570 milioni di euro in interventi sul territorio, circa 107,6 milioni di euro all’anno. È questa la cifra prevista nel proprio piano industriale 2022-2026 da Gruppo CAP, monoutility che gestisce in house providing il servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano. Investimenti che non guardano solo all’efficientamento delle reti, per continuare a garantire a 2 milioni di utenti la fornitura di acqua potabile e l’insieme dei servizi relativi alla raccolta e alla depurazione dei reflui.

Tra i compiti e le priorità del Gruppo vi sono infatti innovazione (anche in materia di economia circolare), supporto tecnico ai comuni soci, ascolto dei territori e salvaguardia delle risorse idriche, con importanti investimenti in progetti di de-impermeabilizzazione del suolo e riqualificazione ambientale. Materia Rinnovabile ne ha parlato con Yuri Santagostino e Alessandro Russo, rispettivamente Presidente e Amministratore Delegato di Gruppo CAP.

Presidente Santagostino, dal 2014 al 2023 è stato sindaco di Cornaredo, comune della Città metropolitana di Milano. Che impatto avrà questa esperienza sul suo mandato?

Come sindaco negli ultimi nove anni ho vissuto Gruppo CAP dall’esterno, potendo apprezzare come CAP sia un'azienda del territorio per i territori. Uno dei miei impegni sarà quindi essere garante, soprattutto ora che si devono concretizzare gli interventi previsti dal PNRR. Abbiamo progetti per 100 milioni di euro che riguardano principalmente due filoni. Il primo è la de-impermeabilizzazione delle aree urbane, non solo attraverso semplici interventi di lavori pubblici ma anche attraverso progetti di riqualificazione ambientale. Il secondo filone, meno visibile poiché sottoterra, riguarda invece la sostituzione di 18 chilometri di rete idrica per ridurre perdite e migliorare la distribuzione.

Si può parlare di un’evoluzione del ruolo di CAP come green utility?

Sicuramente. Oltre alla risposta delle sfide quotidiane dei territori si aggiunge il tema dell’adattamento agli effetti del cambiamento climatico, come alluvioni e siccità. Molti comuni hanno grandi difficoltà nel reperire personale con competenze specifiche sui temi della programmazione, architetti, geometri, ingegneri. Di fronte a queste esigenze oggi CAP non è più soltanto il braccio operativo dei comuni soci, ma svolge un ruolo fondamentale di supporto e di guida, aiutando le amministrazioni in un momento critico per la sostenibilità.

Il modello di gestione del territorio sposato da CAP negli ultimi anni è quello delle “metropoli dell’acqua”. Cosa significa?

Le città dipendono dal territorio che le circonda, sul quale peraltro impattano. L’approccio alla gestione delle acque meteoriche, soprattutto in aree fortemente urbanizzate e quindi impermeabilizzate, come l'area metropolitana di Milano, deve essere inquadrato in un approccio olistico e non più settoriale: tra l’assetto urbano e il reticolo naturale e artificiale c’è una stratta correlazione. L’intervento dal punto di vista ingegneristico sulla rete fognaria - solo nel 2021 abbiamo investito 30 milioni di euro per interventi dedicati alla resilienza di queste infrastrutture – diventa prioritario come l’intervento in rigenerazione. Nell’ambito del progetto Milano Città Spugna abbiamo investimento 50 milioni di euro ottenuti grazie al PNRR, puntando a realizzare 90 opere in 32 comuni, riqualificando un’area complessiva pari a 530mila metri quadrati. Esempi recenti hanno interessato il comune di Abbiategrasso, dove abbiamo inaugurato una vasca di laminazione capace di raccogliere fino a 11 mila metri cubi di acque per prevenire gli eventi meteorici eccezionali, un parco sportivo polifunzionale e una nuova area verde studiata appositamente per migliorare la capacità del terreno di assorbire l’acqua.

AD Russo, con il recepimento della nuova direttiva europea sulle acque potabili in materia di piani di sicurezza (Water Safety Plans) si è passati ad un approccio basato sul rischio. Cosa significa?

Approccio basato sul rischio significa abbandonare l’idea di gestione delle reti idriche come serie di attività a consuntivo e passare ad un modello basato sui piani di sicurezza delle acque, strumento che a seconda dell’area interessata permette di vagliare gli elementi critici e fare analisi anche in maniera preventiva. In Italia siamo stati i primi ad adottare i piani di sicurezza per l'acqua quando ancora l'UE accennava a questo tema. Dall’inizio dell’anno scorso tutti i sistemi acquedottistici di Gruppo CAP hanno quindi completato l'analisi del rischio e sono monitorati sotto Water Safety Plan.

Come ribadito anche quest’anno nel Blue Book 2023 realizzato da Utilitalia e Fondazione Utilitatis, in materia di investimenti l’Italia è ancora fanalino di coda dell’UE. Nel frattempo, nel nostro Paese il costo a dell’acqua pubblica è tra i più bassi dei 27 Stati Membri. In futuro si andrà necessariamente nel verso di un aumento della tariffa?

Il servizio idrico integrato è un servizio a totale copertura tariffaria, per cui, al di là del PNRR, la gestione viene pagata in bolletta dai cittadini. È evidente che il mondo sta cambiando e che saremo chiamati a fare più investimenti. Sicuramente nei prossimi anni dovremo interrogarci su che cosa vogliamo fare del servizio idrico. Se vogliamo portarlo agli standard europei, dobbiamo essere consapevoli che c'è un costo da sostenere. Poi, che questo costo sia da sostenere attraverso la tariffa o attraverso la fiscalità generale è un altro tema. Tuttavia, aumento della tariffa non significa necessariamente maggiori costi per i cittadini. In Italia beviamo pochissima acqua dal rubinetto e abbiamo un consumo pro capite di acqua in bottiglia molto alto, con costi che arrivano a 240 euro annui a famiglia. Il rapporto è talmente ampio che basterebbe consumare una piccola quantità di acqua di rubinetto in più per trovare le risorse necessarie senza dover chiedere ai cittadini più di quanto spendano oggi.

Investire significa puntare anche su ricerca e innovazione. Che priorità avete individuato?

Gruppo CAP negli ultimi dieci anni ha investito 1,1 miliardi di euro e si appresta a fare altrettanto nei prossimi dieci. Questi investimenti non sono solo infrastrutturali, ma riguardano anche la sfera della conoscenza. Ad esempio, sappiamo che il futuro del servizio idrico è fatto di riuso dell'acqua, ma per riutilizzare servono tecnologie che permettano di trattarla al meglio. Gruppo CAP in Italia è punta avanzata, perché recuperiamo il 30% dell'acqua che depuriamo rispetto ad una media nazionale dell’8%.

Inoltre, una migliore depurazione delle acque non si lega soltanto al tema della qualità dell'acqua e al suo riuso, ma permette al gestore di ricavare materie prime seconde da tutto ciò che fluisce nel sistema fognario. Grazie anche alla tecnologia stiamo capendo come estrarre microplastiche, azoto, fosforo e altri elementi che si trovano nei fanghi di depurazione, che da rifiuto ora diventano opportunità. Di fatto costituiscono delle miniere di materie prime seconde che, se recuperate, possono tornare ad avere un nuovo valore. Quindi non è solo riuso dell'acqua, ma riuso di tutto quello che arriva da un sistema fognario.

Quindi economia circolare. Avete progetti già avviati?

Attraverso Circular Biocarbon, un progetto internazionale che coinvolge la BioPiattaforma di Sesto San Giovanni e l’impianto gemello di Saragozza, dai fanghi di depurazione e la frazione umida dei rifiuti puntiamo a recuperare biopolimeri e minerali (fosforo e carbonio, in particolare) da utilizzare per la produzione di bioplastiche, fertilizzanti con proprietà biostimolanti e grafene da impiegare a livello industriale.

Un altro esempio è BIOMETHAVERSE (acronimo per Demonstrating and Connecting Production Innovations in the BIOMETHAne uniVERSE) progetto che riunisce 23 partner industriali, associazioni e università provenienti da 8 Paesi europei e che vede CAP come coordinatore del progetto italiano, sviluppato insieme al Politecnico di Milano, SIAD (Società Italiana Acetilene e Derivati) e CIC (Consorzio Italiano Compostatori).
In sostanza, si tratta di un progetto che unisce la produzione di idrogeno verde sfruttando la tecnologia Power to Gas (PtG), che sarà sviluppata presso l’impianto di depurazione di Bresso Niguarda, uno dei più all’avanguardia d’Europa, alla produzione di biometano sintetico. La tecnologia Power-to-Gas permette di immagazzinare l’energia elettrica derivata da fonti rinnovabili (fotovoltaico, idroelettrico ed eolico) e di utilizzarla per produrre idrogeno attraverso l’elettrolisi.

E in materia di decarbonizzazione?

In termini di volumi, quella della decarbonizzazione è la sfida più ambiziosa. Da anni abbiamo avviato un percorso che mira a ripensare i nostri consumi. Siamo stati tra i primi ad acquistare energia totalmente green e continueremo a farlo, nonostante ovviamente oggi questo tipo di energia abbia costi leggermente più alti. Inoltre, da alcuni anni compensiamo tutte le emissioni di CO2 attraverso 'acquisto di crediti di carbonio. Ma compensare non basta. Puntando ad emettere il meno possibile, attraverso dei bandi europei abbiamo ottenuto alcuni finanziamenti che uniscono recupero di materia e digitalizzazione, che in sintesi sono le due direttrici del nostro piano di sostenibilità.

Immagine: Envato Elements