Il tema della conservazione e tutela della biodiversità sta assumendo un valore sempre crescente anche in ambito aziendale, anche in relazione alle politiche ESG sempre più orientate a questo obiettivo, all'importanza percepita di sviluppare concreti progetti di azione-comunicazione sulla biodiversità, agli obblighi e strumenti di sua rendicontazione (GRI e CSRD). A livello europeo, per esempio, si stima che circa l'80% degli ecosistemi sia funzionalmente danneggiato, con impatti sulla sua composizione naturale e sul suo funzionamento.

Il primo target danneggiato in un ecosistema è la componente biotica, che è alla base di tutte le funzioni ambientali ("servizi ecosistemici") normalmente erogate da un ecosistema sano. Secondo la Scienza ad oggi sono già stati oltrepassati 6 dei 9 planetary boundaries ed un settimo (l’acidificazione degli oceani) è molto vicino al limite: il limite maggiormente stressato è infatti quello della biosfera, seguito poi dalle immissioni si xenobiotici in ambiente, alterazione dei cicli biogeochimici e climate change.

Non va neppure dimenticata la stretta relazione esistente tra la qualità della biodiversità e del Capitale Naturale e l'esercizio dell'attività economica delle Aziende, con settori economici che sono oggettivamente più a rischio in relazione al depauperamento della biodiversità e del Capitale Naturale.

Rendicontare la biodiversità: indicatore "GRI 101: Biodiversità 2024"

Il Global Reporting Initiative (GRI) ha pubblicato il nuovo Standard "GRI 101: Biodiversità 2024", che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2026: lo standard è finalizzato a guidare le aziende alla completa rendicontazione dei propri impatti verso gli ecosistemi, dentro il più ampio processo di disclosure della sostenibilità a favore degli stakeholder sempre più attenti e sensibili ai temi degli impatti su natura ed ecosistemi.

Il GRI 101: Biodiversità 2024 sostituisce il precedente GRI 304: Biodiversità 2016 con lo scopo di aumentare la trasparenza nella rendicontazione degli impatti delle aziende verso gli ecosistemi naturali: parliamo, in particolare, di impatti diretti ed impatti indiretti, lungo l'intera catena di valore aziendale.

Il GRI Biodiversity Standard è stato sviluppato tenendo conto anche di quanto sviluppato dal Global Biodiversity Framework (GBF) delle Nazioni Unite Kunming-Montreal, dal Science Based Target Network (SBTN) e dalla Taskforce on Nature-related Financial Disclosures (TNFD).

Come affermato da Carol Adams, Presidente del GRI Global Sustainability Standards Board: “Lo standard GRI aggiornato stabilisce un nuovo livello di trasparenza sugli impatti sulla biodiversità. Supporterà un reporting dettagliato e specifico per località, garantendo che le parti interessate possano valutare come gli impatti sulla biodiversità vengono mitigati e ridotti.”

Gli standard ESRS estesi anche alla biodiversità

La Commissione Europea ha anch'essa adottato degli standard di rendicontazione ESG. Si tratta, in particolare, del primo set di ESRS (European Sustainability Reporting Standards) lo scorso luglio 2023: si tratta degli standard applicativi che permetteranno l'adempimento degli obblighi di reporting previsti dalla nuova Direttiva CSRD, pensati per essere altamente integrabili con gli standard GRI (Global Reporting Initiative).

Il primo set è composto da 12 Standards, di cui 2 Cross Cutting Standards (di livello generale) e 10 Topical Standards (Environmental, Social, Governance) suddivisi per tema: 5 ambientali, 4 sociali e 1 sulla governance. Le aziende obbligate saranno quindi chiamate a rendicontare in forma cogente le proprie performance ESG in linea con il set degli indicatori sopra rappresentato, valutando quindi anche gli impatti nei confronti della biodiversità.