Il legno può diventare una vernice? Un pannello può trasformarsi nel telaio ultraleggero di una bicicletta? Oppure, se placcato con fibra di carbonio, può raggiungere le stesse performance del legno massello ma con un peso ridotto?
A queste domande prova a rispondere Innovating Beauty – Enhanced Natural Materials, la mostra curata da Baolab in occasione della Milano Design Week, che trasforma il suo showroom in via Farini in un’oasi verde e sorprendente.
Materia Rinnovabile ha visitato l’allestimento, un percorso immersivo tra materiali grezzi, mock-up, video e prodotti finiti che si snoda in una vera e propria giungla urbana. Qui, Baolab – studio milanese attivo dal 2007 nella ricerca CMF (colori, materiali, finiture) – invita il pubblico a esplorare le frontiere dell’innovazione sostenibile con l’accompagnamento dei suoi esperti e delle aziende coinvolte.
Quando la sostenibilità diventa bellezza
La mostra si distingue per il punto di vista scelto: quello del CMF Design, che integra estetica e performance, tecnologia e ricerca. La sostenibilità non deve essere solo un vincolo tecnico o un valore etico, ma si trasforma in una qualità visiva, sensoriale e narrativa dei materiali. In questo nuovo scenario, il design sostenibile non è più un esercizio di compromesso, ma diventa generatore di identità e linguaggio.
Per lungo tempo i materiali naturali di nuova generazione hanno faticato a entrare nei settori del lusso e del design di alta gamma, frenati da limiti tecnici o estetici. Oggi però, grazie a una continua evoluzione delle performance e alla spinta della ricerca applicata, si apre un nuovo orizzonte di possibilità e contaminazioni tra ambiti diversi: dal fashion all’interior design, dall’automotive al product design.
I partner per la rivoluzione della materia
Baolab ha scelto di mettere al centro materiali naturali o derivati, capaci di coniugare caratteristiche prestazionali e un’estetica nuova. Il risultato è un percorso che include pelli lavorate e rigenerate, fibre di legno nanostrutturate, materiali biobased e smalti ottenuti da polveri di vetro. La selezione comprende otto realtà italiane e internazionali, accomunate dall’approccio sperimentale e dalla diversità di scala: dalle startup ai grandi gruppi industriali.
Tra i progetti più emblematici spicca quello di Structural Colour Studio, spin-off dell’Aalto University, in Finlandia, che ha sviluppato una finitura in legno ottenuta tramite colori strutturali sostenibili. Il risultato è un effetto simile a una vernice – generalmente sintetica – ottenuta però solo con materiali naturali. Questo garantisce vantaggi non solo estetici, ma anche ambientali, grazie alla monomatericità e alla facilità di riciclo.
Un altro esempio è Ultrasuede nu, materiale prodotto dal colosso giapponese Toray Industries, che offre un’alternativa sostenibile alla pelle a base di olio di ricino e scarti di mais. Sempre più utilizzato nei settori della moda e dell’automotive, questo materiale biobased continua a evolversi, aumentando la componente vegetale e la varietà delle finiture disponibili.
Ogni materiale in mostra racconta una storia di trasformazione. Campioni grezzi, video, prototipi e prodotti finiti invitano a un'esplorazione sensoriale, in cui la narrazione non è solo visiva, ma anche tattile ed esperienziale.
Il mercato è pronto per la rivoluzione?
Secondo quanto emerso durante la presentazione stampa, il settore più ricettivo verso questi materiali innovativi è attualmente quello dell’automotive. Le case automobilistiche mostrano interesse, in particolare nelle fasi di concept e ricerca. Tuttavia, il passaggio dallo sviluppo alla produzione su larga scala resta frenato, soprattutto in Europa, a causa della limitata destinazione di investimenti. Diversa la situazione in Cina, dove, secondo Baolab, le aziende stanno lavorando con maggiore intensità sull’integrazione di nuovi materiali, come i miceli per gli interni delle auto.
Oltre all’automotive, i comparti in cui Baolab rileva una maggiore apertura verso materiali biobased e da recupero sono quelli del lusso, dalla nautica all’arredamento. Per rendere questi materiali accessibili al grande pubblico e all’industria è necessario uno sforzo immaginativo: uscire dagli schemi conosciuti e cominciare a progettare con materiali ancora inesplorati.
È in questo contesto che entrano in gioco anche le tecnologie generative, come l’intelligenza artificiale, che lo studio impiega per creare contenuti visivi speculativi e ispirare nuove applicazioni. Perché il futuro della materia, oggi, passa non solo dalla scienza dei materiali, ma anche dalla capacità di immaginarli.
In copertina: foto Baolab