Tutte le aziende oggi vogliono essere sostenibili, molte vogliono anche essere circolari. Ancora poche, però, sanno cosa davvero si intenda per sostenibilità e circolarità nel mondo dell’industria: quali i parametri per misurarle, i criteri e i settori di applicazione, le possibilità aperte per l’innovazione e i rischi di cadere, magari inconsapevolmente, nel greenwashing.
Per offrire un programma completo e ampio di consulenza su questi temi è nato il progetto GREENMAP di Habitech - Distretto Tecnologico Trentino per l'Energia e l'Ambiente, società Benefit e certificata BCorp che offre servizi di consulenza sulla sostenibilità.
I servizi offerti da GREENMAP si rivolgono alle aziende legate al mondo del costruito e partono dal cuore dell’industria – la produzione – per allargare lo sguardo al contesto globale e diffondere non solo le buone pratiche, ma anche la cultura della sostenibilità e dell’economia circolare.
Dalla maniglia all’acciaio: a chi si rivolge GREENMAP
In 10 anni di attività, il programma GREENMAP ha collaborato con oltre 70 aziende, analizzando e mappando oltre 900 prodotti. “Mi piace dire che spaziamo dalla maniglia all’acciaio”, esordisce Laura Pighi, Chief Program Officer di GREENMAP. “Lavoriamo con una vastissima gamma di industrie, dai produttori di piastrelle a quelli di rubinetteria, dai filati per le moquette ai profili in acciaio per cartongesso, dalle industrie chimiche alle cucine, dall’impiantistica a sistemi di intelligenza per la gestione degli edifici, dai pannelli di legno al verde verticale. Per riassumere possiamo dire che si tratta di realtà legate al mondo del costruito, ma inteso in senso lato come l’insieme dei luoghi per le persone. I nostri servizi si possono applicare ad esempio a un ristorante, includendo nei criteri considerati dai rating internazionali anche il sistema di erogazione del cibo”.
Quale che sia il campo specifico dell’azienda, il metodo di GREENMAP consiste comunque nel partire dal prodotto. “Agiamo con un approccio pragmatico, partendo dal nucleo di sussistenza dell’industria, cioè ciò che produce, per arrivare alle strategie, anziché partire da una strategia da applicare indistintamente. Cerchiamo di rimanere fortemente in contatto con quello che l’industria fa e con il suo bisogno di trovare soluzioni pratiche. Insomma, non lavoriamo per l’azienda, ma con l’azienda”.
Dalla mappatura dei prodotti al training di sostenibilità
La peculiarità di GREENMAP è l’approccio che integra i vari servizi offerti in un percorso di accompagnamento e training tagliato su misura per le esigenze delle singole industrie.
“Spesso una leva di partenza – spiega Laura Pighi – è una azione di mappatura dei prodotti in base ai più accreditati sistemi di certificazione internazionali per gli edifici, come Leed, Breeam e Well. Lavorando insieme al task group dell’azienda, si va a vedere cosa richiede il mercato in riferimento ai rating di sostenibilità. Il team dell’azienda fa quindi in prima persona il lavoro di misurare le caratteristiche di sostenibilità dei propri prodotti per portarle fuori: è un lavoro di evidenziazione del valore”.
Ma non ci si ferma qui. “La mappatura – continua Pighi - innesca un processo che vede nella sostenibilità non solo un tema tecnico ma anche culturale. Dalle risultanze emerse si avvia un training che porta l’azienda ad ‘alzare lo sguardo’ dal prodotto per scoprire tutto un mondo, e un mercato, in cui la sostenibilità è il principio dirimente. Il lavoro di mappatura viene insomma inserito in un contesto globale: dal caso pratico arriviamo ai principi generali, dal prodotto al mondo. E così diffondiamo la cultura della sostenibilità”.
Circolarità e innovazione
Secondo il noto report Completing the Picture redatto dalla Ellen MacArthur Foundation nel 2019 (e poi aggiornato nel 2021), la sola transizione alle energie rinnovabili – ammesso che si faccia nei tempi e modi giusti – contribuirebbe a tagliare non più del 55% delle emissioni di gas serra responsabili della crisi climatica. Il restante 45% della riduzione necessaria si dovrà affrontare in altri settori, soprattutto ripensando la produzione industriale e il design di prodotti e materiali in ottica circolare. Da un lato il settore agroalimentare, dall’altro le grandi industrie di cemento, acciaio, alluminio e plastica dovranno sempre più mettere in campo soluzioni per risparmiare materia, allungare la vita utile dei prodotti, riusare, rifabbricare, riciclare e rigenerare.
La transizione circolare sta insomma diventando imprescindibile per le aziende, e la sostenibilità dei prodotti dovrà includere necessariamente anche caratteristiche di circolarità. Ecco dunque che la potenzialità di GREENMAP è stata recentemente sviluppata anche nell’ambito specifico dell’economia circolare.
“Il primo messaggio da far passare – precisa Laura Pighi - è che la circolarità in azienda non vuol dire semplicemente risolvere il problema dei rifiuti, ma creare una forma mentis e incidere sul design di prodotto”. Questo include processi e contesto. Per prima cosa occorre dunque fotografarsi, capire a che punto si è della transizione circolare. “E qui – spiega Pighi – intende arrivare l’assessment di circolarità, che comprende principi di prodotto, di processo e di organizzazione”. Ci si misura ad esempio con strumenti come il Life Cycle Assessment, l’EPD (Environmental Product Declaration), la Carbon Footprint di Prodotto e di Organizzazione. “Così come per il training di sostenibilità, si parte da un lavoro pragmatico su ciò che l’azienda fa e poi ci si allarga all’aspetto culturale. L’azienda comincia così a capire dove si colloca e insieme a comprendere che la circolarità riguarda diversi aspetti e che richiede azioni di filiera”.
A volte si tratta solo di mettere in evidenza le potenzialità già presenti e che non vengono riconosciute. Da lì parte un processo di innovazione che GREENMAP incanala in uno specifico percorso chiamato GreenInnovAction. Si tratta di un servizio frutto di una partnership con la società IXL Center Boston, su framework internazionale GIM Institute, che integra innovazioni di prodotto e modelli di business. “È un processo di management dell’innovazione che abbiamo integrato con contenuti di sostenibilità. L’esigenza è nata per valorizzare le intuizioni che emergono con il lavoro di mappatura e non disperdere idee che possono rivelarsi preziose. Si attiva così un processo incrementale, perché una volta sviluppata l’intuizione e applicata l’innovazione al prodotto, ci si può rimappare e riposizionare, misurandosi costantemente ed evitando così il rischio di greenwashing e circular washing. Il processo stesso diventa circolare”.
Una spirale virtuosa in ogni senso: si cresce lavorando sui propri prodotti, si acquisisce maggiore consapevolezza del contesto globale e si contribuisce a diffondere la cultura della circolarità.
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