Questo articolo è disponibile anche in inglese / This article is also available in English

Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), il 90% della popolazione mondiale respira aria inquinata. Nei Balcani centrali la situazione è particolarmente grave. Serbia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Kosovo sono i principali responsabili dell'inquinamento dell’aria del continente europeo. Ogni inverno, città e comuni in tutta la regione balcanica affrontano lo stesso problema di aria pesantemente inquinata e i residenti sono sempre più preoccupati per gli impatti sulla salute.

L’UNEP (UN Environmental Program) ha rivelato che le concentrazioni di inquinanti nella regione sono cinque volte superiori ai limiti stabiliti dall'Unione Europea. Questo è principalmente dovuto a sistemi industriali e di produzione di energia obsoleti, costituiti soprattutto da centrali elettriche a carbone, da miniere a cielo aperto di lignite e da un sistema corrotto in cui i governi non forniscono dati ufficiali sull'inquinamento e sulle persone affette da malattie a esso collegabili.

Dei 10 siti più inquinanti in Europa, 8 si trovano nei Balcani. Nel 2016, 16 centrali elettriche a carbone nei Balcani hanno emesso la stessa quantità di inquinanti di 250 centrali nell'UE. Questa situazione sta diventando sempre più seria con il conflitto tra Russia e Ucraina e la conseguente crisi energetica, che ha spinto alcuni paesi europei a tornare all'utilizzo del carbone.

More necessary than the sun è un viaggio fotografico nel cuore dei Balcani centrali, iniziato nel 2022. Il progetto nasce dall'obiettivo di documentare le conseguenze dell'inquinamento sull'ambiente e sulle comunità più colpite da questi "mostri", che spesso sono gestiti da compagnie straniere, dando vita a una forma di neocolonialismo. Le comunità che vivono in questi luoghi, spesso le più fragili e povere, difficilmente possono permettersi di creare una nuova vita in un luogo più salutare e si trovano senza alcuna scelta, se non quella di accettare il futuro che è stato loro imposto.

Il primo capitolo di questo progetto si concentra sulla Bosnia, lo stato più emblematico della regione. Secondo il rapporto di Human Right Watch, la Bosnia ha la quinta più alta incidenza di morti per inquinamento atmosferico a livello globale.

“L'inquinamento atmosferico non conosce frontiere ed è ancora un assassino invisibile in Europa”, ha dichiarato Vlatka Matkovic Puljic, Senior Health and Energy Officer presso HEAL, Health and Environment Alliance. “Una quantità significativa di inquinamento dai Balcani occidentali si riversa nell'UE. L'inquinamento dai Balcani occidentali si aggiunge alla già scarsa qualità dell'aria nei paesi dell'UE, rendendo più difficile soprattutto per i paesi adiacenti rispettare gli standard di qualità dell'aria. È ora che i responsabili delle politiche dell'UE intensifichino gli sforzi per rendere l’aria più pulita e decarbonizzare il settore energetico nella regione dell'Europa sudorientale.”

 

La miniera di carbone di Banovići, di proprietà della società RMU Banovici. La miniera è una delle più grandi dei Balcani e rifornisce gli impianti di produzione energetica e industriale del paese, ma esporta il suo materiale anche all'estero. La miniera ha una produzione annua stimata di 1,5 milioni di tonnellate di carbone e si colloca al quinto posto in Europa.

Secondo un report del CEE Bankwatch Network, i Balcani occidentali stanno diventando una regione di contrasti. Mentre la Macedonia del Nord si è impegnata a eliminare gradualmente il carbone entro il 2027, Serbia e Bosnia-Erzegovina stanno ancora progettando nuove centrali elettriche a lignite, nonostante si siano impegnate a eliminare gradualmente i combustibili fossili entro il 2050 come parte dell’agenda green dell’UE. Numerosi impianti sono stati cancellati, ma lo sviluppo delle energie rinnovabili è in ritardo, e questo rende la regione vulnerabile alla crisi energetica in corso.

Banovići (Tuzla), Bosnia-Erzegovina, marzo 2023

 

Alcuni agricoltori locali, nei pressi del villaggio di Fajtovci, si prendono una pausa durante la trebbiatura dei campi. Prima dell’arrivo dell’inverno, si preparano a lavorare i foraggi e a stoccarli per gli animali. Gli allevatori si lamentano perché le aziende casearie della zona non vogliono comprare il loro latte, visto che gli animali bevono acqua e mangiano foraggi contaminati dalla miniera.

Fajtovci (Sanski Most), Bosnia-Erzegovina, ottobre 2023

 

L'interno di un'abitazione nel villaggio di Bašići, a breve distanza dalla città di Sanski Most.
A causa delle forti vibrazioni provenienti dalla miniera di lignite, di proprietà dell'azienda Lager, si formano ampie crepe sulle pareti e molte case stanno diventando inagibili. Nonostante la società non abbia il permesso ambientale per estrarre carbone, le sue attività di scavo continuano ad avvicinarsi sempre di più ai centri abitati della zona.

Bašići (Sanski Most), Bosnia-Erzegovina, ottobre 2023

 

Vista aerea sulla miniera di carbone di proprietà della società LAGER d.o.o.
Secondo il Centre for Environment di Banja Luke, la miniera sta operando senza rispettare le regolamentazioni ambientali, causando gravi danni all’ambiente. Recenti analisi dell'acqua hanno dimostrato che il fiume adiacente alla miniera contiene livelli di metalli pesanti superiori al limite legale e che la miniera non opera in conformità con le normative ambientali.

Gorice (Sanski Most), Bosnia-Erzegovina, ottobre 2023

 

Un minatore all'interno della miniera di carbone di Banovići. Secondo il capo dei sindacati dei minatori, la miniera potrebbe fornire carbone per altri 40 anni, ma molto probabilmente dovrà chiudere tra 15 anni per rispettare gli accordi presi con l'Unione Europea.

Nel 2020, il segretariato della Comunità dell’energia dell’UE ha rilevato che i sussidi per il settore del carbone nei Balcani occidentali e in Ucraina ammontavano a 2 miliardi di euro tra il 2015 e il 2019, una cifra considerevole per paesi che non si considerano benestanti.

Banovići (Tuzla), Bosnia-Erzegovina, marzo 2023

 

A ogni minatore è assegnata una targhetta numerica personale che deve consegnare all’ufficio tecnico prima di scendere sottoterra per ricevere la sua torcia personale. Il salario medio di un minatore in Bosnia-Erzegovina è di circa 400 euro al mese.

Banovići (Tuzla), Bosnia-Erzegovina, ottobre 2023

 

I minatori si preparano a scendere nella miniera di Banovići. Per raggiungere il luogo in cui lavoreranno, dovranno scendere per 7 km sottoterra e impiegheranno 45 minuti, viaggiando su un nastro dedicato al trasporto di persone.

Banovići (Tuzla), Bosnia e Erzegovina, ottobre 2023

 

Il lago artificiale Jezero Dva, contenente gli scarti della centrale termica di Tuzla (TPP), di proprietà della società statale Elektroprivreda Bosne i Hercegovine (EBiH). La centrale e i bacini artificiali in cui vengono scaricate le ceneri di combustione si trovano ai margini della città, vicino ad aree abitate. “Il bacino artificiale non è stato sigillato, quindi i fanghi tossici possono infiltrarsi nel terreno e penetrare nelle falde acquifere, mentre le polveri possono disperdersi nell'aria con conseguenze terribili per la salute pubblica e l'ambiente.” Queste sono le parole dell'attivista Denis Žiško del Centar za ekologiju i energiju di Tuzla (visibile sullo sfondo), la terza città più grande della Bosnia-Erzegovina.

Bukinje (Tuzla), Bosnia-Erzegovina, marzo 2023

 

I condotti utilizzati per trasportare il materiale di scarto della centrale termica (TPP), di proprietà della società statale Elektroprivreda Bosne i Hercegovine (EBiH), nel lago artificiale di Jezero Dva. 
Non esistono studi ufficiali sulla correlazione tra l'attività dell'impianto e la salute pubblica. La sola ricerca nota finora è quella promossa dall’ONG Centre for Ecology and Energy, condotta dalla professoressa Nurka Pranjic, del Dipartimento di salute occupazionale e ambientale della Facoltà di medicina dell’Università di Tuzla. Lo studio ha rilevato un'associazione statisticamente significativa tra gli impatti negativi sulla salute e l'esposizione a lungo termine ai metalli pesanti dispersi nelle vicinanze della centrale termoelettrica e delle discariche.

Bukinje (Tuzla), Bosnia-Erzegovina, marzo 2023

 

Izet Barcic, nel villaggio di Bukinje. Vive con la moglie a poche centinaia di metri dalla centrale termica di Tuzla. “Mi sento fortunato a essere ancora vivo. Mi hanno operato quattro volte e mi hanno tolto un polmone. Prima dell'operazione pesavo 120 chili, mi sentivo molto forte. Dopo ne pesavo solo 40. Questo impianto ci sta uccidendo tutti e spero un giorno di poter lasciare questo posto.”

Bukinje (Tuzla), Bosnia-Erzegovina, marzo 2023

 

Immagini: Matteo Trevisan