Impatti duraturi e devastanti sulla nostra società. Perdite di vite umane e danni economici ingenti. Non parliamo della guerra in Ucraina, ma della lunga escalation dell’uomo contro sé stesso legata ai cambiamenti climatici. Estesa al punto da non riuscire a stare al passo con l’adattamento.
Oggi, 28 febbraio, è uscito il rapporto del gruppo di lavoro II dell'IPCC, Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability. Il tema centrale è come e quanto ci colpirà il cambiamento climatico. Dagli impatti su vegetazione e animali (con attese mortalità di massa tra alcune specie di alberi e coralli) ai danni dei meteo estremi e all’innalzamento dei mari, passando alle perdite di vite umane legate alle temperature record, il report offre un dettaglio preoccupante della dimensione e dell’intensità dei danni che il genere umano dovrà affrontare.
Grazie ai nuovi modelli previsionali messi in relazione con le politiche attualmente adottate, il report è in grado di valutare la risposta umana di adattamento a questi fenomeni. Voto purtroppo negativo, dato che sempre più eventi meteorologici estremi si stanno verificando simultaneamente, causando impatti a cascata che sono sempre più difficili da gestire. “Gli eventi estremi hanno esposto milioni di persone a grave insicurezza alimentare e idrica, soprattutto in Africa, Asia, America centrale e meridionale, nelle piccole isole e nell'Artico”, si legge nel report. E quasi nulla è stato fatto per contrastare questi fenomeni.
L’interdipendenza tra clima e società
“Questo rapporto è un terribile avvertimento sulle conseguenze dell'inazione”, ha dichiarato Hoesung Lee, presidente dell'IPCC. “Mostra che il cambiamento climatico è una minaccia grave e crescente per il nostro benessere e per un pianeta sano. Le nostre azioni di oggi determinano il modo in cui le persone si adattano e la natura risponde ai crescenti rischi connessi ai cambiamenti climatici”.
Sono rischi che ci toccano da vicino, come l’insicurezza alimentare e idrica che colpirà Africa, Asia, America centrale e meridionale, piccole isole e area mediterranea, destinati a diventare davvero acuti. Anche in un mondo con basse emissioni di gas serra, l'8% dei terreni agricoli odierni diventerà climaticamente inadatto entro il 2100. Nelle stesse condizioni, si prevede che i pescatori nelle regioni tropicali dell'Africa perderanno fino al 41% della resa della loro pesca entro la fine del secolo a causa delle estinzioni locali di pesci marini. Rischi per la salute: se la temperatura aumenterà di 3°C e non solo di 1,5°C, il numero di decessi e persone a rischio di stress da calore raddoppierà o triplicherà. I dati sono sempre più inconfutabili.
“Questo rapporto sottolinea l’interdipendenza tra clima e società, legando con a doppio nodo le scienze climatiche, a quelle sociale ed economiche”, lancia l’allarme Serena Giacomin, presidente di Italian Climate Network, che dà una chiara interpretazione del report. “Evidenzia quanto i rischi per la società siano già difficili da gestire e che proseguendo sulla strada delle emissioni di gas climalteranti, avremo modo di sperimentare aspramente cosa voglia dire la parola rinuncia. Servono sostegno politico, azioni urgenti, processi decisionali efficaci, finanziamenti adeguati, trasferimento di tecnologie, riducendo e gestendo il rischio climatico fin da subito. Siamo tutti esposti, in modo diretto e indiretto”.
Insomma il report è uno schiaffo in faccia a quelli che ancora chiedono gas e carbone, magari giustificando la situazione in Ucraina, non capendo che così ancora una volta ci si condanna a situazioni di grave instabilità e rischio.
Acqua, il cuore della crisi climatica
Nella sezione dedicata all’Europa e al Mediterraneo emerge subito come l’impatto più grave verrà soprattutto dalla scarsità idrica. Elevatissimi i rischi per la produzione agricola. A causa di una combinazione di caldo e siccità, si prevedono nel XXI secolo perdite sostanziali in termini di produzione agricola per la maggior parte delle aree europee, che non saranno compensate dai guadagni attesi per l'Europa settentrionale.
Nell’Europa meridionale il numero di giorni con insufficienti risorse idriche (disponibilità inferiore alla richiesta) e siccità aumenta in tutti gli scenari di riscaldamento globale. Persino con un aumento di solo 1,5°C, la scarsità idrica coinvolgerà il 18% della popolazione. Percentuale che schizza al 54% nello scenario a 2°C. Nello scenario a 3°C l’aridità del suolo sarà del 40% superiore allo scenario con riscaldamento ridotto.
Nell’area mediterranea la domanda di risorse idriche eccede già oggi la disponibilità. Questo divario sta aumentando a causa dei cambiamenti climatici e degli sviluppi socio-economici. Nel caso di un innalzamento di temperatura di 3°C il rischio di scarsità di risorse idriche diventerà alto anche nell'Europa centro-occidentale.
“In Italia abbiamo ignorato la questione idrica per troppo tempo, con soluzioni spesso sorpassata ed interventi emergenziali”, commenta Marirosa Iannelli, presidente del Water Grabbing Observatory. “Oggi serve soprattutto fermare tutti i processi che richiedono un aumento di approvvigionamento idrico, dagli allevamenti intensivi alle colture idrovore, e persino le centrali termiche che richiedono acqua per il raffreddamento. Come si fa a pensare il nucleare quando inizia a scarseggiare l’acqua per idroelettrico e agricoltura?”.
Confermati anche i rischi derivanti da precipitazioni devastanti, con un aumento significativo entro la fine del secolo delle inondazioni costiere, fluviali e pluviali, così come sono confermati gli innalzamenti del livello del mare che nel Mediterraneo si prevede – nello scenario peggiore – aumenti fino ad un metro. Ma la cosa preoccupante è che le amministrazioni pubbliche non tengono assolutamente in conto di queste informazioni nella pianificazione urbanistica e infrastrutturale.
Secondo il professore di Meteorologia e Oceanografia Fisica Piero Lionello, in un comunicato del Centro EuroMediterraneo per i Cambiamenti Climatici, “l’adattamento può basarsi sulla gestione della domanda della risorsa idrica con meccanismi di monitoraggio, restrizioni, tariffe, misure di risparmio ed efficienza, gestione del territorio. La maggior efficienza dell'irrigazione ha già ridotto la scarsità d'acqua, in particolare nelle regioni meridionali. Tuttavia, In presenza di elevati livelli di riscaldamento, misure di risparmio idrico ed efficienza potrebbero non essere sufficienti per contrastare la ridotta disponibilità della risorsa”.
Adattamento
Il Rapporto informa sugli impegni di adattamento e mitigazione messi in atto per ridurre i rischi associati al clima insieme alle opzioni per creare un futuro sostenibile, resiliente ed equo per tutti. “Dobbiamo investire la metà della finanza climatica in adattamento”, ha ribadito il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, durante la conferenza stampa di lancio del documento. Ma l’azione deve essere rapida e urgente. Gli autori affermano che la capacità del mondo di adattarsi agli impatti diminuirà rapidamente con l'ulteriore aumento delle temperature, raggiungendo rapidamente dei limiti oltre i quali l'adattamento sarebbe impossibile.
Biodiversità
Nel report si torna a ribadire come la tutela della biodiversità sia centrale per la mitigazione del climate change. L'aumento di ondate di calore, siccità e inondazioni sta già superando le soglie di tolleranza di piante e animali, causando mortalità di massa in alcune specie tra alberi e coralli.
"Ecosistemi in salute sono più resilienti di fronte ai cambiamenti climatici e forniscono servizi essenziali per la vita, come cibo e acqua", ha detto il co-presidente del gruppo di lavoro II dell'IPCC Hans-Otto Pörtner. “Ripristinando gli ecosistemi degradati e conservando efficacemente ed equamente il 30-50% degli habitat terrestri, d'acqua dolce e marini, le società umane possono trarre beneficio dalla capacità della natura di assorbire e immagazzinare carbonio. In questo modo possiamo accelerare il progresso verso lo sviluppo sostenibile, ma sono essenziali finanziamenti adeguati e sostegno politico”. Per questo sarà fondamentale il negoziato sulla biodiversità a Kunming a luglio. Senza un accordo ambizioso il rischio è quello di vedere accadere gli scenari più impattanti contenuti nel report IPCC. Una catastrofe per tutta l’umanità.