Secondo la direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), nei prossimi anni circa 50.000 imprese in Europa, di cui oltre 4.000 in Italia, saranno obbligate a redigere un bilancio di sostenibilità, in cui inserire la propria impronta di carbonio. Secondo un sondaggio di PWC, al momento solo un quinto (ma nel nostro paese meno del 10%) di quelle che dovranno rendicontare nell’anno finanziario 2025 ha validato la disponibilità e la completezza dei dati, senza considerare che, nell’ottica di raggiungimento degli obiettivi Net Zero fissati dall’UE, è comunque importante che sempre più aziende misurino la propria carbon footprint, indipendentemente dall’obbligo normativo.

Carbon footprint, solo il 20% delle imprese usa l’AI

Una delle sfide più rilevanti da affrontare è l'acquisizione e la gestione di dati qualitativi lungo l'intera catena del valore: una procedura che può risultare lunga e complessa, soprattutto per la gestione delle emissioni di Scope 3, ovvero quelle indirette, legate alle attività a monte o a valle delle operazioni aziendali. Come fare allora? Secondo la startup francese ClimateSeed, gli strumenti più diffusi sono i tradizionali fogli di calcolo, utilizzati da tre quarti delle imprese a livello globale, seguiti dagli ERP, Enterprise Resource Planning, (30%) e dai software dedicati alla gestione dei dati di sostenibilità (27%). Ancora poco sfruttata è l’intelligenza artificiale: la usa solo il 20% delle imprese, percentuale che in Italia cala al 16%.

Le piattaforme AI based digitalizzano la struttura organizzativa dell’azienda, assicurando che ogni area, dai siti produttivi agli edifici, rientri in una dettagliata mappatura delle fonti delle emissioni. Come spiega la startup, da poco sbarcata in Italia, “che si tratti di una grande realtà, con centinaia di fornitori e diverse linee di produzione, oppure di una PMI, che magari non dispone di tutti i dati, l’intelligenza artificiale semplifica la raccolta di informazioni, automatizzandola e riducendo il carico di lavoro manuale, spesso soggetto a errori e imprecisioni. Esaminando database estesi e diversificati, provenienti anche da fonti disomogenee, gli algoritmi avanzati possono estrarre rapidamente le informazioni necessarie e integrare i risultati, migliorandone la qualità attraverso tecniche di validazione e verifica che eliminano eventuali incongruenze”.

Ridurre tempi e risorse

Una volta acquisiti, i dati sono trasformati in stime precise di emissioni di CO₂, grazie all’utilizzo di database che contengono i fattori di emissione, aggiornati per ogni tipo di attività. Ottenuti i risultati, che vengono presentati in modo intuitivo, le imprese possono analizzare con facilità lo stato dell’arte ed elaborare un’efficace strategia d’azione. Dopo aver appreso l'utilizzo della piattaforma, possono anche gestire autonomamente la maggior parte dei passaggi necessari, riducendo così i costi di consulenza, che rappresentano una delle principali spese da sostenere ogni anno. In particolare, secondo ClimateSeed, con l’AI è possibile “dimezzare i tempi e le risorse necessarie per il calcolo della carbon footprint”, anche se l’azienda, anche se attualmente non sono disponibili dati specifici sui vantaggi economici ottenibili.

Tra le realtà che usano la piattaforma messa a punto dalla startup francese, acquisita da Axa Investment Managers nel 2021, c’è ChangeNOW, organizzazione fondata nel 2017, in seguito alla COP21 di Parigi, con lo scopo di accelerare la transizione ecologica. Ogni anno organizza un summit di tre giorni che mette in contatto più di 30.000 visitatori ed espositori provenienti da 120 paesi: a quello del 2023 (25-27 maggio) sono state rilevate emissioni per un totale di 1.145 tonnellate di CO₂ equivalente (tCO₂e) e ora sta portando avanti una strategia di decarbonizzazione in quattro fasi, che va dalla valutazione delle emissioni GHG al piano di comunicazione trasparente sulle azioni e gli impegni presi.

Allo stesso modo Wool and the Gang, che promuove filati sostenibili per il lavoro a maglia, dal 2020 al 2022 ha misurato le proprie emissioni totali di gas serra, pari a 3.499 tCO₂e, scoprendo che derivano per l’89% dall’impatto dei prodotti venduti, per il 5,1% dagli edifici, per il 2,8% dal trasporto merci.

I costi delle piattaforme AI per il calcolo della carbon footprint

Quanto costa appoggiarsi a tool di questo tipo? Considerato che l’offerta è ampia, soprattutto all’estero, il range dei prezzi può variare molto, con pacchetti o forme di abbonamento che vanno da poche migliaia di euro a qualche centinaio di migliaia, a seconda della tipologia di industria (consulenza, finanza, ristorazione, retail, trasporti, ecc.), del numero di valutazioni e misurazioni dell'impronta di carbonio e del numero di siti e di dipendenti.

Per esempio, per un’azienda di piccole dimensioni il servizio completo di ClimateSeed può partire dai 4.000 euro, mentre per aziende di più grandi dimensioni i prezzi aumentano. Coolset, startup olandese che si rivolge in particolare alle PMI, a cui assicura “una raccolta dati 8 volte più veloce e il 60% in più di informazioni sulle emissioni”, offre invece un software automatizzato di contabilità del carbonio a partire da 9.000 euro l’anno.

Alle organizzazioni di ogni dimensione, in qualsiasi fase del loro percorso verso la sostenibilità, si rivolge Microsoft con Sustainability Manager, che consente di registrare, rendicontare e ridurre in modo più efficiente le emissioni per gli Ambiti 1, 2 e 3 e l'impatto dell’attività sull'acqua o sui rifiuti: il costo si aggira tra i 4.000 e i 12.000 dollari al mese a seconda della versione, basic o premium. Grazie a questo prodotto la BBC, che punta a essere net zero nel 2030, ha calcolato che le proprie emissioni di gas serra nel 2019-2020 ammontavano globalmente a 1,3 milioni di tonnellate di CO₂e, corrispondenti in termini di emissioni a 283.000 voli di andata e ritorno tra Londra e New York. Il gruppo del Nord Europa OSTP si pone invece l’obiettivo emissioni zero entro il 2025: i suoi tubolari in acciaio inossidabile sono riciclabili al 100%, ma la produzione di acciaio contribuisce in modo determinante alle emissioni globali di CO₂. Tra il 2021 e il 2023 l’azienda ha ridotto le emissioni dirette di circa il 70% passando all’elettricità verde, al carburante rinnovabile, ai veicoli elettrici e realizzando progetti di risparmio energetico.

L’intelligenza artificiale non è a impatto zero

Qualunque tipo di tecnologia, AI compresa, non è comunque a impatto zero: l’industria tecnologica nella sua interezza è infatti responsabile di una percentuale compresa tra l'1,5 e il 4% delle emissioni globali di gas serra, secondo l’International Telecommunication Union (ITU 2023). Per questo, nello scegliere software per la decarbonizzazione, le aziende devono assicurarsi che questi siano stati progettati e sviluppati utilizzando linguaggi di programmazione a basso consumo energetico e siano ottimizzati per massimizzare l’efficacia e l’efficienza energetica.

L'intelligenza artificiale può essere un alleato chiave per affrontare la sfida del climate change e adeguarsi alle recenti direttive green europee, ma va a sua volta sfruttata e applicata con i dovuti accorgimenti, innescando un circolo virtuoso a beneficio sia dell’azienda stessa che dell’ambiente.

 

Immagine: Envato