L’angosciante fenomeno conosciuto come scioglimento dei ghiacciai dell’arco alpino (ma il termine scientificamente corretto è "fusione") sta generando enormi preoccupazioni per gli esperti della Confederazione Elvetica e per gli attivisti ambientali che si occupano di tutelare lo stato di salute della zona artica. Le ricerche sul lavoro di monitoraggio e di analisi del ghiacciaio di St. Annafirn sono state chiuse ufficialmente perché il ghiacciaio è stato dichiarato scomparso.
Matthias Huss, direttore del Centro Studi Glamos, ha però affermato che lo studio dello scioglimento dei ghiacciai svizzeri aiuta a comprendere cosa può accadere in Artico nel corso dei prossimi anni e come muoversi, quindi, per arginare le emissioni di carbonio.
I ghiacciai alpini come quelli artici
Un dibattito importante, quello sullo scioglimento dei ghiacciai, e una preoccupazione crescente che la rete svizzera di misurazione del permafrost PEMOS rilancia, divulgando i valori record che dal 2015 sono stati raggiunti o superati in tutte le variabili di misurazione. Anche le nevicate precoci dell’autunno 2019 hanno provocato l’immagazzinamento di molto calore nel permafrost.
Negli ultimi due anni, le temperature superficiali sono perciò risultate superiori alla media soprattutto d’inverno, mentre la media annuale si è attestata attorno ai valori di anni estremamente caldi. “Gli ultimi vent’anni sono stati caratterizzati da perdite consistenti di ghiaccio e senza interruzioni”, ha dichiarato Matthias Huss in un’intervista al quotidiano di studi artici Arctic Today.
“Dal 2000, i ghiacciai svizzeri hanno perso più di un terzo del loro volume e si sono fortemente ritirati. In Svizzera, il ghiaccio è divenuto più scuro e altri piccoli ghiacciai sono completamente scomparsi. I ghiacciai sono molto importanti per il controllo dell’innalzamento del mare e per evitare che il loro scioglimento diventi un fenomeno globale è importante tutelare e studiare cosa sta accadendo nell’Artico.
I ghiacciai dell’artico stanno rispondendo ai cambiamenti climatici allo stesso modo dei ghiacciai svizzeri, ma nella nostra regione è più facile osservare le metamorfosi e comprendere quali saranno i cambiamenti futuri”
In altre parole, l’accesso più sicuro ai ghiacciai delle Alpi svizzere diviene utile per studiare l’ecosistema Artico e le problematiche future della regione, meno accessibile ai ricercatori. La rete di monitoraggio elvetica è sempre operativa e molto funzionale ma non può essere lo stesso nella zona artica: tale constatazione preoccupa moltissimo professori e scienziati, che non smettono di chiedere attenzione istituzionale e mediatica sul fenomeno globale dello scioglimento dei ghiacciai.
I ghiacciai alpini potrebbero scomparire entro fine secolo
Gli esperti concordano nel divulgare i modelli statistici che indicano che quasi tutti i ghiacciai dell’Artico sono compromessi e potrebbero scomparire nel lungo termine. Tuttavia, se le emissioni di carbonio verranno ridotte drasticamente nel corso dei prossimi anni, una parte sostanziale del ghiaccio artico potrebbe salvarsi, riuscendo a conservare una parte del fragile ecosistema nordico.
Invece, per le Alpi il quadro appare molto desolante: le previsioni più pessimistiche indicano una loro scomparsa totale entro la fine del nostro secolo. Il continuo ritiro dei ghiacciai e in particolare il disgelo del permafrost, il terreno perennemente ghiacciato presente nelle Alpi a oltre 2.500 metri di quota, stanno ulteriormente destabilizzando i versanti delle montagne.
I pericoli sulle Alpi
Come ha spiegato l’Organo consultivo sui cambiamenti climatici (OcCC) della Svizzera, grandi masse di materiali mobili potrebbero mettersi in movimento sotto l’azione dell’acqua in buona parte delle Alpi.
Malgrado l’innovazione tecnologica della Svizzera, finalizzata al continuo monitoraggio ambientale, sia tra le più digitalizzate e il Paese curi una rete di misurazione tra le più capillari e dinamiche al mondo, con sistemi di sorveglianza e di allerta, i ricercatori invitano alla prudenza.
“Non possiamo controllare tutto. Agli amanti della montagna e agli alpinisti consigliamo di essere vigili e di prendere tutte le precauzioni, soprattutto durante i periodi di canicola”, rilanciano dall’Università di Losanna.
Immagine: Men Jia, Unsplash