Il secondo ciclo di negoziati (INC-2) per un trattato globale sulla plastica, svoltosi dal 29 maggio al 2 giugno presso la sede dell’Unesco a Parigi, si è concluso con l'adozione di un mandato per la creazione di una “bozza zero” del testo in vista del prossimo ciclo di incontri (INC-3) che si terrà a novembre a Nairobi, Kenya, e la possibilità di organizzare un lavoro tecnico nei prossimi mesi per progredire sui contenuti.
Raggiungere questi obiettivi non era scontato, e se da un lato rappresentano un passo avanti per la creazione di uno strumento legalmente vincolante, dall’altro diversi osservatori esprimono “preoccupazione che non si siano fatti molti progressi” nel prendere decisioni di sostanza su obblighi e struttura del trattato, con l’impressione che “molti negoziati chiave sul contenuto da parte dei membri siano stati semplicemente rimandati al prossimo INC”.
Tentativi di dirottare le negoziazioni
I primi due giorni e mezzo delle negoziazioni, infatti, sono stati occupati da discussioni su regole procedurali che avrebbero dovuto essere già risolte durante la riunione preparatoria (OEWG) di Dakar, in Senegal nel giugno 2022. In particolare, a Parigi diverse delegazioni guidate da Arabia Saudita, India, Brasile e Iran, hanno bloccato l’inizio delle discussioni sugli elementi sostanziali del Trattato rimettendo in discussione la regola 38.1 che prevede la possibilità di voto con maggioranza di due terzi in caso in cui non si raggiunga il consenso. Molti osservatori hanno espresso la preoccupazione che affidarsi unicamente al consenso significhi aprire la porta alla possibilità che uno o due Stati con interessi particolari possano porre il veto su ogni decisione e bloccare il progresso di tutti gli altri.
Per superare l’impasse, il Brasile ha proposto una soluzione di compromesso: una dichiarazione interpretativa in cui si precisa che il regolamento interno viene applicato in via provvisoria e che ci sono interpretazioni diverse sulla regola del voto 38.1. Questo ha permesso di far iniziare mercoledì pomeriggio le discussioni sugli elementi sostanziali del trattato, ma secondo David Azoulay del Center for International Environmental Law (CIEL), “la questione centrale della necessità o meno del voto per consenso può riemergere se, e quando, una votazione sarà ritenuta necessaria in qualsiasi momento delle future INC”.
“Che io sappia, nessun accordo ambientale multilaterale a sé stante (ad esempio le Convenzioni di Basilea, Rotterdam, Stoccolma o la Convenzione di Minamata) è mai stato adottato senza l'opzione del voto”, ha spiegato a Materia Rinnovabile Magnus Løvold, esperto dell’Accademia norvegese di diritto internazionale, aggiungendo che la regola 38.1 si applica solo alle questioni sostanziali (come l'adozione del trattato), mentre le decisioni procedurali sono disciplinate dalla regola 38.2, che prevede che le decisioni siano prese a maggioranza semplice. Questo vuol dire che nel futuro gli Stati più progressisti che vogliono ottenere un solido trattato potrebbero forzare una votazione, il che probabilmente scatenerebbe reazioni molto forti da parte dei Paesi che insistono sul fatto che tutte le decisioni devono essere prese per consenso. “Questo ci porterebbe in un territorio inesplorato. Nella diplomazia ambientale esiste una forte cultura del consenso. Ma il mondo sta cambiando, con nuove dinamiche di potere, e questo potrebbe cambiare anche le dinamiche della governance ambientale”, conclude Løvold.
Cosa sarà incluso nella “bozza zero” del trattato?
Solo a partire da mercoledì sono iniziate le discussioni sugli elementi sostanziali del Trattato, che sono stati discussi prima in plenaria e poi in due gruppi di contatto che si sono riuniti mercoledì sera, giovedì e venerdì mattina. Il primo gruppo di contatto ha lavorato sugli obiettivi e gli obblighi sostanziali, individuando 12 possibili obblighi fondamentali, tra i quali la possibilità di incoraggiare la "riduzione, il riutilizzo e la riparazione" di prodotti e imballaggi in plastica; promuovere l'utilizzo di alternative e sostituti sicuri e sostenibili; eliminare il rilascio e le emissioni di plastica nell'acqua, nel suolo e nell'aria; affrontare l'inquinamento da plastica esistente; agevolare una giusta transizione; proteggere la salute umana dagli effetti negativi dell'inquinamento da plastica.
Il secondo gruppo ha lavorato sui mezzi di attuazione, tra cui lo sviluppo di Piani di Azione Nazionale (NAPs), lo scambio di informazioni, il coinvolgimento delle parti interessate, la sensibilizzazione ed educazione. Stati Uniti, Arabia Saudita, Cina e India, hanno ribadito la loro preferenza per un approccio bottom-up, in cui gli Stati determinino i propri impegni in base alle proprie capacità e alle migliori intenzioni, sulla falsariga dell'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, mentre la maggior parte dei Paesi in via di sviluppo hanno chiesto forti impegni globali per tutti gli Stati, secondo un approccio top-down.
Secondo i calcoli del WWF, sui quasi 180 Stati presenti ai colloqui, 135 chiedono espressamente regole globali vincolanti, che si applichino a tutti i Paesi in egual misura, piuttosto che un accordo volontario in cui i governi abbiano la possibilità di scegliere le azioni da intraprendere. Inoltre, 94 Stati hanno chiesto che il Trattato dia priorità al divieto o all'eliminazione graduale di polimeri problematici, sostanze chimiche e prodotti in plastica ad alto rischio. La “bozza zero” del trattato sarà preparata dal presidente del comitato di negoziazione, Gustavo Meza Cuadra, dal Perù, in vista di INC-3 e si baserà sui documenti preparatori, le opinioni espresse durante INC-2 nell’ambito dei due contact group e nuove sottomissioni che dovranno arrivare.
Come fare in modo che i negoziati si basino sulla scienza?
Secondo quanto riportato dall’Earth Negotiation Bullettin di IISD, il secondo gruppo di contatto ha anche dato priorità a uno “strumento basato sulla scienza e sull'evidenza in relazione alla ricerca, rilevando un ampio sostegno a favore di un organismo tecnico-scientifico che valuti i dati scientifici, i dati socioeconomici e gli impatti, le materie plastiche, i polimeri e le sostanze chimiche problematiche e ha sottolineato le richieste di un meccanismo di conformità facilitante”. Tuttavia, durante INC-2 la presenza di scienziati era molto inferiore a quella dei lobbisti. Il giornale di investigazione Mediapart, infatti, ha contato 196 lobbisti dell’industria presenti ai negoziati, mentre secondo una fonte sentita da Materia Rinnovabile, erano presenti ai negoziati 46 scienziati della Scientists' Coalition for an Effective Plastics Treaty (SCEPT) più almeno altri 3. Quindi un numero minimo di 49 scienziati, nettamente inferiore a quello dei lobbisti.
Melanie Bergman, membro di SCEPT e ricercatrice all’Alfred Wegener Institute for Polar e Marine Research, ha riportato a Materia Rinnovabile di almeno 20 interazioni con Paesi diversi o gruppi di Paesi durante INC-2, la maggior parte dei quali sono stati incontri fruttuosi. Tuttavia ci sono state anche situazioni nelle quali la ricercatrice ha rilevato dei fraintendimenti sui fatti scientifici. “In molti interventi – spiega Bergman - il riciclo e il riciclo chimico sono stati proposti come la soluzione principale, senza tenere conto dell'attuale struttura chimica della plastica che ne impedisce la produzione, l'uso e il riciclo sicuri. Ma anche se questo aspetto fosse migliorato, uno studio ha dimostrato che il riciclo può ridurre l'inquinamento da plastica solo del 20%”.
Jane Muncke, del Food Packaging Forum, Svizzera, e membro del comitato direttivo provvisorio di SCEPT, ha detto a Materia Rinnovabile che i membri della SCEPT sono pronti a contribuire al lavoro intersessionale secondo le necessità: “Abbiamo decenni di esperienza su molte delle questioni pertinenti per le quali è stato richiesto un ulteriore lavoro – ha spiegato - e per alcuni dei lavori richiesti dagli Stati membri abbiamo dati e quadri disponibili o il processo di compilazione è in corso (ad esempio sui criteri e gli elenchi delle sostanze chimiche che destano preoccupazione, sui polimeri che destano preoccupazione, sugli impatti della plastica sulla salute e sull'ambiente). Saremmo lieti di mettere a disposizione queste conoscenze e competenze in modo scientificamente solido”.
Il Professor Richard Thompson, University of Plymouth - UK, e membro del comitato direttivo di SCEPT è stato scelto dal governo francese per tenere il discorso di apertura nell'intervento sulla scienza che ha fatto seguito alla presentazione di Inger Andersson all'HAC sabato 27 maggio. Thompson ha sottolineato l'importante ruolo che la scienza ha svolto nel sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi dell'inquinamento da plastica e il ruolo chiave che deve svolgere in futuro nell'identificare e valutare le soluzioni. Lo scienziato, tra i massimi esperti a livello mondiale sull’inquinamento da plastica, ha detto a Materia Rinnovabile: “A mio avviso, è urgente istituire un meccanismo che si collochi al di sopra e in aggiunta alle discussioni bilaterali con le singole nazioni. Tale meccanismo non esiste. Al momento, quindi, l'interpretazione della migliore scienza è affidata a ciascuno degli oltre 170 Stati membri che si sono impegnati a rispettare il Trattato. E questo non sarà né efficiente né efficace, anzi alcune misure dovranno essere introdotte a livello internazionale. A mio parere, non possiamo andare avanti con 170 versioni diverse di attuazione per il futuro”.
Immagine: Envato Elements