L'attuale sistema alimentare globale è insostenibile, iniquo e fortemente basato sulla produzione di carne ottenuta tramite modelli di allevamento intensivo che non solo contribuiscono al degrado ambientale ma risultano anche incapaci di soddisfare adeguatamente i bisogni di una popolazione in continua crescita. A dirlo è la World Animal Protection, che in occasione della COP29 ha pubblicato il rapporto Creating an Equitable, Humane, and Sustainable Food System.
Il documento illustra i motivi per cui la graduale eliminazione degli allevamenti intensivi sia essenziale per affrontare i cambiamenti climatici, salvaguardare il benessere degli animali, proteggere la salute pubblica e garantire la sicurezza alimentare globale. Secondo le stime, infatti, in meno di trent’anni la popolazione mondiale raggiungerà i 10 miliardi di persone, incrementando ulteriormente la pressione sul sistema alimentare.
COP29 e sistemi alimentari
La produzione di mangimi per gli animali da allevamento rappresenta l’aspetto col maggior impatto, sia dal punto di vista ambientale che sociale. Secondo i dati della FAO, il 77% delle terre agricole globali è destinato a pascoli per animali e coltivazioni per la produzione di mangimi. Nonostante questa enorme occupazione di risorse, la carne e i derivati forniscono appena il 18% delle calorie e il 37% delle proteine derivanti dallo sfruttamento del suolo. Al contrario, le fonti vegetali, che occupano solo il 23% delle terre agricole, garantiscono l’83% delle calorie e il 63% delle proteine.
Questo squilibrio evidenzia l’inefficienza del sistema alimentare attuale e l’urgenza di un ripensamento verso modelli più sostenibili e resilienti, come sottolineato anche nella Emirates Declaration on Sustainable Agriculture, Resilient Food Systems, and Climate Action, sottoscritta da 160 stati alla COP di Dubai del 2023.
Ma anche quest’anno, come parte dell’Agenda climatica della presidenza della COP29 è stata annunciata la Baku Harmoniya Climate Initiative for Farmers, un aggregatore che riunisce iniziative, coalizioni e reti per condividere esperienze, identificare sinergie e lacune, facilitare i finanziamenti e promuovere la collaborazione in campo agricolo, anche attraverso il rafforzamento delle comunità e del ruolo delle donne nelle aree rurali.
L’impatto della carne sull’ambiente
Entro il 2033, il consumo globale di carne crescerà principalmente nei paesi a reddito medio, responsabili del 79% dell’aumento complessivo. Invece, nel 2023, i paesi ad alto reddito rappresenteranno il 32% del consumo totale di carne per il 16% della popolazione. Dati della FAO stimano che il consumo pro capite globale possa raggiungere i 28,6 kg all’anno, in aumento di 0,5 kg annui rispetto a oggi, con un ritmo di crescita più lento rispetto al passato decennio. Vietnam, Stati Uniti e Brasile saranno tra i Paesi con i maggiori aumenti di consumo. Tuttavia, il modello attuale, basato sugli allevamenti intensivi, ha un costo ambientale e sociale altissimo. È tra i principali responsabili della deforestazione, del degrado del territorio, della perdita di biodiversità e delle sofferenze inflitte a miliardi di animali. Inoltre, rappresenta un fattore chiave nell'accelerazione del cambiamento climatico.
Secondo un'analisi pubblicata su Science, anche se le emissioni di combustibili fossili venissero azzerate immediatamente, quelle generate dal sistema alimentare globale renderebbero impossibile limitare il riscaldamento a 1,5°C, obiettivo cruciale dell'Accordo di Parigi. Sarebbe difficile persino mantenere l'incremento della temperatura entro i 2°C.
"La semplice verità è che non possiamo affrontare il cambiamento climatico né proteggere i diritti umani senza affrontare l’allevamento industriale intensivo, un contribuente significativo di emissioni di gas serra”, sostiene Tricia Croasdell, CEO di World Animal Protection. “Le conseguenze dell’inazione continuativa sono drammatiche. Senza riduzioni sostanziali delle emissioni legate al sistema alimentare, sarà impossibile impedire che il riscaldamento globale sfugga ulteriormente al controllo."
Inoltre, secondo il report Food System Impacts on Biodiversity Loss, realizzato da Chatham House con il support dell’UNEP, il sistema alimentare globale è il principale motore della perdita di biodiversità, in particolare a causa del cambiamento nell'utilizzo del suolo. La distruzione degli habitat, unita alla deforestazione e all’inquinamento delle risorse idriche mettono a rischio la sicurezza alimentare, soprattutto nelle zone più vulnerabili.
Come possiamo migliorare il nostro sistema alimentare?
Un cambiamento di tale portata richiede interventi mirati. Secondo il rapporto di World Animal Protection, è possibile adottare tre leve strategiche per trasformare i sistemi agricoli e alimentari e affrontare efficacemente la crisi climatica. Tutto ciò anche in vista del prossimo vertice climatico a Belém, la COP30, entro cui gli stati dovranno presentare il prossimo ciclo di NDCs, che dovrebbero anche contenere target specifici sul settore alimentare.
La prima leva riguarda il rafforzamento della governance dei sistemi alimentari. Si propone di richiedere alle aziende l’implementazione di sistemi di tracciabilità e sostenibilità trasparenti e incorporare strategie nelle politiche climatiche nazionali che riducano la deforestazione legata agli allevamenti intensivi. Inoltre, è essenziale creare un contesto normativo che riduca la produzione e le emissioni del settore zootecnico, soprattutto nei paesi in cui è predominante, reindirizzando i sussidi governativi verso pratiche agroecologiche e verso i piccoli produttori.
La seconda leva ha l’obiettivo di promuovere le pratiche agroecologiche, incoraggiando incentivi finanziari per l’adozione di modelli agricoli che rispettino le comunità locali e i popoli indigeni, proteggendo al contempo il benessere animale. Si suggerisce di investire in ricerca e formazione per facilitare la transizione dei lavoratori verso sistemi agricoli resilienti e sostenibili. Fondamentale è anche la creazione e protezione di aree naturali e di corridoi ecologici per preservare gli ecosistemi e aumentare la loro capacità di assorbimento del carbonio.
Infine, la terza leva punta a un cambiamento nell’alimentazione, promuovendo la riduzione del consumo di carne, specialmente nei paesi ad alto reddito, attraverso politiche che incentivino diete più vegetali e sostenibili. È necessario supportare queste transizioni con sussidi al settore di alimenti vegetali, come frutta e verdura, e con investimenti in tecnologie innovative, come la carne coltivata e le proteine alternative. Inoltre, è sempre più importante approfondire gli impatti dell’agricoltura industriale animale, comprese le emissioni Scope 3.
Gli esperti chiedono ai governi di riconoscere il peso dell’agricoltura industriale sul cambiamento climatico e di agire con decisione per fermare la distruzione delle foreste. Eppure, il Parlamento europeo ha da poco rinviato di un anno l’entrata in vigore del regolamento sulla deforestazione, che ha l’obiettivo di garantire che i prodotti venduti all’interno dell’Unione Europea non contribuiscano al disboscamento. Nel frattempo, si sottolinea l'importanza di reindirizzare i sussidi pubblici verso modelli agricoli più sostenibili e resilienti, capaci di mettere al primo posto la salute umana e promuovere maggiore equità sociale.
Immagine: Envato