Nei prossimi decenni la sete d’acqua si farà sentire sempre più forte, mentre la sua disponibilità continuerà a calare. Non sono solo i cambiamenti climatici che stanno inasprendo la possibilità di fruire del bene, ma anche sovrasfruttamento e cattiva gestione sono cause della sempre più esacerbata carenza dell’oro blu. Per far fronte alla sfide future relative all’approvvigionamento della risorsa, la Community Valore Acqua per l’Italia, una piattaforma di alto livello creata e coordinata da The European House – Ambrosetti, sta stilando il Libro Bianco Valore Acqua, una mappa della filiera idrica nazionale che monitora gli impatti sociali, ambientali ed economici dello stress idrico.
Italia, hotspot climatico
Sulla base dei dati elaborati dal World Resources Institute, nel 2040 l’Italia si troverà in una situazione di elevato stress idrico, che comporterà gravi danni alla popolazione e alla sua economia. La crescente indisponibilità di acqua sarà conseguenza diretta dell’aggravarsi dei cambiamenti climatici. Il bel paese è infatti considerato un hotspot climatico, ovvero un’area che si sta riscaldando più rapidamente di altre e che subirà fenomeni metereologici più catastrofici e più intensi. Temperature sempre più elevate e periodi di sempre maggiore siccità si stanno già alternando a nubifragi ed alluvioni, tanto che nell’ultimo decennio più di 546 comuni italiani hanno subito gravi e rilevanti danni per piogge torrenziali e fenomeni di dissesto. Il trend è in continua crescita.
Oltre alle variazioni del clima, gli altri principali driver che mettono sotto forti pressioni la risorsa idrica sono il prelievo indiscriminato e la contaminazione delle acque per fini agricoli e industriali, ma anche l’ingente utilizzo di prodotti chimici in agricoltura, la cattiva gestione dei reflui e la carenza delle infrastrutture legate alla filiera.
Il Libro Bianco Valore Acqua per l’Italia
Per far fronte alla preoccupante situazione e alla mancanza di politiche adeguate, la Community Valore Acqua per l’Italia, una piattaforma multi-stakeholder a cui partecipano i più importanti attori della filiera idrica nazionale (tra cui A2A, ACEA, Acquedotto Pugliese, Celli Group, Hera, Iren e molti altri), ha lanciato un allarme al fine di rendere più resiliente l’intera infrastruttura idrica nazionale e per sostenere le pratiche di adattamento ai cambiamenti climatici. La community sta infatti lavorando alla redazione del Libro Bianco Valore Acqua per l’Italia, che verrà presentato il 22 marzo 2022 in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua. Il Libro affronta sia gli aspetti problematici della gestione della risorsa idrica, sia valorizza le caratteristiche che la rendono un importante driver di competitività e sviluppo industriale sostenibile.
Le anticipazioni, però, mettono sul banco una critica al Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR), che sarebbe dovuto essere il principale strumento di ammodernamento e di sviluppo ecologico del paese. I membri della community fanno infatti notare che nella missione “Rivoluzione verde” il piano alloca alla gestione della filiera idrica circa 1,3 miliardi all’anno fino al 2026. Tra i compiti rientrano la gestione del rischio alluvionale e idrogeologico, la sicurezza nell’approvvigionamento idrico, la riduzione delle perdite e l’ammodernamento delle infrastrutture, il monitoraggio e previsione delle conseguenze dei cambiamenti climatici e cosi via. Per garantire la copertura delle attuali criticità, viene però stimato che sarebbe necessario un ammontare di almeno tre volte la quota attualmente stanziata dal PNRR (circa 4 miliardi di euro all’anno in più). Il contesto che ad oggi ruota attorno alla filiera idrica non garantisce una gestione efficiente e sostenibile della risorsa. Basti pensare alla sola obsolescenza della rete idrica che disperde circa il 42,0% dell’acqua immessa in rete (in un anno circa 3,4 miliardi di metri cubi). O alla frammentazione della gestione delle acque, che molte volte non rispecchia l’andamento del bacino idrografico, ma si limita a seguire i confini amministrativi. O ancora all’assenza vera e propria delle infrastrutture in molte regioni del Sud Italia (condizione definita Water Service Divide). È evidente che servono delle strategie adeguate per far fronte alle sfide sempre crescenti legate alla gestione delle risorse idriche. L’efficientamento della filiera dell’acqua, così come gli strumenti di adattamento per affrontare la siccità e le altre variazioni del clima, devono necessariamente rientrare tra le priorità delle politiche economiche e sociali dello stato italiano.