Ondate e isole di calore, allagamenti, alluvioni, distruzione di alberi e verde urbano: le città sono sempre più esposte alle conseguenze estreme della crisi climatica. E sono anche i luoghi dove si genera la maggior parte delle emissioni di gas serra. Adottare politiche urbane ecologiche più incisive è quindi sempre più necessario.

Nasce per questo la Carta per le Nature-Positive Cities, che si pone l’obiettivo di superare la crisi climatica ed ecologica puntando su un ruolo positivo per la natura delle città attraverso 10 punti d’azione. Presentata a Milano il 3 giugno, durante la Conferenza nazionale delle Green City 2024, la Carta per Nature-Positive Cities è firmata da 33 città, tra cui lo stesso capoluogo lombardo.

“Le città […] possono diventare protagoniste della transizione green”, ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, presentando la Carta. “La crisi climatica non consente di rallentare l’impegno. Prima prenderemo coscienza della urgente necessità di costruire nelle città un rapporto positivo con la natura, prima riusciremo a mitigare la crisi climatica e a ridurre la nostra vulnerabilità.”

Le città firmatarie sono, in ordine alfabetico: Bologna, Brescia, Carini, Casalecchio di Reno, Catanzaro, Cervia, Cesena, Città di Castello, Correggio, Crotone, Firenze, Genova, Imola, L’Aquila, Lecce, Legnano, Livorno, Milano, Monza, Napoli, Olbia, Parma, Pianezza, Pistoia, Prato, Ravenna, Rho, Roma, Torino, Treviso, Trezzano sul Naviglio, Vignola, Viterbo.

Cosa prevede la Carta per le Nature-Positive Cities

Il primo punto della carta è la promozione di condivisione, conoscenza e informazione sul valore del capitale naturale e dei servizi ecosistemici nelle città. Una strategia nature positive punta nelle città a un benessere che non si basi su un consumo di natura, ma sulla sua tutela, il suo ripristino, il suo incremento. Centrale è poi ripristinare il capitale naturale degradato intervenendo con azioni consistenti, impegnative e pluriennali sulle acque di falda, spesso contaminate, sui corsi d’acqua cementati e in uno stato ecologico non buono, su aree e suoli inquinati e aree verdi e alberature, che richiedono maggiore cura e manutenzione. Allo stesso modo serve arrestare il consumo di suolo recuperando e utilizzando in modo più efficiente gli edifici esistenti, con un maggiore utilizzo condiviso degli uffici, valorizzando il lavoro a distanza anche nei paesi e nei piccoli borghi delle aree interne.

È necessario anche aumentare il capitale naturale facendo crescere in modo massiccio le alberature, le aree verdi, la forestazione periurbana, i tetti verdi e il greening degli involucri edilizi, oltre a risparmiare il prelievo e il consumo di risorse naturali sostenendo la transizione da un modello di produzione e di consumo lineare e dissipativo, ad alto consumo di risorse naturali, ad un modello circolare e rigenerativo.

Indispensabile è poi rafforzare le misure di adattamento alle ondate di calore impiegando e potenziando le infrastrutture verdi, aumentando per raffrescamento l’utilizzo delle minori temperature delle falde e dei corpi idrici e con indirizzi bioclimatici vincolanti negli interventi edilizi. Anche attuare la transizione energetica è fondamentale, riducendo i consumi di energia fossile nei trasporti e migliorando l’efficienza energetica degli edifici, facendo molto di più per la produzione e l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile, utilizzando meglio anche le nuove opportunità offerte dallo sviluppo dalle comunità energetiche rinnovabili.

Grande importanza riveste poi la tutela dell’acqua come risorsa naturale scarsa, eliminando rapidamente le perdite delle reti idriche e promuovendo il risparmio di acqua, reimpiegando le acque grigie, depurate e controllate, riutilizzando le acque piovane, diffondendo i sistemi duali per le acque ad uso potabile e per quelle per altri usi. A proposito di acqua, è indispensabile per le città ridurre la vulnerabilità agli allagamenti e alle alluvioni aumentando la capacità di assorbimento delle acque nei suoli e nelle aree verdi, riducendo l’impermeabilizzazione delle pavimentazioni, aumentando la capacità di laminazione con il ripristino e l’ampliamento degli alvei e delle zone golenali dei fiumi e con aree umide e verdi allagabili.

Ultimo punto ma non meno importante, serve attuare un Piano d’azione per la transizione Nature Positive non solo di breve termine al 2030, ma pluriennale al 2050, per attuare, in modo integrato e coordinato le misure proposte, stabilendo le risorse – finanziarie e umane – necessarie per attuarle, preparandolo coinvolgendo i cittadini e gli stakeholder interessati.

 

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Immagine: Yoav Aziz, Unsplash

 

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