“Le giovani tornano stanche a tarda notte con le gambe piene di timo; brucano in giro i corbezzoli, i salici scuri, la cassia, il croco rosso, il tiglio succoso e il ferrigno giacinto”. Le “giovani” non sono eccitate teenager che vagano la notte in cerca di aitanti ragazzi dalle curiose fisionomie, né a scriverlo è un baudelairiano poeta che vive nei ghetti di una Los Angeles irrequieta. Le giovani sono le api e l’autore è “il maestro” per antonomasia, colui che condusse Dante per i cerchi dell’Inferno, Virgilio.
Il poeta romano dedica l’intero IV libro delle Georgiche alle api e alla loro cura. Le chiama “condottieri magnifici” e “esseri senza peso che offrono all’uomo il dono celeste del miele”, facendo trapelare una grande ammirazione di fronte alla loro struttura sociale e un grande desiderio di avere in dispensa un po’ di quel delizioso nettare degli Dei. Nel testo dà anche alcuni consigli. “L’apicoltore dovrà scegliere il luogo adatto dove sistemare gli alveari: riparato dai venti, lontano da animali che calpestano i fiori, nei pressi di un ruscello e grandi alberi, che assicurano acqua fresca e ombra e tante erbe profumate.” Forse non troppo lontano da quello che dice oggi Oliver Milman, giornalista ambientale del Guardian e autore del libro intitolato “The Insect Crisis: The Fall of the Tiny Empires That Run the World”, “Gli insetti amano la diversità e i colori, i prati incolti, i lotti vuoti e altri spazi non curati.” Peccato che oggi, per quanto siano incredibilmente importanti, sia api che varietà vegetali siano di fronte a un drastico declino.
Giornata Mondiale delle Api: gli impollinatori e i servizi ecosistemici
Della loro importanza è scritto nel rapporto stilato dall’IPBES, l’“Assessment Report on Pollinators, Pollination and Food Production. Qui viene sottolineato come globalmente quasi il 90% delle specie di piante da fiore selvatiche dipende, almeno in parte, dall’impollinazione. E così anche i tre quarti delle principali colture alimentari. Restando sui dati, i ricercatori hanno stimato che l’impollinazione animale crei un valore di mercato che va dai 235 ai 577 miliardi di dollari ogni anno. Infatti, se gli insetti pronubi si riducessero drasticamente, la produzione agricola diminuirebbe di circa il 5% nei Paesi a reddito più elevato e dell'8% nei paesi a reddito medio-basso.
Due esempi sul ruolo chiave di questi incredibili animali possono essere eloquenti. Nel 2021 il Costa Rica ha esportato caffè per un valore di 372 milioni di dollari - il sesto prodotto più esportato nel paese - diventando il 22° maggiore esportatore di caffè al mondo. Nello stesso anno i ricercatori del CATIE – Centro Agronómico Tropical de Investigación y Enseñanza, Turrialba del Costa Rica hanno condotto uno studio sul valore economico dell'impollinazione e del controllo dei parassiti da parte di api e uccelli sulla produzione di caffè. In trenta piantagioni i ricercatori hanno confrontato il modo in cui i raccolti crescevano con la presenza delle specie animali e senza di loro. I risultati hanno mostrato che l'esclusione sia degli uccelli che delle api porterebbe a una perdita della resa del 24,7%, per un valore 1066 dollari per ettaro. Perdita che influirebbe negativamente sul reddito delle famiglie di agricoltori, dei commercianti, dei gestori di esportazioni e sul mercato in generale.
In California, invece, è il business delle mandorle a reggersi sull'impollinazione: lo stato produce circa l'80% delle mandorle vendute nel mondo. I mandorleti hanno bisogno di essere impollinati, tanto che nel 2022 c’è stata una domanda di 2,63 milioni di colonie di api. Senza il loro “lavoro”, le perdite economiche sarebbero imponenti.
Perchè preservare le api è fondamentale per la biodiversità
Fare un esempio basato sul peso economico dei servizi ecosistemici può essere utile per capire l’importanza che api e altre specie bottinatrici hanno per i nostri modelli di vita, di consumo e di mercato. Ma i benefici da loro offerti vanno ben oltre il mero valore economico. Gli insetti impollinatori cuciono infatti relazioni e mantengono elevato il grado di complessità del mondo: la loro storia evolutiva dimostra come l’interazione tra due gruppi di organismi – insetti e piante - possa essere una straordinaria fonte di diversità biologica. Le piante sviluppano infatti strutture e strategie adatte a richiamare specifici impollinatori, mentre gli impollinatori evolvono parti del corpo e comportamenti adatti a favorire l’impollinazione di specifiche piante. Una danza in un processo costante di coevoluzione. Senza di loro gli ecosistemi si banalizzerebbero, portando a una concatenazione di estinzioni. Dunque, per sintetizzare: meno impollinatori significa meno rese, meno reddito, meno diversità, meno benessere, più insicurezza.
E proprio l’insicurezza potrebbe essere prossima a venire, dato che oggi la frammentazione degli habitat, l’uso di pesticidi in agricoltura, i cambiamenti climatici, l’urbanizzazione e la cementificazione sono alcuni dei fattori che stanno mettendo a rischio tutte le specie di api e insetti pronubi. Definire le percentuali o i numeri di questo declino è estremamente complesso, perché sono specie di difficile monitoraggio e la raccolta dei dati non è ancora né uniforme, né standardizzata.
Però esistono delle stime. L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) indica nella Red List che il 40% delle specie di api sono minacciate. Secondo la European Red Lists of Bees, delle circa 2000 specie di api distribuite sul continente, quasi il 10% è in declino. In Italia, sempre secondo la Red List IUCN, delle 151 specie di api native valutate, 34 sono quelle in pericolo, oltre un quinto del totale. Numeri di una scomparsa che mette a rischio il nostro benessere e la vita di molte altre specie. Ma c’è già chi si muove per la loro tutela.
3bee: ecco come fare per proteggere le api
In Italia, tra le molte aziende che si occupano – e si preoccupano - delle api e del loro declino, ce n’è una che si è posta due principali obiettivi: favorire l’accrescimento delle popolazioni di impollinatori e degli altri insetti, ma anche monitorare il loro benessere. L’azienda si chiama 3Bee ed ha sviluppato dei sensori elettronici che raccolgono dati relativi a temperatura, umidità e suono all’interno degli alveari. Attraverso questa tecnologia ricavano indicazioni sullo stato di salute dello sciame, ma anche sui problemi che lo affliggono.
“Dai dati che abbiamo acquisito finora ci siamo accorti che le api muoiono soprattutto per la mancanza di nettare. Se non ci sono alberi sufficienti, né fiori, le api non riescono a nutrirsi. Il problema è quindi ecosistemico: manca la biodiversità vegetale.” A parlare con Materia Rinnovabile è Niccolò Calandri, CEO di 3Bee - “A partire dal 2021 abbiamo iniziato a sviluppare, oltre alla tecnologia per le api, la tecnologia per i boschi: abbiamo creato 123 oasi sparse su tutto il territorio italiano. Le oasi sono nate dal recupero di terreni in disuso o bonificati, sui quali noi abbiamo piantato alberi nettariferi a fioritura scalare, con una buona biodiversità di flora. All’interno di queste aree abbiamo iniziato a monitorare e censire gli impollinatori presenti, con lo scopo di capire quali e quante specie ritornano in natura e creare un indice di diversità del bosco.
Per i prossimi anni l'obiettivo è passare da 123 a 10.000 oasi: parliamo di un milione di alberi e, più o meno, di 10 milioni di tonnellate di CO2 assorbita. La volontà è quella di creare corridoi ecologici che uniscano tutta Italia e favoriscano l’espansione delle popolazioni di api e impollinatori.” L’obiettivo è alto, ma la determinazione è grande. E oggi più che mai necessaria. Senza di loro la nostra sicurezza economica ed alimentare sarebbe messa in discussione. E in discussione sarebbe messo anche il verso del grande poeta romano, Virgilio, convinto che “sebbene le aspetti un breve termine di vita, giacché non vanno oltre la settima estate, la specie resta immortale.”
Immagine: Envato Elements