Il 4 novembre il Consiglio dei ministri ha approvato il Ddl Concorrenza, condizione necessaria per ricevere i fondi Next Generation Eu. Tuttavia, il suo articolo 6 potrebbe rendere residuale la forma di gestione del cosiddetto in house providing. Gli Enti Locali che opteranno per tale scelta, qualora il testo diventasse legge, dovranno giustificare il mancato ricorso al mercato. Materia Rinnovabile ha intervistato Luigi de Magistris, ex sindaco di Napoli. Immediatamente dopo il referendum del 2011, la sua amministrazione diede vita ad Acqua Bene Comune, unica azienda speciale totalmente pubblica d’Italia. Il Forum dei Movimenti dell’Acqua punta ora a difenderla. Per farlo, il 20 novembre, sono scesi in piazza proprio nella città Partenopea.
Si fa presto a dire acqua pubblica. Eppure, Sindaco, i 26 milioni di ‘Sì’ non hanno trasformato il sistema di gestione del servizio idrico italiano. Basteranno ora a difendere Acqua Bene Comune Napoli?
Dal referendum sull’acqua pubblica sono passati dieci anni. Tuttavia, a parte qualche piccolo comune, Napoli è la prima e unica grande città ad aver rispettato il mandato referendario. Regioni, Governi e Parlamento non hanno fatto nulla in questa direzione. Sull’acqua c’è stato un tradimento. Personaggi importanti della politica nazionale e movimenti partitici hanno abbandonato completamente le loro promesse. E sì, sono molto preoccupato. Non solo in qualità di sindaco, ma anche di chi l’ha costruita questa attuazione. Può sembrare una nota di colore, ma quando si è trattato di costituire ABC non si trovava addirittura il notaio. Non c'erano precedenti in trasformazioni di una Spa che gestiva acqua in un'azienda speciale totalmente pubblica. Questa legge, una volta approvata, spazzerà via l’esperienza di Napoli. Ho paura che faremo da cavia.
Nel 2011, un mese dopo il referendum, l’allora Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi scriveva al Presidente del Consiglio Berlusconi suggerendo privatizzazioni su larga scala. Si può riscontrare una continuità, ora che Draghi è premier?
Certamente, per questo farei di Napoli il mantra di tutte le battaglie per i diritti e per i beni comuni. Se ABC Napoli è un test, è su questo test che noi dobbiamo reagire. Per “noi” intendo chi non appartiene al pensiero unico del draghismo. Ci siamo stancati di essere vittime degli stessi dottori e delle stesse medicine. Questi vogliono far ripartire l’economia con la stessa ricetta che ci ha portato all’abisso.
Pensiamo anche ai cambiamenti climatici. Quando a luglio c’è stato il G20 ambiente a Napoli, uno dei temi trattati è stato quello dell'acqua. E affidare la futura gestione dell’acqua alle multinazionali quotate in Borsa sarebbe la risposta? Chiediamoci cosa succederebbe se ci fosse una crisi idrica. A Napoli per fortuna non ne abbiamo subite in questi anni, ma nel 2017 si è visto cosa è successo al lago di Bracciano grazie ad Acea Spa. Il suo cda non favorì di certo scelte pubbliche. Anzi, favorì il profitto. Perché privatizzare settori dove la storia insegna che il privato non funziona? Farlo lancia un messaggio pericoloso a favore degli oligopoli.
ABC Napoli fornisce acqua a 2 milioni di persone al giorno. A livello di risultati, la gestione pubblica funziona?
Una premessa. ABC ha una gestione interamente pubblica. Nel consiglio di amministrazione ci sono persone indicate dal sindaco dopo una manifestazione di interesse, anche a titolo gratuito. Ci sono inoltre componenti espressione delle associazioni ambientaliste e il comitato di sorveglianza è composto da lavoratori. Detto questo sì, i bilanci hanno fatto utili. Abbiamo assunto decine di persone. Ha funzionato talmente bene che le abbiamo affidato anche la gestione delle fogne e dell'intero ciclo della depurazione. Abbiamo lavorato sulla sua estensione nella Città Metropolitana, ma siamo rimbalzati sul muro di gomma della Regione.
E i comuni? ANCI, l’ente esponenziale che dovrebbe rappresentare quei comuni che perderanno le gestioni, sulla questione ha deciso di tacere. Forse perché all’ultima Assemblea il premier Draghi ha rimesso a loro il successo del Pnrr?
Mi spiace che di fronte a questo tentativo di cancellare in maniera istituzionalmente scorretta un referendum popolare non ci sia una resistenza dei sindaci. All’ultima assemblea ANCI non ci sono stato perché il mio mandato è finito il 18 ottobre, però non le nascondo che in questi anni di vicepresidenza ho provato un senso di solitudine su questo fatto dell'acqua. Attenzione, non parlo del Paese. In qualsiasi piazza, da Milano a Catanzaro, quando parlavo di acqua pubblica scattava l’applauso automatico. Il Paese è per l’acqua pubblica come primo bene dell'umanità, come dice la Laudato si’. Sono i poteri che vanno da un'altra parte. Questo la dice lunga sul pericolo che c'è nella gestione di questo fiume di denaro pubblico che sta arrivando.
Cosa comporterà esautorare gli enti locali dalla gestione dei servizi pubblici? Si rischia di perdere presìdi di legalità?
Non solo. L’esperienza di ABC si è avuta sia per capacità e sensibilità amministrativa, sia perché abbiamo ascoltato i movimenti, i vari collettivi del Forum nazionale e regionale dell'acqua. Privatizzare significa perdere presìdi di democrazia, di trasparenza, ma anche di partecipazione popolare. Quando ero magistrato in Calabria mi ritrovai a occuparmi di vicende attinenti alla Sorical. Sa, sull'acqua si possono fare interessi grossi. Sull'acqua girano appalti, forniture, denaro, un potere enorme perché l’acqua è poca. A che quartieri la dai? A che comuni la dai, se si tratta di Regione? La si dà prima alle campagne o prima alle reti urbane? Il Forum fa bene a risollevare la questione perché è un tema che attiene alla vita individuale, alla vita collettiva, all’economia. Si rischia un ulteriore consolidamento della penetrazione delle mafie nel tessuto democratico.
Lei è stato un sindaco del Mezzogiorno. Che conseguenze avrebbe la privatizzazione nel Sud Italia?
Con tutta questa autonomia differenziata, spesa storica, privatizzazioni selvagge e i soldi del PNRR che dovevano andare al Sud ma andranno al Nord? Questa è un’altra occasione sprecata. Spezzeremo ancora di più il Paese. Per le conseguenze basta guardare al passato. Prendiamo l’emergenza rifiuti. Quando io eredito Napoli, con i rifiuti in primo piano, dietro a quell'immagine ci sono le esternalizzazioni, i subappalti, gli affidamenti diretti, le privatizzazioni e non di rado in quel settore c'è anche la criminalità organizzata. Quello che è grave è che l’Ue e i governi che si sono succeduti non hanno fatto nulla per sostenere chi mette in campo politiche pubbliche. Non ti danno la possibilità di scegliere. Se un sindaco vuole privatizzare è legittimo, se un altro vuole fare il pubblico il messaggio è “distruggiamo”. Il segnale è che in questo Paese tu sindaco non puoi attuare la Costituzione. E vale anche per questo ultimo disegno di legge.