Il Tribunale amministrativo di Parigi ha reso pubblica il 29 giugno 2023 una sentenza senza precedenti. A conclusione del primo grado del procedimento che ha visto cinque associazioni ambientaliste citare in giudizio lo Stato francese e l’associazione di categoria dei produttori di fitofarmaci, la Corte ha ritenuto lo Stato francese responsabile del collasso della biodiversità, nella misura in cui non ha adeguato le procedure di valutazione dei rischi nell’impiego di pesticidi.
Associazione ambientaliste vs. Stato francese
Il ricorso, intitolato a favor di attenzione mediatica e mobilitazione sociale Justice pour le Vivant, è stato elaborato e presentato da alcune associazioni ambientaliste che si occupano di tutela degli impollinatori (Pollinis), delle acque (Association Nationale de Protection des Eaux et Rivières), della fauna selvatica (ASPAS) e della biodiversità (Biodiversité sous nous pieds). Alla guida dell’azione legale, l’associazione Notre Affaire à Tous (NAAT), nata dal movimento per l’introduzione del crimine internazionale di ecocidio e composta principalmente da giuriste e giuristi che si adoperano in campagne per la giustizia climatica e per la tutela dei beni comuni. NAAT può vantare una prima vittoria in giudizio contro lo Stato francese nel Affaire du Siècle, relativo al mancato rispetto degli obiettivi nazionali di mitigazione dei cambiamenti climatici in linea con l’Accordo di Parigi, e l’avvio di procedimenti, ad oggi pendenti, contro TotalEnergies e BNP Paribas.
Pesticidi e declino degli insetti
Secondo gli studi presentati dalla cordata di associazioni, a livello mondiale più del 40% delle specie di insetti sarebbero in declino, e di queste il 30% sarebbero a rischio di estinzione; con un tale trend tutti gli insetti potrebbero sparire in un secolo. Guardando alla sola Europa, la massa degli insetti alati è già diminuita del 75% in trent’anni, più colpite le api da cui dipendono l’84% delle specie coltivate nel continente. I fattori della perdita di biodiversità sono molteplici, ma i ricorrenti hanno dimostrato in giudizio il consenso scientifico rispetto all’individuazione dell’uso dei pesticidi tra le cause principali.
La Francia annovera piani e strategie nazionali come i Plans Nationaux Santé Environnement, il Plan Pollinisateurs 2022-2026, i piani Écophyto, la Strategie pour la Biodiversité, oltre ad una legge “pour la reconquête de la biodiversité” e alla ratifica di strumenti internazionali come la Convenzione sulla Diversità Biologica e il relativo Protocollo di Nagoya, la Convenzione di Ramsar sulle zone umide di importanza internazionale, e la Convenzione AEWA per la conservazione di alcune specie di uccelli migratori. Stando al Code de l’environnement, la biodiversità fa parte del patrimonio comune della nazione francese (art. L 101-1). Eppure, la Francia è il primo Paese in Europa occidentale per consumo di fitofarmaci, in volume di sostanze attive, con un aumento delle vendite del 23% nel 2020. Tra i componenti di questi prodotti, il dibattuto glifosato, che l’Eliseo aveva annunciato di voler mettere al bando nel 2017.
I ricorrenti hanno portato all’attenzione della cittadinanza e della Corte gravi lacune nella procedura di autorizzazione alla messa sul mercato dei prodotti fitofarmaceutici impiegati in quantità: effetti cronici, effetti subletali, effetto “cocktail” dall’interazione di più pesticidi ed effetti su alcune specie come rettili e fauna del suolo, non sono valutati, mentre le specie prese in considerazione sono trattate per categoria (es: “api”). Le autorizzazioni, inoltre, sono concesse per durate molto lunghe, da un’autorità di dubbia indipendenza, e sono difficilmente revocabili.
Tutto ciò, stando alle argomentazioni del ricorso, permetterebbe la messa sul mercato di prodotti fitofarmaceutici con impatti ignoti sulla biodiversità, causando un préjudice écologique ai sensi dell’articolo 1246 del Codice Civile francese.
Un successo parziale
Il Tribunale amministrativo di Parigi ha stabilito il nesso causale tra il mancato rispetto degli obiettivi nazionali di riduzione dell’impiego di pesticidi, contenuti nei piani sopra elencati e derivanti dal diritto internazionale e dell’Unione europea, e il declino della biodiversità in Francia. Pertanto lo Stato francese dovrà prendere, entro il 30 giugno 2024, tutte le misure utili alla riparazione del danno ecologico e per prevenire un peggioramento della situazione, con particolare attenzione alla contaminazione delle acque sotterranee. Tuttavia, la richiesta delle associazioni ambientaliste di ingiungere allo Stato una riforma della procedura di valutazione dei rischi nell’impiego dei fitofarmaci non è stata accolta, anche sulla base di una considerazione di principio sulla separazione dei poteri.
Considerando il successo parziale non soddisfacente, saranno proprio NAAT, Pollinis e le altre Ong ambientaliste coinvolte a presentare un ricorso in appello alla Corte amministrativa d’appello di Parigi, mentre in parallelo si rivolgeranno al Conseil d’Etat per assicurare che la storica sentenza di primo grado abbia esecuzione. Nelle more del procedimento giudiziale, continua la campagna di mobilitazione della cittadinanza, soprattutto mediante strumenti digitali e social network. Il video promozionale mette in guardia i destinatari: il silenzio si fa sempre più assordante, parafrasando Silent Spring di Rachel Carson.
Dalla climate litigation alla biodiversity litigation
Secondo i promotori dell’iniziativa, Jusitce pour le Vivant sarebbe il primo caso in Francia e nel mondo di “biodiversity litigation”, etichetta che ricalca la fortunata categoria della letteratura scientifica “climate litigation”, contenzioso climatico, che raccoglie oggi più di 2300 casi nel mondo. Ci si può domandare se la vicenda, che nel 2019 vide il chimico olandese Johan Vollenbroek ottenere dalla Corte Suprema dei Paesi Bassi la pronuncia che aprì la cosiddetta crisi dei nitrati, non presentasse già diversi elementi tra quanto sopra descritto, e un discreto numero di altri casi precedenti. Come dichiarato nel comunicato stampa che accompagnava il ricorso francese, il Diritto - paradossalmente, se pensiamo alle tempistiche dei procedimenti giudiziari o alla distinzione tra soggetti e oggetti - è uno strumento essenziale ad avviare l’evoluzione ormai palesemente necessaria del nostro rapporto tra esseri viventi.
Immagine: Krzysztof Niewolny (Unsplash)