Un’analisi dei partecipanti presenti al terzo ciclo di negoziazioni (INC-3) per il trattato globale sulla plastica ha trovato che il numero di lobbisti legati all’industria fossile e chimica è cresciuto del 36% rispetto a INC-2, arrivando a un totale di 143 lobbisti, numero superiore a quello dei delegati dei Paesi del G7.

L’analisi, basata sulla lista provvisoria dei partecipanti a INC-3 pubblicata da UNEP, è stata condotta da Center for International Environmental Law (CIEL), Greenpeace, Beyond Petrochemicals, International Pollutants Elimination Network (IPEN) e Break Free From Plastic. Per stabilire il legame di un delegato con l'industria chimica o dei combustibili fossili, sono state usate solo le informazioni fornite nell'elenco dei partecipanti. “Ciò significa che la nostra è probabilmente una stima al ribasso, poiché alcuni delegati potrebbero scegliere di non rivelare i propri legami con l'industria”, spiegano le ONG.

Quanti lobbisti ci sono ai negoziati sul Trattato globale sulla plastica?

Secondo l’analisi, 6 Stati hanno lobbisti nelle proprie delegazioni nazionali: 5 per la Malaysia, 4 per la Repubblica Dominicana, 3 per l’Oman, e 1 ciascuno per Cina, Iran e Kenya. Anche tra gli Osservatori dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sono stati identificati come lobbisti 6 partecipanti. Il resto dei lobbisti dell’industria fossile e chimica è invece registrato a INC-3 tramite associazioni non governative.

Per fare un confronto, possiamo considerare che, a fronte dei 143 lobbisti, gli scienziati della Scientists' Coalition for an Effective Plastics Treaty presenti ai negoziati sono solo 38. Dei 162 Paesi che partecipano ai negoziati, 97 hanno potuto inviare solo 4 o meno delegati ciascuno (56 Paesi ne hanno solo 2), mentre alcune associazioni rappresentanti dell’industria della plastica sono presenti con 5 delegati ciascuna. È il caso di Plastics Europe, World Plastics Council, Association for European Manufacturers of Expanded Polystyrene (EUMEPS) e Plastics Industry Association.

Delegate al lavoro

Plastica e chimica come petrolio e tabacco

Lo studio Conflicts of Interest in the Assessment of Chemicals, Waste, and Pollution pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Science and Technology ai primi di novembre ha mostrato come le industrie della plastica e della chimica hanno utilizzato almeno una dozzina delle tattiche consolidate dall’industria del petrolio e del tabacco per “creare dubbi a favore dei propri interessi, cioè per contrastare l'evidenza scientifica e/o promuovere narrazioni fuorvianti favorevoli ai propri interessi finanziari”. Sono le stesse tattiche descritte nel libro Mercanti di dubbi di Oreskes e Conway.

Le richieste a UNEP

Secondo organizzazioni della società civile e comunità scientifica, UNEP dovrebbe mettere in atto una solida politica di gestione del conflitto di interessi. “Nel trattato sulla plastica e in altri spazi, come i negoziati sul clima, l'UNEP dovrebbe iniziare a riconoscere e identificare gli attori aziendali i cui interessi sono fondamentalmente in conflitto con i negoziati, come le industrie petrolchimiche e dei combustibili fossili”, ha dichiarato a Materia Rinnovabile Giulia Carlini, responsabile della salute ambientale e giurista senior di CIEL .

“Vediamo che UNEP sta già iniziando a riconoscere questa mancanza di trasparenza nei negoziati sul clima, ma non è sufficiente. Dovrebbe esserci una selezione dei partecipanti e una divulgazione degli interessi sulle affiliazioni e sui finanziamenti legati a queste industrie in conflitto”.

 

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Il precedente dell’OMS

Carlini aggiunge che “la Convenzione quadro sul controllo del tabacco dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è un modello da cui l'UNEP potrebbe imparare: in essa l'impegno dell'industria del tabacco è limitato, in base alla necessità di proteggere le politiche di salute pubblica dagli interessi commerciali e acquisiti dell'industria del tabacco”.

In quel caso l’OMS non esitò a esortare i leader nazionali a “combattere gli attacchi dell’industria”, che cercava di “minare il trattato”. L’articolo 5.3 della Convenzione quadro sul tabacco infatti recita: "Nel definire e attuare le proprie politiche di salute pubblica in materia di lotta al tabagismo, le parti agiscono per proteggere tali politiche dagli interessi commerciali e da altri interessi acquisiti dell'industria del tabacco, in conformità con la legislazione nazionale”.

Delegati al lavoro

La risposta di INC

Materia Rinnovabile ha chiesto al Segretariato UNEP di INC (Intergovernmental Negotiation Committee) quali sono le misure che UNEP prevede di mettere in atto per creare una solida politica sul conflitto di interessi e un quadro di responsabilità. Un portavoce del Segretariato INC ha risposto spiegando che “come parte del processo INC per l'impegno degli attori non statali, tutti gli osservatori del settore privato registrati forniscono il proprio nome, l'affiliazione e l'organizzazione per favorire la trasparenza. A tutte le organizzazioni viene assegnato un massimo di un pass per le sessioni plenarie. Questo approccio è coerente con altri processi globali. Secondo il regolamento interno provvisorio applicato ai lavori dell'INC, chiunque si registri attraverso le modalità sopra descritte ha la possibilità di registrarsi. I membri del comitato dovranno prendere decisioni in merito a qualsiasi conflitto di interessi percepito”.

 

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Immagini: Photo by IISD/ENB | Anastasia Rodopoulou