La COP29, la 29ª edizione della Conferenza internazionale sul clima delle Nazioni Unite, si svolgerà a novembre 2024 a Baku, capitale dell’Azerbaijan, e avrà come presidente Mukhtar Babayev, Ministro dell’ambiente con un passato nell’oil and gas.
Classe 1967, laureato in scienze politiche e specializzato in relazioni economiche internazionali, Babayev aveva già lavorato per il ministero degli Affari esteri tra il 1992 e il 1993, per poi entrare in SOCAR (State Oil Company of Azerbaijan Republic), società produttrice di petrolio e gas statale. Nella compagnia petrolifera, Babayev ha ricoperto nel tempo (circa 25 anni) diversi ruoli, tra cui quello di vicepresidente per l’ecologia e quello di presidente del consiglio di sorveglianza. Dopo alcuni anni da deputato, Babyev è entrato nell’attuale squadra di Governo, guidata dal Partito del Nuovo Azerbaigian, di cui è Ministro dal 2018.
I problemi dell’Azerbaijan
L’Azerbaigian è stato nominato Paese ospitante di COP29 dopo un lungo braccio di ferro tra Europa e Russia. Per il 2024, infatti, la scelta avrebbe dovuto cadere all’interno del Gruppo Europa Orientale: la Bulgaria si era offerta, ma Mosca si è opposta alla nomina di qualsiasi stato dell’Unione Europea. Alla fine si è trovato un accordo sull’Azerbaijan, tra molte critiche.
L’Azerbaijan è infatti membro dell’OPEC+, l’Organizzazione allargata dei Paesi Esportatori di Petrolio, che fonda quindi la sua economia sui combustibili fossili. Dopo l’attacco russo all’Ucraina, è anche diventato un fornitore di gas naturale molto importante per l’Europa. Ma non solo.
L’Azerbaijan è formalmente una repubblica democratica, ma nei fatti al potere c’è la stessa famiglia da decenni. Il presidente Ilham Aliyev è infatti succeduto al padre Heydar Aliyev nel 2003. Manca inoltre la piena libertà d’espressione e il completo rispetto dei diritti civili, oltre ad aver ricevuto forti accuse di corruzione arrivate negli anni da più parti. Aspetti per altro oggetto di diverse indagini, anche da parte del Consiglio d’Europa, che hanno coinvolto in passato la stessa SOCAR.
Le controversie su COP29 e il suo presidente
Ora, quindi, la nomina a presidente di COP29 a un ex dirigente dell’oil and gas ha riacceso le polemiche. Molti dubitano dell’opportunità di affidare la Conferenza internazionale sul clima delle Nazioni Unite, che dovrebbe lavorare per salvare il pianeta dalle peggiori conseguenze della crisi climatica scatenata da fonti fossili e CO₂, a un Paese che vive di quelle fonti fossili e a un presidente che su quelle fonti fossili ci ha costruito la carriera.
D’altra parte, però, le stesse critiche erano state mosse a COP28, ospitata dagli Emirati Arabi Uniti e presieduta da Sultan bin Ahmed Al Jaber, CEO della principale compagnia petrolifera emiratina. E alla fine, pur tra luci e (molte) ombre, la COP di Dubai ha riservato diverse sorprese positive, a cominciare dal Fondo Loss and Damage fino ad arrivare al Global Stocktake che ha segnato uno spartiacque per una nuova era oltre le fossili.
Insomma, le controversie su COP29 sono molte, ma anche le attese. Scopriremo da qui a undici mesi se verranno deluse, soddisfatte o superate.
Immagine: COP28 / Stuart Wilson