Il last-mile delivery, la logistica dell’ultimo miglio, cioè quella che comprende la fase di effettiva consegna del prodotto da parte del corriere al cliente, in Italia è ancora fortemente dominata dal trasporto su ruota. Il 59% è rappresentato da furgoni (van) standard, l’8% da furgonette, il 33% da cassonati, in numero minore le cargo bike, come riportano dati di Assolombardia e Politecnico di Milano.

“Sommando ai mezzi dei corrieri espresso anche quelli degli operatori specializzati di ciclo-logistica, si stima che nella città di Milano circolino tra le 100 e le 150 cargo-bike in totale”, specifica la ricerca. Un numero che potrebbe crescere se società civile e mercato comprendessero fino in fondo i vantaggi ambientali, sociali ed economici di rendere più sostenibile il trasporto. Su questo fronte lavora So.De. Social Delivery, servizio di consegne solidali con cargo-bike, che da quest’anno Materia Rinnovabile ha scelto come partner per le consegne del proprio magazine a Milano.

In So.De. dal 2021 lavora Sandro che, ci racconta, l'ha vista nascere e crescere. “Prima facevo il cooperante in Africa e Afghanistan. Con la pandemia sono tornato a Milano e ho iniziato a fare il rider per poter andare in bicicletta, ma ero schiavo dell'algoritmo e delle corse pazze. Poi ho scoperto il crowdfunding di So.De. Per me dare una connotazione sociale al lavoro è importante, quindi è stato amore a prima vista. Ho iniziato sulla strada e ora sono full time e mi occupo anche di formazione e progetti sociali. La vita del rider è prevalentemente da solo, in bicicletta, ma in So.De. ci sono anche occasioni di aggregazione.”

Anche il percorso di Lorenzo in So.De. è iniziato con un cambio di carriera. “Ho fatto il giornalista finché non mi sono rotto il polso”, ci spiega. “Poi ho iniziato a fare il corriere in bicicletta, a Roma, 11 anni fa. Lavoravo a cottimo: più pedali più guadagni. In So.De. le condizioni di lavoro sono più rilassate, anche più burocratizzate, però è molto meglio: ognuno ha i propri orari e i propri compiti. Ora poi, oltre a pedalare mi occupo di gestione dei clienti. La prima cosa che devo fare è spiegare loro che, sì, le consegne che mi chiedono si possono davvero fare in bicicletta. Poi che le bici sono molto più affidabili dei motorini o di padroncini che lavorano in nero. E infine rassicurarli che sì, noi pedaliamo anche quando piove o nevica, nei limiti della sicurezza.”

Abbiamo approfondito la realtà di So.De. parlandone con due cofondatrici, Teresa de Martin e Lucia Borso.

Il team che ha fondato So.De fotografato da Guido Borso

 

Teresa, Lucia, com’è nata So.De.?

TM - Quattro anni fa, quando abbiamo lanciato la campagna di crowdfunding per realizzare un'alternativa alle piattaforme del delivery di food espresso e creare un e-commerce valorizzando anche le botteghe locali e tutelando i rider.
LB – Durante la pandemia è emerso in modo evidente come i rider siano essenziali nelle città ma anche in quali condizioni di grande svantaggio lavorino. Abbiamo cominciato a interrogarci sulla fattibilità di un modello di consegna a domicilio differente, che si basasse su alcuni principi giuridici.

Quali sono i principi che vi differenziano dalle altre piattaforme di delivery?

LB – Di base tre: sociale, solidale, sostenibile. Abbiamo ripensato alla figura del corriere in bicicletta come una persona da valorizzare e quindi anche da professionalizzare. Quindi “sociale” perché i nostri dipendenti arrivano da storie di fragilità o di marginalità, ragazzi e ragazze con background migratorio o carcerario, che non studiano, non lavorano e sono disorientati. Noi li aiutiamo a recuperare la propria strada facendo un’operazione di “istruzione lavorativa”. Tutti i nostri rider hanno contratti tutelati e regolari. Forniamo ogni mezzo necessario, dall'equipaggiamento alle cargo-bike ai dispositivi di sicurezza, oltre a una formazione adeguata, per esempio con corsi di italiano L2. Poi “sostenibile” perché usiamo solo cargo-bike, biciclette oppure e-bike. Infine “solidale” perché promuoviamo un circuito virtuoso di consumo consapevole e sosteniamo il commercio di prossimità dando sostegno alle realtà di quartiere e alle piccole botteghe.

Tra i vostri progetti c’è spazio per l’economia circolare?

LB - Abbiamo diverse attività e corsi in azione per promuovere una cultura più sostenibile. Corsi di avvicinamento alla bicicletta per bambini, ciclofficina gratuita, corsi di meccanica ciclistica nelle carceri… Negli ultimi anni il progetto che sta crescendo in maniera più consistente è quello finanziato da Fondazione Cariplo e realizzato con la Fondazione IBVA che prevede il recupero delle eccedenze alimentari presso i supermercati e le grosse catene della GDO, che poi vengono portate presso gli hub alimentari, come SOLIDANDO, dove le famiglie in stato di bisogno possono riceverle. Abbiamo cominciato facendo due ritiri a settimana e oggi siamo arrivati a cinque. Questo ci permette di salvare dallo spreco sempre più cibo, senza produrre inquinamento. Con il progetto di food policy Alleanza Antispreco, con Eco delle Città e altri enti del terzo settore, stiamo invece sperimentando il ritiro delle eccedenze presso l'ortomercato e altri mercati milanesi sempre per la redistribuzione alle famiglie in stato di bisogno.

Quindi collaborate con molte associazioni del territorio.

TM – Sì, collaboriamo anche con FIAB, Federazione italiana amici della bicicletta, per la gestione dei corsi sulla sicurezza stradale, molto importanti perché abbiamo diversi lavoratori che non solo non conoscono il mondo del lavoro italiano ma magari neanche le biciclette. Ma abbiamo una rete molto estesa che va dalle istituzioni ai servizi sociali alle fondazioni, come Fondazione Progetto Arca che ci indirizza verso quei profili più idonei a iniziare un percorso di assunzione lavorativa.

Quali sono secondo voi le difficoltà maggiori del vostro settore?

TM – Di certo la burocrazia. Per capire come creare un nuovo modello di business rispettando le leggi abbiamo coinvolto giuslavoristi, commercialisti, avvocati, consulenti, che ci hanno aiutate a sbrigliare le intricate maglie delle normative italiane. Poi l'allargamento del team, quindi la gestione del personale, che non è priva di problemi, soprattutto quando devi tenere insieme persone che vengono da situazioni diverse, come corrieri molto esperti e persone migranti che non hanno mai preso una bici in mano. Un’altra difficoltà è la sostenibilità economica: non avendo cercato aiuti nei fondi di investimento, tenere insieme tutte le attività di formazione, inclusione, contrattualizzazione con le entrate commerciali e i contributi richiede un equilibrio continuo. Ma anche la mentalità dei clienti è sicuramente un fronte su cui stiamo lavorando. Alcuni hanno capito da subito il modello del nostro servizio e apprezzato i valori e le modalità. Altri invece non riescono a cogliere la portata dell'innovazione, quindi cerchiamo di aiutarli a spostare lo sguardo sui temi della sostenibilità ambientale e del rispetto della persona, perché il mondo della logistica in generale è sempre stato una miniera di sfruttamento.

Quali novità vi aspettano nel 2025?

TM – Innanzitutto, fino a oggi abbiamo operato nel B2B mentre dal 2025 ci apriremo anche ai privati. Abbiamo un’infrastruttura tecnologica e operativa pronta, e a breve sarà possibile per il privato cittadino accedere al sito e acquistare un carnet di consegne, sia piccole che grandi, sempre su Milano. L'altra grande novità è che stiamo aumentando le collaborazioni con diverse amministrazioni locali interessate finalmente a togliere i furgoni e inserire più bici sul fronte della logistica cittadina.

Esistono in Italia altre realtà analoghe alla vostra?

TM – No, siamo le prime. Però conosciamo ormai in tutta Italia tante realtà di ciclo-logistica che magari hanno sviluppato un servizio di consegne in cargo bike senza però quell’attenzione a contrattualistica, sicurezza, formazione e solidarietà. Sono spesso realtà poco strutturate, di una o più persone che fondano un'impresa ma avendo prima lavorato sempre e solo come corrieri, quindi senza aver sviluppato una struttura centrale, che invece è necessaria per lavorare sulle strategie, sulla sostenibilità economica, sull'amministrazione, sulla comunicazione, ecc. Noi invece abbiamo fatto il percorso inverso, partendo dalla struttura per poi approcciare il mondo della logistica, anzi della bike-life applicata alla logistica dell'ultimo miglio. E poi si sono uniti corrieri esperti con cui stiamo costruendo anche dei modelli più efficaci.

 

In copertina: il team di So.De. fotografato da Giuditta Meda