Un nuovo rapporto di Circle Economy, presentato il 9 maggio, ha rilevato che l'84% delle ricerche attuali sui posti di lavoro nell'economia circolare si concentra nei Paesi del Nord del mondo.
Decent work in the circular economy: An Overview of the Existing Evidence Base è un report congiunto del think-tank olandese Circle Economy, noto soprattutto per la produzione dei rapporti annuali Circularity Gap, dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e del programma Solutions for Youth Employment (S4YE) della Banca Mondiale.
Mappare i lavori dell’economia circolare
Il report, che è il primo risultato della più ampia iniziativa Jobs in the Circular Economy promossa dai tre partner, esplora le lacune della ricerca nel settore alla luce di cinque temi chiave che rappresentano opportunità e sfide cruciali per quanto riguarda la capacità dell'economia circolare di creare una società più giusta e inclusiva: mercato del lavoro e trasformazione settoriale, informalità ed economia circolare, riallocazione dei posti di lavoro e sviluppo delle competenze, condizioni di lavoro e protezione sociale, discriminazione di genere ed equità sociale.
A partire da questo report, Circle Economy, ILO e S4YE lanciano un appello all'azione per realizzare a pieno il potenziale dell'economia circolare attraverso una ricerca più approfondita e inclusiva sul lavoro dignitoso, una politica globale orientata alla giustizia sociale e partnership congiunte per l'advocacy e i dati. Perché come afferma Alette van Leur, direttore del dipartimento Politiche settoriali dell’ILO, “non c'è dubbio che un'economia circolare possa aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi climatici. Tuttavia, i legami tra la circolarità e il raggiungimento del progresso sociale ed economico rimangono trascurati e per sfruttare appieno il potenziale di questa nuova economia occorre una transizione giusta che affronti le attuali disuguaglianze e le condizioni di lavoro non ottimali presenti nell'economia circolare. Se non gestiti correttamente, questi problemi potrebbero continuare a ostacolare i progressi verso un futuro più equo e sostenibile”.
Lavori verdi e dignitosi
Due dei più importanti studi di valutazione dell'occupazione globale sulla transizione circolare sono stati redatti dall'ILO tra il 2018 e il 2019 e aggiornati dall'OCSE nel 2020. Da tali studi emerge che uno scenario di economia circolare globale creerà un totale netto di 7 o 8 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030.
L’ILO definisce i “green jobs" come quelli che "contribuiscono a preservare o ripristinare l'ambiente, sia in settori tradizionali come l'industria manifatturiera e l'edilizia, sia in nuovi settori verdi emergenti come le energie rinnovabili e l'efficienza energetica”. Non bisogna, tuttavia, confondere i posti di lavoro "buoni per l'ambiente" con quelli "buoni per i lavoratori”: l'economia circolare può creare numerosi posti di lavoro verdi, ma non è detto che siano di migliore qualità.
Così, Decent work in the circular economy esorta non solo a ricercare e realizzare il potenziale di creazione di posti di lavoro circolari nei Paesi emergenti e in via di sviluppo, ma anche a utilizzare la crescita di beni e servizi circolari come strumento per migliorare i diritti dei lavoratori. In effetti, la ricerca esistente ad oggi sui posti di lavoro circolari nel Sud globale si concentra in gran parte sul numero di posti di lavoro che possono essere creati, piuttosto che sulla loro qualità, con salari equi e buone condizioni di lavoro.
Quasi tre quarti dei lavoratori nei Paesi a basso reddito sono impiegati nella cosiddetta economia informale. Possono essere licenziati con poco o nessun preavviso e molte aziende hanno una governance debole su questioni come retribuzione equa, salute e sicurezza sul posto di lavoro e protezione dei lavoratori dalle molestie.
A tal proposito una migliore raccolta e analisi dei dati e un'azione di advocacy politica congiunta può contribuire a migliorare le tutele dei lavoratori, alleviare la povertà e porre fine alla discriminazione su basi come il genere.
Divario tra Nord e Sud globali
Sebbene l'economia circolare sia sempre più popolare tra le imprese e i politici come mezzo per raggiungere gli obiettivi climatici, lo studio mostra un forte divario tra Nord e Sud globali. Secondo il rapporto, l'84% della ricerca attuale sui posti di lavoro nell'economia circolare si concentra sui Paesi del Nord globale. Mentre l'UE è il mercato destinato a trarre i maggiori guadagni occupazionali dalla transizione, grazie anche alla forte attenzione alle politiche, gli autori del rapporto sostengono che i potenziali benefici in mercati come l'America Latina e i Caraibi non sono stati adeguatamente esplorati. L'Africa subsahariana, l'Europa dell'Est, il Medio Oriente e il Nord Africa sono le regioni meno rappresentate negli studi, nonostante la maggior parte delle attività di economia circolare si trovi nel Sud globale. Tali lacune nella conoscenza, si legge nel report, potrebbero ostacolare i politici e le imprese nei loro sforzi per creare buoni posti di lavoro in prodotti e servizi circolari.
In effetti, mentre il 73% dei lavoratori nei Paesi a basso reddito è impiegato nell'economia informale, la maggior parte delle ricerche riguarda il lavoro formale e regolamentato. Sono pochi gli studi che esaminano se e come l'economia circolare possa alleviare la povertà e beneficiare le comunità vulnerabili nei Paesi a basso reddito. Tali studi evidenziano come il lavoro nella gestione dei rifiuti offra un magro sostentamento ad alcuni dei gruppi più emarginati, segmenti esclusi del mercato del lavoro, come anziani, senzatetto, rifugiati e migranti, e in condizioni di lavoro informali, che sono al di sotto degli standard o senza alcuna protezione sociale.
"Non è tanto il concetto di circolarità che deve essere introdotto in queste economie, quanto piuttosto la necessità di affrontare il problema dei posti di lavoro di bassa qualità e poco retribuiti nel settore informale, con condizioni di lavoro pericolose e l'esposizione a materiali tossici, associati ad attività circolari come la gestione dei rifiuti, il riciclo, la riparazione e il riuso", spiega Namita Datta, responsabile del programma Solutions for Youth Employment.
Prospettive future tra ricerca e dati
In definitiva, il rapporto si pone come punto di partenza verso una ricerca più approfondita e inclusiva sul lavoro dignitoso e l'economia circolare, che metta in primo piano il Sud globale, i lavoratori informali e le catene globali del valore. In particolare, è necessario analizzare a fondo l'impatto dell'economia circolare sugli attori chiave e sui gruppi emarginati, oltre a garantire la loro inclusione nello sviluppo e nell'attuazione degli interventi circolari.
L’importanza della ricerca e la centralità dei dati è affermata anche nelle parole di Hatty Cooper, Director Governments and Institutions di Circle Economy: “Avere dati e informazioni migliori per capire come l'economia circolare possa creare posti di lavoro di migliore qualità in diversi settori industriali in tutto il mondo è fondamentale per una giusta transizione”.
In futuro sarà fondamentale produrre più studi quantitativi localizzati, a livello di città, sulle potenziali carenze e opportunità degli interventi di economia circolare, nonché una revisione e un adeguamento degli attuali metodi di modellizzazione dell'economia circolare. È inoltre necessario identificare e adattare indicatori di occupazione e lavoro dignitoso nell'economia circolare che siano rilevanti a livello globale.
Immagine: Envato Elements