Un volume d’affari di 15,5 miliardi di euro, quasi 36.000 posti di lavoro lungo tutta la filiera industriale e dei servizi e 3,5 miliardi di valore aggiunto al PIL nazionale. Sono questi i numeri riferiti al 2023 del sistema Conai, in base al nuovo studio di The European House Ambrosetti, L’economia circolare degli imballaggi: un valore per il paese. Chiamata ad analizzare l’impatto socioeconomico delle attività dirette e indirette del Consorzio nazionale imballaggi sull’economia italiana, la ricerca è stata presentata in anteprima mercoledì 6 novembre a Ecomondo, la kermesse di riferimento per il mondo della transizione ecologica e dell’economia circolare, a cui anche Materia Rinnovabile partecipa.

“15 miliardi e mezzo generati dalle risorse e dalle opportunità legate all’uso di materia di secondo utilizzo, dove questa può sostituire la materia vergine. È in sostanza il volume d’affari che il lavoro di gestione dei materiali riciclati ha reso possibile, permettendo alle filiere industriali di operare anche in modo più competitivo ed efficiente, non solo più sostenibile”, ha dichiarato Ignazio Capuano, presidente di Conai. E anche di sostenere indirettamente 35.800 posti di lavoro lungo tutta la filiera industriale e dei servizi fornendo materie prime secondarie.

“I numeri sono un segnale importante dell’impatto economico del sistema e una prova di come l’effetto del lavoro del tessuto imprenditoriale nazionale vada oltre”, ha commentato Simona Fontana, direttore generale di CONAI. “Il sistema rappresentato da CONAI e dai consorzi di filiera permette di preservare le risorse e ridurre in modo significativo la dipendenza dalle materie prime vergini: un grande vantaggio che rafforza la competitività delle nostre imprese e riduce la nostra vulnerabilità alle oscillazioni del mercato internazionale delle materie prime. La logica è win-win, se pensiamo ai grandi benefici economici che il riciclo porta con sé e che questo nuovo studio presenta. Parliamo di una filiera che supporta la crescita economica in modo sostenibile, creando valore per il futuro: ogni chilo di materiale riciclato rappresenta una riduzione dell’impatto ambientale e un risparmio per l’industria italiana, che può contare su un numero sempre maggiore di risorse rigenerate e disponibili sul territorio.”

Questi dati si inseriscono in un panorama in cui l’Italia è ai primi posti delle classifiche europee della corretta gestione degli imballaggi a fine vita. Nel 2023, infatti, l’Italia ha riciclato il 75,3% dei suoi rifiuti di imballaggio: 10,47 milioni di tonnellate su un totale di 13,89 milioni immesse al consumo. Percentuale di riciclo in crescita rispetto al 71% circa del 2022, anche per via di una riduzione dei packaging immessi al consumo. Inoltre, sommando alle cifre del riciclo quelle del recupero energetico (l’uso dei rifiuti di imballaggio come combustibile alternativo per produrre energia) il totale di imballaggi non finiti in discarica sale a 11,8 milioni di tonnellate, ovvero l’85% dei pack immessi al consumo.

 

Immagine: Michela Seresini e Margherita Gallon