Così come sostenibilità, clima e ambiente sono in cima alle preoccupazioni delle giovani generazioni, sostenibilità, clima e ambiente ormai da qualche anno sono entrati a pieno titolo nell’offerta didattica dell’università italiana. E sono ormai decine e decine i corsi di laurea proposti dagli atenei più celebri e da quelli meno famosi. È un trend che va avanti da ormai da sei o sette anni, e si rafforza, anche se bisogna ricordare che sui circa 5.000 corsi di laurea complessivi attivati in Italia, quelli sui temi ambientali e di sostenibilità sono 350 circa, ovvero il 7%.
Un passo recente è quello compiuto dall’Università di Roma La Sapienza, che ha deciso ufficialmente di inserire le Scienze della Sostenibilità come modulo di insegnamento offerto in tutti i corsi di laurea. Per la precisione, il corso si chiamerà Le Scienze della Sostenibilità: la transizione culturale, ecologica e digitale, partirà ufficialmente dall’anno accademico 2024-2025 e lo scorso 21 marzo si è tenuta la Lezione Zero, in cui è stata presentata l’iniziativa da parte del Prorettore alla Sostenibilità, Livio De Santoli.
Scienze della Sostenibilità a La Sapienza
“La sostenibilità nell’università è fondamentale”, ha spiegato De Santoli. “Ha la necessità come argomento di essere articolato nelle sue varie sfaccettature. È l’Agenda 2030 con i suoi 17 obiettivi, ma non solo. Rappresenta un nuovo approccio che porta con sé nuove prospettive professionali. Una corretta transizione ecologica deve essere inserita in un modello economico-culturale diverso da quello attuale, che coinvolge trasformazioni anche sociali ed economiche. Per rafforzare la componente di integrazione disciplinare del sistema dell’innovazione occorre partire dalla missione universitaria della formazione.”
Nelle 11 facoltà su cui si articola La Sapienza ‒ per 57 dipartimenti e 300 corsi di laurea tra triennali e magistrali ‒ si è così scelto di mettere in campo la sostenibilità declinata in tutte le aree disciplinari, lasciando liberi gli studenti di scegliere. Gli obiettivi formativi “riguardano l’educazione, il comportamento individuale e quello collettivo passando per l’alimentazione, la salute e i diritti dell’individuo, per arrivare alle comunità, alle risorse naturali, alle città, al lavoro, alle imprese, all’innovazione, al territorio e infine alle istituzioni”.
Il corso vale sei crediti formativi (due di carattere generale, più due pacchetti di lezioni da due crediti ciascuno a discrezione degli iscritti), e punta a promuovere un processo di alfabetizzazione sulla sostenibilità attraverso la transdisciplinarietà. Potranno accedere tutti gli studenti, di primo e secondo livello, master e dottorandi. Il corso sperimentale quest’anno è già iniziato, a titolo gratuito per gli iscritti alla Sapienza e al costo di 300 euro per gli esterni.
L’offerta formativa sulla sostenibilità nell’università italiana
Come accennato, è un dato di fatto che il mondo dell’università in Italia punta con decisione sul green, e l’accelerazione sembra davvero notevole. Se nel 2014 erano solo 17 i corsi di laurea dedicati allo sviluppo sostenibile, nel 2020 erano già diventati 37, e da allora sostanzialmente ogni anno si aggiungono una quarantina circa di nuove richieste di attivazione di corsi su ambiente, sostenibilità, economia circolare.
Si va dalle triennali in Economia sostenibile per le sfide sociali, Biologia della salute umana e ambientale o Ingegneria dell’energia elettrica per lo sviluppo sostenibile, alle magistrali in Ospitalità per lo sviluppo turistico sostenibile, Economia, finanza e sostenibilità o Sostenibilità trasformativa. Altre novità sono Economia dell'ambiente e dello sviluppo, Ingegneria delle fonti rinnovabili, Rigenerazione urbana, Scienze geologiche applicate alla sostenibilità ambientale, Turismo sostenibile. In generale si assiste a una forte trasversalità, tant’è che troviamo la sostenibilità declinata nelle classi di laurea di area agraria, alimentare, biotecnologica, biologica, chimica, economica, ingegneristica e turistica.
C’è poi il capitolo della formazione postuniversitaria. Una recente ricerca dell’INAPP, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, ha individuato nei due anni accademici 2021-2022 e 2022-2023 ben 349 interventi formativi di alta formazione sui temi della sostenibilità ambientale, economica e sociale e della responsabilità sociale d’impresa. I master di primo livello sono i più numerosi con il 47%, i master di secondo livello sono il 29,5%, i corsi di alta formazione l’11,5% e i corsi di perfezionamento il 12%.
Non sempre ‒ va detto ‒ questi corsi universitari e postuniversitari soddisfano le aspettative degli studenti. Secondo il rapporto tematico AlmaLaurea 2023, che ha consultato con un questionario 220.000 laureati dell’anno 2022 (quasi l’80% del totale), ben 136.000 (oltre il 60%) hanno affrontato durante il corso di laurea almeno una delle tematiche legate alla sostenibilità ambientale, valutandone “insufficiente” il livello di approfondimento. Le più insoddisfatte, è emerso, sono le donne.
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Immagine: Envato