Quello della New Space Economy è un settore strategico a cui l’Italia deve guardare con sempre maggior attenzione, perché può offrire opportunità preziose in diversi ambiti produttivi. Dall’utilizzo dei dati satellitari per rendere l’agricoltura resiliente al cambiamento climatico fino alle ricerche in ambito alimentare, farmaceutico e sanitario, il futuro dell’aerospazio sarà scritto sempre più dalle collaborazioni tra enti pubblici e aziende private.
L’Emilia-Romagna ne offre un esempio: a seguito del Protocollo d’intesa tra Governo italiano e Axiom, si è impegnata in un progetto di cooperazione sullo sviluppo dell’economia spaziale, che verrà presentato in un convegno a Ecomondo, l’evento internazionale di riferimento in Europa per i servizi e le soluzioni industriali nei settori della green and circular economy in programma dal 7 al 10 novembre 2023.
Il convegno, che si terrà martedì 7 novembre alle 14.30, ha l’obiettivo di mettere in luce gli investimenti nella New Space Economy, anche in ambito PNRR, per dare slancio all’industria italiana e valorizzare le interconnessioni con sostenibilità, tutela ambientale e scelte energetiche.
Materia Rinnovabile ne ha parlato in anteprima col Brigadier Generale Alessio Grasso, Aerospace & Defence Business Unit Manager di Dallara Automobili e presidente di sessione dell’evento.
In foto: Alessio Grasso. Credit: Dallara
Partiamo subito inquadrando la situazione: com’è lo stato dell’aerospaziale italiano?
La frontiera dello spazio è un settore pionieristico, con un giro di affari stimato oggi di 350 miliardi di dollari e di 1,2 mila miliardi nel 2040, che si sviluppa in tre ambiti principali. L'esplorazione dello spazio, l’esplorazione della Terra, cioè la parte satellitare, a cui il PNRR nell'ambito della digitalizzazione sta dando molto impulso, e i sistemi di trasporto, cioè i lanciatori. La ditta Avio di Frosinone, ad esempio, che produce lanciatori, ha ricevuto dall'ESA il mandato di partecipare al progetto per costruire il nuovo lanciatore europeo. Quindi si pone la questione di investire molti soldi, anche in PNRR, in questa attività, per sviluppare una capacità autonoma che oggi l'Europa non ha.
Perché è al momento è tutto in mano a Elon Musk.
Esatto. Musk o, meglio, il sistema americano, che ha una strategia spaziale molto chiara. Nel 2011 il programma Space Shuttle è stato chiuso dal presidente Obama perché, pur essendo un capolavoro di ingegneria, ha avuto da una parte una bassa affidabilità, avendo provocato in 135 missioni la perdita di due navicelle e la morte di 14 membri d’equipaggio, e dall’altra costi estremamente alti (circa 1 miliardo di dollari a missione). Gli USA passano a usare allora il sistema russo Sojuz, che era estremamente efficiente: oltre a non avere avuto nessun evento catastrofico, si è rilevato estremamente affidabile ed economico. Il costo per missione era circa un quarto di quello dello Space Shuttle.
Nel frattempo lanciano il Commercial Crew Program della NASA, che crea un sistema di competizione tra privati in cui spicca Elon Musk con la Crew Dragon. Il 30 maggio 2020, quindi, gli americani ritornano nello spazio ma non più con il Governo bensì con un privato. Cambiano quindi le dinamiche, le orbite basse vengono considerate un sistema per fornire servizi a privati o istituzioni.
Crew Dragon è un razzo che costa molto meno di Sojuz e ormai vola con frequenza quasi settimanale. È un sistema che funziona e con una tecnologia molto interessante perché utilizza e atterra in maniera autonoma su piattaforme in mezzo al mare. Insomma questo è il forte gap tecnologico tra Stati Uniti e Italia da colmare. L’Europa stessa non ha stazioni di lancio, si appoggia alla Guinea Francese. Qui sta la sfida.
Invece nello spazio vero e proprio cosa sta cambiando?
L’esplorazione dello spazio è un'opportunità in cui l’Italia dovrebbe investire molto. Credo che in questo Dallara sia stata un po’ capofila, insieme all’Aeronautica militare e alla Regione Emilia-Romagna. L’ISS oggi ha sorpassato il limite della propria vita operativa. Ha problemi di manutenzione perché è stata progettata per essere operativa 15 anni.
Quindi la NASA ha qualificato una ditta, Axiom Space, per costruire la prossima stazione spaziale commerciale. Oggi potremmo pensarla, con l’apertura dei servizi ai privati, come un albergo nello spazio, in cui le camere sono affittate a privati che vogliono godersi un'esperienza unica oppure a istituzioni che continuano a fare quello che stanno facendo ora sulla ISS: si addestrano, conducono un laboratorio scientifico, esperimenti e altro.
Axiom Space è una startup e l'Aeronautica italiana, in modo lungimirante, è stata la prima a farci un accordo, nel 2017, per addestrare un pilota dell'Aeronautica militare, un ingegnere soldato professionista, a condurre delle missioni. Quindi ha mandato a Huston il colonnello Walter Villadei, che per altro volerà nella terza missione commerciale Axiom a metà gennaio 2024.
Da lì Dallara si è rivolta al Presidente dell’Emilia-Romagna Bonaccini e all'assessore Colla, nel 2020, per spiegare che per l’Emilia-Romagna era un’occasione unica. Perché se allo spazio accedono anche i privati, cambiano le esigenze. Il miliardario che paga parecchi milioni di dollari per la permanenza nello spazio vuole un trattamento diverso rispetto agli astronauti che per definizione fanno una vita dura. Pensiamo al cibo degli astronauti, che è rimasto fermo agli anni Ottanta. Il turista miliardario nello spazio vuole invece mangiare bene, magari italiano, e allora Dallara ha iniziato a collaborare con Barilla.
Oppure pensiamo che chi va nello spazio soffre di un grosso problema: la microgravità. Impedisce la circolazione del sangue e col tempo crea atrofia muscolare; quindi deve fare almeno 2 ore di ginnastica al giorno. Oggi gli astronauti la fanno su una sorta di tapis roulant vecchio di trent’anni. E allora Technogym è entrata nel nostro team per studiare una palestra specifica per l’astronauta e un sistema di addestramento che usa l’intelligenza artificiale per calibrare l'andamento in funzione delle condizioni fisiche giornaliere.
Insomma, anche per le aziende è un’opportunità di business.
Enorme. Noi come Dallara faremo esperimenti su materiali avanzati per il comfort e la protezione della salute dell’astronauta, E li faremo insieme al CNR, all’Istituto Tumori della Romagna e a una startup che produce “abbigliamento spaziale”.
Un'altra azienda di Ravenna che si occupa di telemedicina, la GVM Assistance, ha sviluppato un sistema di consulto medico per il supporto a distanza che potrebbe assistere l'astronauta con problemi di salute. Per la farmaceutica abbiamo parlato anche con Bracco. Per la cosmesi, un settore che investe più del 50% dei guadagni in ricerca e sviluppo, l’aerospaziale è uno degli ambiti da attenzionare. Pensiamo al vantaggio di poter studiare una crema anti-aging nello spazio, dove i processi di invecchiamento sono accelerati. Insomma, ci sono molte opportunità nella ricerca sul comfort e la salute dell’astronauta del futuro, ma è un’occasione che dobbiamo prendere adesso. Da qui sono nati gli accordi tra Aeronautica militare italiana e Regione Emilia-Romagna, tra il Governo italiano e Axiom per sviluppare un modulo completamente italiano da mettere sulla nuova stazione.
Parliamo invece di spazio e sostenibilità: è un binomio possibile?
Lo spazio è la culla della sostenibilità. È un ambiente difficile e se riesco a efficientare i processi lì ci riuscirò sicuramente anche sulla Terra. Pensiamo al riciclo dell’acqua, che sulla ISS oggi è al 70%, mentre altra viene portata su come rifornimento. Ma portare materiale nello spazio con la Crew Dragon costa dai 20 ai 25 mila dollari al chilo. Quindi si sta cercando il modo per aumentare il riciclo dell’acqua all’85%, mentre altri studi puntano al 110-120%, cioè in altre parole a produrre acqua sulla stazione spaziale.
E nello spazio c’è posto anche per l’economia circolare?
È uno degli aspetti fondamentali, secondo me. Gli astronauti stanno sulla stazione spaziale 6 mesi o un anno senza lavatrice e senza bagno. Usano le salviette per pulirsi e devono buttare via i vestiti sporchi, non li possono lavare. Cygnus, che è costruito dalla Thales Alenia Spazio Italia Torino, è un modulo che porta i rifornimenti sulla ISS. Quando arriva, gli astronauti prelevano il cibo e ci mettono dentro l'immondizia, che viene poi fatta precipitare e si disintegra. È un sistema costoso.
Oggi quindi si parla di come riciclare questi rifiuti per produrre magliette, guarnizioni o manufatti in stampa 3D. Opportunità di sviluppo che seguono una tradizione che arriva dal passato. Pensiamo alle missioni Apollo, che andando sulla Luna hanno creato qualcosa come 120.000 brevetti di cui ancora oggi utilizziamo i benefici: gli occhiali solari Polaroid, la pentola in teflon, il sistema GPS satellitare sono solo alcuni.
L’evento che terrete a Ecomondo come è nato?
Proprio da questo binomio sostenibilità e spazio, e dalle esigenze che comporta: economiche, tecniche, logistiche e non solo. Se io riesco a essere sostenibile nello spazio riesco a svolgere meglio la mia missione, ma anche a creare delle ricadute importanti sulla Terra. Abbiamo quindi pensato di riunire le persone che si stanno muovendo in questo ambito, come l’AD di Dallara Andrea Pontremoli, l’AD di Leonardo Roberto Cingolani, il professor Giuseppe Sala, direttore del dipartimento di ingegneria aerospaziale del Politecnico di Milano, Walter Villadei in collegamento da Houston, poi il presidente della Regione Emilia-Romagna Bonaccini e l'assessore Vincenzo Colla, e anche il ministro dell’Economia Giorgetti. La presenza politica è importante, perché con la giusta strategia l’Italia potrebbe diventare leader dell’aerospaziale europeo.
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Immagine: SpaceX, Unsplash