Posticipato ma non fiaccato dall’emergenza sanitaria, torna CinemAmbiente, il primo e più importante festival italiano di film a tematica ambientale. Da giovedì 1 a domenica 4 ottobre, le sale del Museo del Cinema di Torino saranno occupate da 65 pellicole internazionali, fra lungo e cortometraggi, che indagano temi come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, l’inquinamento, l’accaparramento di terra e di acqua, ma anche soluzioni come l’agricoltura rigenerativa, la riforestazione, l’economia circolare.
Alla sua 23esima edizione, la kermesse torinese ha dovuto apportare qualche modifica al format tradizionale: due giorni in meno di programmazione, con film non più suddivisi in sezioni competitive e buona parte degli ospiti in collegamento online invece che in presenza. Il programma è tuttavia ricchissimo (forse anche più del solito) e alcuni documentari, per accontentare un numero maggiore di spettatori senza creare affollamenti, saranno visibili online sulla piattaforma MYmovies.
“Pur tra mille difficoltà, in questo annus horribilis abbiamo fatto ogni sforzo non solo per non interrompere l’azione di CinemAmbiente, ma anzi per rilanciarla. - racconta il direttore del Festival, Gaetano Capizzi - Il nostro storico slogan ‘Movies Save the Planet’, riproposto nel claim di questa 23esima edizione, è quasi un ritorno agli inizi, un volere ripartire dai principi originari che ci hanno guidati in quest’impresa per oltre vent’anni: la consapevolezza della gravità della crisi ambientale e l’efficacia del cinema nel comunicarla”.

Crisi ambientale e spinta ad agire

Questi mesi di epidemia hanno fatto toccare con mano che cos’è un’emergenza globale e quanto sia fragile l’equilibrio su cui le nostre vite si reggono. Il tentativo di quest’edizione del Festival Cinemambiente, ancor più che delle passate, è di richiamare l’attenzione sul modo in cui le crisi ambientali – i cambiamenti climatici in testa – possano generare conseguenze di portata irrimediabile, di mostrare come i nostri atteggiamenti possono cambiare le cose e di invitare tutti ad agire immediatamente”. Nelle parole di Gaetano Capizzi c’è la sintesi del programma 2020 del Festival: quattro giorni di proiezioni che delineano il quadro preoccupante dell’emergenza ambientale in cui viviamo, ma senza togliere ossigeno alla speranza di poter cambiare. Anzi, una full immersion in CinemAmbiente è di solito un buon modo per rigenerarsi, per trovare nuovi spunti e ispirazioni, per scoprire soluzioni e buone pratiche già in atto in ogni parte del mondo.

Clima, incendi, desertificazione e ghiacciai

Oltre a una folta selezione di cortometraggi, il main stage sarà occupato da 18 lungometraggi e 15 mediometraggi, provenienti da tutto il mondo e quasi tutti in anteprima nazionale.
Si comincia giovedì
1 ottobre con una serata dedicata, come è ormai tradizione del Festival, al tema della crisi climatica, su cui anche quest’anno farà il punto Luca Mercalli. Il film di apertura, “Rebuilding Paradise”, è del premio Oscar Ron Howard e racconta la storia della cittadina californiana Paradise distrutta nel 2018 da un devastante incendio, come quelli di cui lo stato americano è vittima sempre più di frequente.
Al tema della crisi climatica è legato anche il film di chiusura, “
The Great Green Wall” di Jared P.Scott: un viaggio nel Sahel, una delle zone più a rischio per gli effetti del cambiamento climatico, dove un ambizioso progetto di riforestazione promosso da una campagna internazionale sta cercando di contrastare le sempre più frequenti siccità e la desertificazione che avanza.
Un’altra soluzione positiva per contrastare surriscaldamento e desertificazione è l’
agricoltura rigenerativa: una risposta realizzabile potenzialmente su scala globale, come racconta il film “Kiss the Ground” di Josh e Rebecca Tickell.
A un problema opposto ma complementare, cioè l’innalzamento del livello dei mari che sommergerà parecchie zone costiere densamente popolate, è dedicato invece “
66 Metres… Rising Sea Levels” dei tedeschi Max Mönch e Alexander Lahl, mentre del ritiro dei ghiacciai si occupa Niccolò Aiazzi nel film “Cinquanta passi”.

The Story of Plastic
The Story of Plastic, Delia Schlosberg

Plastica, sfruttamento delle risorse ed economia circolare

L’attenzione alle problematiche ambientale non può prescindere da quella per i diritti umani e le diseguaglianze. Due istanze che si intrecciano strettamente quando si parla di sfruttamento delle risorse del Pianeta. Così non mancano neanche in questa edizione di CinemAmbinte le pellicole che denunciano fenomeni come il land-grabbing, l’accaparramento delle risorse idriche e lo sfruttamento intensivo di territori da parte compagnie minerarie o petrolifere.
Ad esempio “
Sumercé” della regista colombiana Victoria Solano, che segue tre attivisti che combattono contro la decisione del governo di Bogotá di concedere alle compagnie minerarie permessi di sfruttamento di aree rurali. O “Máxima”, diretto dalla regista peruviana Claudia Sparrow, che porta sullo schermo la vicenda di Máxima Acuña, contadina che da anni si batte contro la più grande compagnia mondiale d’estrazione dell’oro.
Molto atteso anche “
Lords of Water” del francese Jérôme Fritel, che indaga la corsa all’acqua in un mondo in cui, entro il 2050, un quarto della popolazione soffrirà gli effetti della scarsità di risorse idriche.
Per quanto riguarda l’altro versante dello sfruttamento di risorse, cioè il loro smaltimento una volta che sono diventate rifiuti, le pellicole in rassegna presentano sia la denuncia di cattive pratiche che alcune possibili soluzioni nell’ambito dell’economia circolare. Ad esempio, “The Story of Plastic” della statunitense Deia Schlosberg, presenta il problema della plastica e della sua gestione da prospettive inedite, mostrando come siamo arrivati alla insostenibile situazione attuale e cercando una strategia efficace per uscirne.
Di un tipo diverso di rifiuto si occupa invece Troy Hale in “Sh*t Saves the World”, che esplora con ironia possibilità di salvaguardia del Pianeta efficaci, anche se spesso elegantemente tralasciate nei dibattiti sul futuro del mondo: ovvero, le fonti di energia altamente rinnovabili ricavate dalle deiezioni di animali e persone (le biomasse).

Come e dove

Il Festival in presenza si svolgerà nelle tre sale del Cinema Massimo – Museo Nazionale del Cinema a capienza limitata secondo le attuali norme in materia di prevenzione sanitaria. La sala virtuale del Festival sulla piattaforma MYmovies avrà una capienza limitata a 1.000 posti per ciascun film.
L’ingresso e l’accesso al Festival al Cinema Massimo e alla sala virtuale su MYmovies sono gratuiti e a prenotazione obbligatoria. Per i film al Cinema Massimo la prenotazione (per max 2 persone) si potrà effettuare sul sito
www.cinemambiente.it. Per i film online la prenotazione si potrà effettuare sulla piattaforma www.mymovies.it, nell’apposita sezione dedicata ai Festival online e raggiungibile dal sito di CinemAmbiente. I film online saranno diffusi in contemporanea alla proiezione in sala al Cinema Massimo e ciascuno di essi sarà visibile per 24 ore dal momento del rilascio.

Nell'immagine in apertura: "The Great Green Wall" di Jared P. Scott