Quella dei ritardi nella raccolta di pneumatici fuori uso (PFU) è una problematica diffusa in tutta Italia, soprattutto durante i periodi del cambio gomme stagionale. Per far fronte all’emergenza, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha disposto per il 2024 un extra target per la raccolta, invitando il sistema nazionale di gestione dei PFU a incrementare l’obiettivo annuo fino a un massimo del 10%, dal 95% al 105% dell’immesso sul mercato.
Raccolta PFU, Ecopneus: urge riforma complessiva
La richiesta è stata accolta da Ecopneus, società senza scopo di lucro per il rintracciamento, la raccolta, il trattamento e il recupero di PFU, che già nel 2023 aveva gestito circa 20.000 tonnellate oltre al target di legge (+12%), per un totale di 187.456 tonnellate.
Il Consorzio, costituito dai principali produttori di pneumatici operanti in Italia (Bridgestone, Continental, Goodyear-Dunlop, Marangoni, Michelin e Pirelli), a cui nel corso del tempo si sono aggiunte numerose altre aziende, ridefinirà l’organizzazione delle attività previste fino a fine 2024 in modo da assicurare i nuovi livelli di raccolta, compresa la quota che va oltre quella di competenza, mantenendo inalterato il contributo ambientale.
“Il nostro obiettivo è evitare un incremento del contributo versato dal cittadino che acquista uno pneumatico nuovo, grazie a una pianificazione efficiente e a una gestione delle risorse economiche rigorosa e trasparente, come rendicontato al MASE, ma anche sul nostro sito web e nel Rapporto di Sostenibilità annuale”, dichiara Alessandro Marchisio, presidente di Ecopneus. “Tuttavia, come discusso nelle sedi istituzionali competenti, quello dell'extra raccolta è un tema emergenziale e, per affrontarlo adeguatamente, è necessaria una riforma complessiva delle normative nazionali, per garantire una maggiore trasparenza e tracciabilità lungo tutta la filiera”.
La normativa per la gestione dei PFU
In base all’art. 228 del Decreto Legislativo 152/2006, produttori e importatori di pneumatici sono obbligati a provvedere alla gestione di un quantitativo di PFU pari a quello immesso sul mercato del ricambio l’anno solare precedente, secondo il principio della responsabilità estesa del produttore (EPR), come nella maggioranza dei Paesi europei. Oltre al corretto recupero, è previsto anche l’obbligo di tracciamento e rendicontazione verso le autorità: in caso di mancato raggiungimento dei target, produttori e importatori sono sottoposti a sanzioni.
Per facilitare e garantire il sistema, contrastando i fenomeni di evasione e illegalità, lo scorso aprile il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha istituito il Registro nazionale dei produttori e degli importatori di pneumatici. “Uno strumento importante che contribuirà alla gestione corretta e sostenibile degli pneumatici che non possono più essere utilizzati”, ha spiegato il ministro Gilberto Pichetto Fratin.
Come sottolinea il provvedimento, anche i soggetti che immettono pneumatici sul mercato nazionale attraverso la vendita a distanza devono adempiere agli obblighi, pubblicando sul proprio sito web il numero di iscrizione al Registro e comunicandolo alle varie piattaforme online utilizzate.
Secondo l’osservatorio Cambio Pulito di Legambiente, a fronte delle oltre 380.000 tonnellate raccolte ogni anno in Italia, ci sarebbe un flusso di pneumatici immessi illegalmente in commercio, quindi non coperti da contributo, compreso tra le 30.000 e le 40.000 tonnellate annue. I mancati ricavi ammonterebbero a circa 12 milioni di euro e l’evasione dell’Iva sfiorerebbe gli 80 milioni, oltre al problema della gestione delle gomme “fantasma”, che si accumulano nei punti vendita e nelle autofficine oppure vengono disperse nell’ambiente.
Come avviene il recupero di pneumatici usati
Una volta correttamente raccolti, invece, gli pneumatici a fine vita possono imboccare due strade alternative: quella del recupero sotto forma di energia in impianti specifici, grazie a un potere calorifico pari al carbone, ma con emissioni climalteranti decisamente minori, oppure quella del riciclo, attraverso un processo di macinazione meccanica a temperatura ambiente, che porta alla generazione di nuovi materiali, come gomma, acciaio e fibre tessili.
In particolare, dalla gomma riciclata da PFU si ricavano numerosi prodotti ecosostenibili in diversi settori: per esempio, isolanti acustici e antivibranti per l’edilizia, playground per parchi giochi, pavimentazioni sportive polivalenti, asfalti “modificati” silenziosi e duraturi, piste ciclabili, arredi urbani e una grande varietà di oggetti di design.
Immagine: Envato Elements