Aziende, organizzazioni e società di consulenza sono da qualche anno impegnate nella ricerca di standard che misurino il livello di circolarità di attività e prodotti. Se alcune di queste metriche valutano singoli aspetti, creare uno standard che misuri l’economia circolare in toto è una sfida non semplice. ISO (International Organization for Standardization), tuttavia, sta provando a collegare tutti i puntini per arrivare a una visione globale.
Finanza e obiettivi climatici
Nel mese di febbraio 2021 la società di consulenza Deloitte ha annunciato l’accelerazione verso metriche universali per la misurazione della sostenibilità. A dicembre 2020, infatti, CDP, CDSB, GRI, IIRC e SASB, organizzazioni leader per report di sostenibilità, avevano presentato insieme a Impact Management Project, World Economic Forum e Deloitte, un documento che mostra i progressi verso un sistema di reportistica integrato con un prototipo di standard finanziari collegati al clima.
Gli impatti dell’emergenza socio-sanitaria causata dalla pandemia Covid-19 hanno, in parte, accelerato il dibattito sul cambiamento climatico e la spinta verso il Green Deal. A livello UE, la stessa Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel discorso sullo stato dell’Unione, tenuto lo scorso settembre, ha ribadito, tra le priorità del Green Deal, l’obiettivo legato alle risorse finanziarie necessarie per raggiungere il target di neutralità climatica. Nel suo discorso, von der Leyen si è impegnata a destinare il 37% dei fondi Next Generation EU agli obiettivi del Green Deal e a dare un’ulteriore spinta alla finanza verde raccogliendo il 30% dei 750 miliardi di euro del Recovery Fund attraverso Green bond. Da questa esigenza ha preso spunto l’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG), che, su mandato della Commissione europea, ha costituito una task force dedicata ai lavori preparatori per un possibile progetto di elaborazione di uno standard europeo per il non-financial reporting.
Da questi due casi emerge quanto, parlando di cambiamento climatico, sostenibilità e circolarità, siano necessari standard condivisi.
Misurare la circolarità
Il tema delle metriche nell’economia circolare è di grande attualità e alquanto complesso. La misurazione della circolarità deve tenere conto di variabili difficili da misurare tra cui, ad esempio, la confrontabilità tra prodotti, l’intensità di utilizzo, la durabilità e il numero di utenti che beneficiano delle risorse impiegate, prodotto o servizio che sia.
Tuttavia diversi enti ed aziende hanno ideato metriche per misurare la circolarità. Tra le iniziative più rilevanti ci sono sicuramente le Circulytics della Ellen MacArthur Foundation e i Circular Transition Indicators - Metriche per le aziende del World Business Council for Sustainable Development. Si tratta di indicatori che hanno l’obiettivo di supportare le aziende nella transizione verso sistemi di economia circolare, senza distinzioni di settore, struttura e dimensione.
A questi si aggiungono altri sistemi di misurazione che riguardano specifici settori come il Madaster Circularity Indicator che guarda alla circolarità nel settore edilizio o il Circularity Gap Report di Circle Economy che misura la circolarità di interi Paesi.
A livello italiano Enel ha sviluppato il modello CirculAbility, che misura la circolarità in base a cinque pilastri: input sostenibili, sharing, product as a service, estensione vita utile dei prodotti e fine vita.
L’ISO/TC 323
Esiste un’abbondanza di standard e iniziative che molto spesso guardano soltanto ad alcune componenti della circolarità come ad esempio il riciclo. Non esiste, invece, una visione globale concordata su come un’azienda possa davvero chiudere il cerchio e che ogni organizzazione possa utilizzare. Per sopperire a tale mancanza, già nel 2018 ISO, l’Organizzazione internazionale per la standardizzazione, responsabile a livello mondiale per la definizione di norme tecniche, ha creato un comitato tecnico dedicato all’economia circolare.
Il Comitato tecnico in questione, l'ISO/TC 323, mira a coprire tutti i singoli aspetti dell’economia circolare, compresi gli appalti pubblici, la produzione e la distribuzione, il fine vita, così come le aree più ampie come il cambiamento comportamentale nella società, la valutazione e, ancora, la creazione di un’impronta circolare o indice di circolarità.
I lavori sono tuttora in corso, lo standard è in piena fase di sviluppo. Mentre per una parte, quella di Performance-based approach – Analysis of case studies (ISO/CD TR 59031) è stata presentata una prima bozza al comitato tecnico, le altre tre parti riguardanti Quadro e principi di attuazione (ISO/WD 59004), Linee guida sui modelli di business e catene di valore (ISO/WD 59010) e Quadro di misurazione della circolarità (ISO/WD 59020.2) sono ancora in fase preparatoria.
La creazione della standard ISO per l’economia circolare è collegato con molti altri comitati tecnici ISO dedicati ad altri standard in qualche modo correlati, come quelli per l'approvvigionamento sostenibile e la qualità e la gestione ambientale.
A livello nazionale l’ente di riferimento è l’UNI, Ente Nazionale di Normazione, che, parallelamente ad ISO, ha dato vita ad un Comitato tecnico di riferimento, l’UNI/CT 057, che comprende industrie, istituzioni, università, ONG. La Commissione UNI/CT 057 Economia Circolare ha, a sua volta, quattro gruppi di lavoro che si occupano di definizioni, framework e principi, guide per l’implementazione e applicazioni settoriali, misurazione della circolarità e buone pratiche.
La creazione di standard e metriche circolari è un work in progress molto impegnativo soprattutto per la complessità delle diverse pratiche circolari e per i diversi punti di vista da cui queste pratiche possono essere analizzate.
La tassonomia europea delle attività sostenibili
Accanto allo sviluppo di metriche circolari, esiste il riconoscimento delle attività che è possibile definire sostenibili, per le quali lo scorso anno è stata approvata la Tassonomia europea delle attività economiche sostenibili. Dopo oltre un anno di lavoro il TEG, gruppo tecnico di esperti sulla finanza sostenibile, composto da 35 membri e oltre 100 consulenti, incaricati dalla Commissione europea, ha fornito le proprie raccomandazioni riguardo le nuove normative per una finanza sostenibile. Il documento finale di 67 pagine di sommario e 600 di allegati tecnici per classificare i principali settori economici Taxonomy: Final report of the Technical Expert Group on Sustainable Finance riconosce le attività sostenibili in tre gruppi: le low carbon, ambientalmente sostenibili; quelle in transition verso un’economia ad emissioni zero, ma che al momento inquinano; e le enabling, vale a dire le attività che consentono alle prime due categorie di avere performance low carbon o una significativa riduzione delle emissioni.