. Secondo Olzhas Baidildinov, membro del Consiglio pubblico del Ministero, l’ammontare dei danni richiesti riguarda la perdita da parte del governo di alcune entrate, pagamenti, tasse e investimenti causati dai ritardi della produzione. Il consorzio NCOC ha negato tutto dichiarando che le società appaltatrici abbiano agito in conformità agli accordi contrattuali.

Avviata la produzione nel 2016 con un ritardo di circa 11 anni sulla tabella di marcia, il Northen Caspian Project ha dovuto affrontare numerose problematiche tecniche e logistiche. A causa della bassa salinità dovuta all'afflusso di acqua dolce dal fiume Volga, delle acque poco profonde solamente quattro metri e delle temperature subartiche, questa parte del Caspio gela per quasi cinque mesi all'anno. La deriva dei ghiacci e l'erosione del fondale marino pongono pesanti vincoli alla costruzione, alla produzione e alla logistica, richiedendo soluzioni tecniche che hanno rallentato i ritmi di estrazione petrolifera.

Nonostante a gennaio il consorzio NCOC abbia festeggiato la produzione dei primi 733 milioni di barili dalla nascita del consorzio, il progetto si trova ancora nella prima fase di sviluppo, con una produzione di circa 137 milioni di barili all’anno che non soddisfa le autorità kazake. “Il governo del Kazakistan è davvero infelice di come sta operando la NCOC”, spiega a Materia Rinnovabile Assylbek Jakiyev, presidente di Petrocouncil, organismo consultivo e di cooperazione del settore oil & gas kazaco. “Il consorzio ha speso più di 80 miliardi di dollari che inizialmente sono stati rimborsati dallo stato. Inoltre gli aumenti produttivi promessi non sono stati mantenuti, nonostante la volontà di espandere le operazioni.”

Per Jakiyev i 160 miliardi di richiesta riportarti da Bloomberg sono frutto di calcoli piuttosto generosi della PSA, l’agenzia governativa incaricata che protegge gli interessi dello stato nella regione. “Tra spese e profitti mancati questa cifra non verrà mai pagata dalle aziende, ma simboleggia la forza dal punto di vista negoziale del nuovo governo, molto diverso dal precedente”.

Assylbek Jakiyev

La multa di 5 miliardi del Ministero dell’ambiente kazaco

Le grane di NCOC e delle sue partecipate non finiscono qui. Nel 2022, il Ministero dell'ecologia della regione di Atyrau ha condotto un'ispezione a Kashagan, scoprendo che il Northen Caspian Project aveva superato i limiti di stoccaggio dello zolfo di oltre 1,2 milioni di tonnellate. Il dipartimento ha inoltre dichiarato che la NCOC non stava attuando pienamente il piano d'azione per la protezione ambientale: le acque reflue venivano scaricate in un bacino di evaporazione senza un trattamento adeguato e il gas grezzo non trattato veniva bruciato senza permessi ambientali.

Nel 2023 le autorità kazake avevano imposto una multa di 5 miliardi di dollari, ma dopo aver contestato con successo alcune accuse mosse dall’indagine, ENI & company ora sono vicine a trovare un accordo per evitare di pagare l’intera somma, impegnandosi a investire 110 milioni in progetti sociali e regolarizzare i limiti di stoccaggio dello zolfo.

 

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Immagine: il giacimento petrolifero offshore del Kashagan © NCOC