L’agrobussiness ha un ruolo chiave nell’economia italiana, ma è sempre più messo in crisi dal cambiamento climatico e da politiche europee e nazionali che sono a volte di difficile recepimento da parte di alcuni enti del settore. Anche per questo è nata la Fondazione Farming for Future, che vuole dare continuità e slancio all’omonimo progetto lanciato dal CIB - Consorzio Italiano Biogas nell’ottobre 2020 e mira a portare l’agricoltura al centro delle politiche europee per la transizione energetica e agroecologica.

Il ruolo della fondazione nello scenario agricolo

La Fondazione Farming for Future è stata presentata a fine luglio a Milano, presso la sala convegni Intesa Sanpaolo, all’interno del convegno Farming Matters: non c’è transizione senza agricoltura. Diana Lenzi, presidente della Fondazione Farming for Future, ha dichiarato che il progetto vuole mettere al proprio centro l’ambizione e la lungimiranza, riconoscendo nei giovani un capitale in cui investire per avvicinarli all’agrobusiness con i giusti strumenti, competenze e sostegno anche finanziario. “Oggi siamo qui grazie alla visione del CIB – ha spiegato Lenzi durante l’evento − che ha riconosciuto non solo il valore tecnico e scientifico del progetto Farming for Future, ma anche un nuovo approccio strategico, basato su sinergie, complementarità e pragmatismo. Con l’azione della Fondazione, intendiamo dimostrare il valore economico, sociale e ambientale di un modello di sostenibilità agricola pragmatico, realizzabile e scalabile. Vogliamo promuovere e sostenere modelli imprenditoriali capaci di coniugare redditività e sostenibilità, e valorizzare i processi produttivi che permettano all’agricoltura di svolgere un ruolo chiave nella lotta contro il cambiamento climatico.”

© Fondazione Farming for Future

Ripensare il sistema agricolo partendo dai dati

Nel ridisegnare i rapporti tra imprenditori e società, da una parte, e legislatori dall’altra, i dati assumono un ruolo chiave per validare il valore delle politiche necessarie, dando al contempo un riscontro pratico alle aziende sui benefici che ne derivano e un supporto tecnico a chi legifera. Ma a trarne vantaggio è anche il consumatore finale, che è il beneficiario ultimo della filiera, potendo così apprezzare e comprendere appieno il lavoro che c’è dietro al prodotto finito.

“La ricerca sarà indirizzata lungo due direttrici”, si legge in un comunicato diffuso da CIB. “Da un lato promuovendo studi e analisi sugli impatti ed effetti economici che determinate politiche agricole europee e nazionali possono avere sull’azienda agricola (attraverso l’impiego di tecniche e strumenti avanzati di data analysis); dall’altro sviluppando approfondimenti volti a valutare e misurare il processo di creazione di valore aggiunto su uno specifico prodotto agricolo (food/feed/energy) attraverso l’adozione di modelli di produzione sostenibili e compliant alle nuove politiche agricole europee e nazionali).”

Infatti, su questo fronte la Fondazione sta già lavorando con Invernizzi AGRI Lab SDA Bocconi sulla gestione del digestato come fertilizzante organico in sostituzione a quello chimico. A partire dai dati forniti dal CIB sulla produzione di digestato in Italia nel 2023, l’analisi illustrata dal professor Vitaliano Fiorillo, direttore di Invernizzi AGRI Lab SDA Bocconi School of Management, ha messo in luce gli effetti positivi raggiungibili qualora si superasse il limite imposto dalla Direttiva nitrati per l’azoto di origine zootecnica. Le prime indicazioni portano ad affermare che il digestato prodotto nel 2023 potrebbe fertilizzare, attraverso le tecniche più avanzate di spandimento, circa il 100% della SAU coltivata a mais in Italia, in sostituzione pressoché totale dei concimi di sintesi. Benefici ambientali, quindi, ma anche economici grazie alla riduzione della dipendenza dell’Italia dall’import di urea.

Il ruolo fondamentale delle istituzioni

L’appuntamento ha visto come protagonisti molteplici attori del settore, tra cui Roberto Berutti, membro del gabinetto del Commissario all’agricoltura Janusz Wojciechowski, che ha dichiarato: “Sicurezza alimentare, differenziazione energetica, mitigazione climatica, presidio del territorio: queste sono alcune tra le principali sfide che l’Europa si troverà ad affrontare nel suo prossimo mandato. L’agricoltura sarà al centro dell’agenda politica, presentandosi dinanzi a noi un’occasione storica per rimodellare, in maniera più adeguata, quello strumento che tanto ha contribuito alla crescita socioeconomica del nostro paese: la PAC. La riforma della Politica agricola comune dovrà mantenere al centro dell’attenzione gli agricoltori europei, veri artefici e protagonisti del raggiungimento degli obiettivi di sicurezza alimentare per tutti i cittadini europei e non.”

La Farm for Future Foundation vuole così essere portavoce di un sistema che guarda a tutti gli elementi dell’ESG: ambiente, persone e governace, affinché si possa creare un sistema che non guardi solo al presente ma anche a un lascito per le generazioni future.

© Fondazione Farming for Future

 

Immagine di copertina: Envato