Il focus sulle concessioni per i balneari ha caratterizzato l’informazione mediatica e il dibattito politico per tutta l’estate del 2024. Dopo tante peripezie e continui confronti e scontri con le associazioni dei consumatori, le istituzioni europee e gli ambientalisti, la questione delle concessioni balneari sembra aver trovato una soluzione. L’attuale maggioranza di governo ha lavorato al raggiungimento di un punto di equilibrio tra la necessità di aprire il mercato delle concessioni, promuovere la concorrenza leale e l’opportunità di tutelare le aspettative degli attuali concessionari, ponendo fine a un’annosa questione di particolare rilievo giuridico e sociale.

Il Decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri il 4 settembre prevede l’estensione della validità delle attuali concessioni fino al 30 settembre 2027, in attesa delle nuove gare da bandire entro giugno 2027, indennizzando i gestori uscenti attraverso una tassazione a carico dei subentranti, calcolata in base a parametri definiti da un successivo decreto del ministro dei Trasporti da emanare entro il 31 marzo 2025. Tra i criteri di valutazione delle offerte sarà considerato anche l’essere stato titolare, nei cinque anni precedenti, di una concessione balneare che abbia garantito la principale fonte di reddito per la propria attività imprenditoriale e per la propria famiglia. Una richiesta fortemente voluta dalle associazioni di categoria che non era presente nella prima bozza e che è rientrato nel provvedimento approvato mercoledì.

La durata delle nuove concessioni, ha spiegato palazzo Chigi, andrà da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni, al fine di garantire al concessionario di ammortizzare gli investimenti effettuati. È prevista inoltre l’assunzione degli impiegati e dei lavoratori della filiera impegnati nella precedente concessione che ricevevano da tale attività la prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare.

Concessioni balneari, la procedura d’infrazione rimane aperta

La reazione della Commissione europea è stata positiva ma cauta. “Chiuderemo la procedura di infrazione? Lo speriamo. Non lo faremo ora, ma quando le norme italiane per le concessioni balneari saranno pienamente in linea con il diritto dell'UE”, ha dichiarato la portavoce della Commissione europea per il mercato interno, Johanna Bernsel, durante un incontro con la stampa a Bruxelles.

“Abbiamo raggiunto un accordo con le autorità italiane e accogliamo con grande favore l'adozione di questo decreto legge”, ha aggiunto Bernsel. “Riteniamo che sia un passo importante nella giusta direzione”, per ora quindi “restiamo in stretto contatto con le autorità italiane, continueremo a farlo durante tutta la procedura per l'entrata in vigore di questa legge, per le misure di attuazione che saranno necessarie e per l'effettiva attuazione di queste nuove regole, comprese le nuove procedure di gara e l'assegnazione delle concessioni esistenti entro il termine finale, che è fissato per il 2027. Ma siamo ovviamente favorevoli a uno sviluppo più rapido possibile e l'intesa comune consente anche di avviare le procedure di gara prima di tale scadenza. Ci auguriamo che le norme siano rese conformi al più presto e che la procedura di infrazione possa essere chiusa al più presto.” Ma, conclude, Bernsel, “per ora rimane aperta”.

La preoccupazione delle associazioni civiche e ambientaliste

Scettiche le associazioni degli ambientalisti e dei consumatori che intendono promuovere e rilanciare una visione politica legata alle spiagge libere e fruibili per tutti. Il modello a cui fa riferimento per esempio Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde, è quello francese, che prevede per legge almeno l’80% delle spiagge accessibili liberamente a tutti. Gli ambientalisti ribadiscono che non si tratta solo di adeguarsi alla linea comunitaria sulla concorrenza leale ma contrastare il fenomeno della "svendita delle ultime spiagge libere rimaste nel nostro paese". Quello italiano perseguito da Meloni, secondo Bonelli, appare un modello che permette "a pochi privilegiati di arricchirsi a discapito della collettività", un "tradimento dei nostri diritti e un colpo mortale alla nostra identità culturale e naturale".

 

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