La pandemia negli ultimi due anni, la guerra in Ucraina adesso. In questi mesi drammatici, diventa ancora più importante capire in che mondo vogliamo vivere.
Se l’emergenza climatica rimane la sfida numero uno da vincere, insieme alla guerra in Europa, la transizione ecologica è la soluzione. Per un diverso modello di progresso che è un vero e proprio patto tra generazioni fatto di giustizia sociale, rispetto dell’ambiente, cura delle persone, accesso all’istruzione e qualità della vita, innovazione, lavoro di qualità, benessere condiviso. Una trasformazione necessaria non solo per affrontare la crisi climatica e il caro bollette, ma anche per rispondere alle crisi economica e democratica legate all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Solo un modello energetico diverso, basato sulle rinnovabili, sull’efficienza e sul risparmio, sulla generazione pulita diffusa può infatti garantire l’indipendenza dal gas, convenienza economica, uno sviluppo che non compromette il futuro e la libertà di rispondere come si dovrebbe alle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale. Ecco perché oggi più che mai è urgente la transizione.
In questo contesto ci sono due priorità: da un lato la sfida dell’istruzione, che richiede un ripensamento dei nostri modelli educativi, attenzione all’inclusione di tutte le bambine e i bambini, nuovi percorsi di formazione capaci di attrezzare i giovani con quelle competenze sempre più ibride e trasversali richieste per trovare un lavoro di qualità o creare nuova impresa; dall’altro la transizione ecologica, appunto, che significa anche buona economia e nuove opportunità per un’occupazione di qualità. Due priorità che non sono distinte, ma al contrario profondamente intrecciate.
Proprio questa intersezione e la promozione di una cultura diffusa della transizione ecologica sono stati il focus di “Green Day – Per una cultura della transizione ecologica”, un’iniziativa che ha rappresentato un primo dibattito nazionale sulle connessioni tra i temi education/cultura e quelli più strettamente legati alla transizione. Un incontro pubblico, che abbiamo promosso e realizzato anche grazie alla Fondazione Feltrinelli, per riflettere insieme sulle conoscenze e le opportunità che la scuola, l'università e la cultura possono mettere a disposizione di nuove generazioni che chiedono un mondo sostenibile in cui crescere, vivere, lavorare e generare ricchezza.
Voci a confronto per una cultura ambientale condivisa
In questa conversazione si sono confrontate voci autorevoli provenienti da mondi diversi e che stanno già contribuendo a trasformare il Paese, tra cui il fondatore di Eumans.eu Marco Cappato, Florinda Saieva co-fondatrice di Farm Cultural Park e Prime Minister, Marzia Camarda (imprenditrice culturale), Elena Jachia (Fondazione Cariplo), Matteo Leonardi (ECCO), Patrizia Lombardi (Politecnico di Torino e Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile), Ugo Bacchella (Fondazione Fitzcarraldo), Roberta Franceschinelli (Lo Stato dei luoghi) e Simona Roveda (LifeGate e Teatro sociale di Como). Il pomeriggio è stato, inoltre, impreziosito dal monologo, profondo e ironico allo stesso tempo, ‘L’ecologia nella mia testa’ di Paolo Nori.
La transizione ecologica è una trasformazione radicale verso la sostenibilità, ma anche una grande occasione per costruire una nuova economia circolare, efficiente e sostenibile. Per avere successo in questa sfida, hanno concordato i partecipanti, serve una cultura ambientale condivisa perché l’ambiente non è un settore, ma una questione trasversale che riguarda l’innovazione, la salute, lo sviluppo, la qualità della vita e l’equità sociale. Una questione intersezionale che deve necessariamente coinvolgere anche la scuola, la formazione e i nostri modelli educativi, che devono includere una dimensione molto più esperienziale e laboratoriale e un’attenzione molto più forte e mirata alla formazione dei docenti, come ha detto Massimiliano Ventimiglia, Ceo di Onde Alte.
La vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Elly Schlein ha ricordato che la politica ha la responsabilità di accompagnare la transizione, ma anche che questo cambiamento va affrontato senza paura, perché la green economy è ad alta intensità di lavoro. Dal Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli è arrivata la proposta di una conversione ecologica che parta dalle scuole e da un impianto rinnovabile in ogni istituto. Tema affrontato anche da Elena Ferrario, responsabile formazione di Legambiente Scuola e Formazione Legambiente, quando ha richiamato l’attenzione sull’importanza della cultura scientifica per comprendere e affrontare la complessità e il valore educativo delle comunità energetiche rinnovabili nelle scuole: insegnerebbero in modo molto concreto agli studenti che la collaborazione porta vantaggi per tutti. E se, come rivendicato dal co-presidente di Volt Italia Gianluca Guerra, i giovani sanno bene quali sono le priorità, è proprio quella consapevolezza che li porta in piazza a scioperare per il clima o a iscriversi numerosi ai nuovi corsi universitari nati sulla sostenibilità. Come ricordato con orgoglio dalla ministra dell’Università e della Ricerca Cristina Messa, infatti, sono quasi 200 i corsi di laurea dedicati alla sostenibilità e al green che rappresentano oggi una grande occasione di formazione per studentesse e studenti, così come esiste un dottorato nazionale in Sviluppo sostenibile che coinvolge tanti Atenei italiani.
Si è concentrata sulle imprese e sul ‘potere’ dei cittadini, invece, Elena Ferrero di Atelier Riforma che ha sottolineato come le aziende vadano dove va il mercato e quanto sia grande quindi il potere di influenzarle con i comportamenti di consumo da parte di tutti noi.
Segnali incoraggianti che dimostrano come la società sia spesso più avanti di decisori politici e classe dirigente. Accade anche nel mondo delle imprese. Come testimoniato da Fabio Renzi, Segretario generale della Fondazione Symbola che sull’economia verde e sulla cultura elabora importanti rapporti, sono green le nostre imprese più dinamiche e resilienti e proprio i green jobs offrono prospettive più stabili e meglio retribuite ai lavoratori. Che però devono investire tempo ed energie nella loro formazione.
Uno sviluppo che non danneggi l’ambiente è sancito finalmente anche dalla Costituzione grazie alla riforma che ha introdotto nella nostra Carta fondamentale la tutela di ambiente, biodiversità, ecosistemi e animali anche nell’interesse delle future generazioni. Riforma fortemente voluta da Enrico Giovannini, attuale Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e da molti soggetti e associazioni tra cui l’Asvis. Un traguardo storico, che ora deve tradursi in pratica quotidiana. Anche questo impegno, insieme alla contaminazione di conoscenze, competenze e percorsi, può aiutare l’ecologia a fare un passo avanti. A passare dalla testimonianza al consenso e alla responsabilità necessari per governare. O almeno sembra questo l’auspicio di Beppe Sala, il Sindaco di quella che è probabilmente la città italiana più europea per politiche e qualità dei servizi, che significa anche qualità della vita.
Immagine: Appolinary Kalashnikova (Unsplash)