La maggior parte dei prodotti acquistati nei supermercati proviene da poche grandi aziende alimentari, note anche come FMCG (fast moving consumer good companies). Nell’Unione europea e nel Regno Unito quanto è prodotto nel 40% dei terreni agricoli è influenzato da sole dieci aziende produttrici di alimenti di largo consumo e della grande distribuzione. Numerose imprese del settore hanno promesso grande impegno nel contrasto al cambiamento climatico e a favore della biodiversità. Non è abbastanza, è il momento per le aziende di guidare la rigenerazione attraverso una grande riprogettazione del cibo.
The big food redesign
Il recente report The big food redesign della Ellen MacArthur Foundation racconta perché oggi sia fondamentale cambiare il design dei prodotti alimentari, a partire dagli ingredienti stessi. Il report propone un cambiamento di prospettiva: invece che piegare la natura a produrre sempre più cibo e spesso di minore varietà, i cibi che arrivano sulle nostre tavole devono essere progettati per far prosperare la natura. Per arrivare ad un futuro in cui sia disponibile su larga scala cibo a impatto positivo per la natura.
Oggi, solo quattro colture forniscono il 60% delle calorie del mondo, mentre molti ingredienti che potrebbero essere usati al loro posto e avere un impatto ambientale minore sono raramente presi in considerazione. Un sistema alimentare positivo per la natura che funzioni efficacemente richiede un insieme più vario di piante e bestiame e una migliore comprensione dei contesti locali.
Secondo lo studio è cruciale che le aziende, soprattutto le grandi multinazionali del cibo, si impegnino ad acquistare tutti gli ingredienti che un paesaggio può produrre in maniera rigenerativa e a trasformarli in prodotti gustosi e accattivanti per i consumatori. I risultati di tale cambiamento di approccio possono essere sorprendenti a livello di emissioni, calorie prodotte, biodiversità e profitto degli agricoltori.
Spazio ai progettisti del cibo
I principali prodotti di largo consumo e i rivenditori possono catalizzare questo cambiamento nel mix di colture e bestiame su scala e ritmo, creando la domanda di ingredienti diversi, il che spesso significa riprogettare radicalmente i prodotti alimentari. Per far ciò, i progettisti alimentari possono usare i principi dell'economia circolare e applicarli in tutte le dimensioni del design alimentare, a partire dal concetto di prodotto, attraverso la selezione e l'approvvigionamento degli ingredienti, fino agli imballaggi.
La grande riprogettazione alimentare mostra che la combinazione di quattro opportunità di selezione e approvvigionamento degli ingredienti sblocca sostanziali benefici ambientali, economici e di rendimenti agricoli. I quattro elementi chiave del redesign nella selezione e nell’approvvigionamento del cibo del futuro sono la diversità, il sovraciclo (upcycling), il basso impatto ambientale e la produzione secondo pratiche rigenerative.
Oltre naturalmente al packaging - fondamentale nel definire la durata di conservazione di un alimento - che va o eliminato, o riusato o i cui materiali vanno mantenuti in circolo. Secondo Eliot Beeby, Senior Research Analyst della Food Iniziative della EMF, “Se si incorporano i risultati rigenerativi nel concetto del prodotto, e se si stabiliscono degli obiettivi, incorporando obiettivi rigenerativi positivi per la natura nella descrizione del prodotto, il team di sviluppo del prodotto può avere incentivi molto più chiari nel progettare e ottenere questi risultati”.
L’approvvigionamento responsabile non basta
Bisogna attuare una transizione verso il design circolare per il cibo che vada ben oltre il semplice approvvigionamento responsabile dei prodotti. Come afferma Emma Chow, project lead della Food Initiative della EMF, "Tutto inizia con la progettazione. Non possiamo solo cercare di migliorare in modo incrementale l'approvvigionamento degli ingredienti attuali; dobbiamo effettivamente ripensare gli alimenti che vengono offerti sul mercato".
La circular economy for food e il design circolare del cibo offrono benefici significativamente maggiori rispetto al solo migliore approvvigionamento degli ingredienti. Secondo lo studio, infatti, la riprogettazione circolare per la produzione alimentare può ridurre le emissioni di gas serra del 70% e la perdita di biodiversità del 50% e aumentare la produzione totale di cibo e la resa del 50%, innescando un incremento annuale di 3100 dollari per ettaro nel profitto degli agricoltori. Dati che sono molto meglio di ciò che l'approvvigionamento responsabile potrebbe fare, vale a dire una riduzione del 50% dei gas serra, una riduzione del 20% della perdita di biodiversità, un aumento del 5% della produzione alimentare totale con un aumento annuale di 200 dollari per ettaro della redditività degli agricoltori.
Secondo il big food redesign, i prodotti di largo consumo e i rivenditori possono intraprendere, in particolare, cinque azioni per fare accettare ampiamente alla popolazione i prodotti alimentari con impatto ambientale positivo: la creazione di piani d'azione ambiziosi e ben finanziati per rendere i portafogli di prodotti nature-positive una realtà, la creazione di nuove dinamiche di collaborazione con gli agricoltori, lo sviluppo di prodotti iconici per mostrare il potenziale del design circolare per il cibo, l’utilizzo di metriche e definizioni comuni tra le diverse aziende produttrici di ingredienti e la promozione di politiche che sostengano un sistema alimentare positivo per la natura. Questo ultimo elemento è davvero cruciale. Arrivare alla produzione di cibo che abbia impatti positivi anche sulla natura come norma è possibile se l'industria e il governo lavorano insieme per rivoluzionare il modo in cui progettiamo la produzione alimentare. La riprogettazione circolare dovrebbe essere il nuovo modo di fare le cose se vogliamo cibo gustoso, nutriente, sostenibile e redditizio per tutti. "Se si progettano fin dall'inizio i prodotti alimentari con l'intenzione di avere risultati rigenerativi, si possono ottenere risultati piuttosto impressionanti alla fine”, continuano Beeby e Chow.
Il Circular design for food applicato
Con particolare riferimento allo sviluppo di prodotti iconici, la Ellen MacArthur Foundation ha anche ipotizzato come, a partire dal big redesign dei cibi, entro il 2030 potranno essere ampiamente disponibili nei negozi di alimentari europei e del Regno Unito una serie di prodotti progettati in maniera circolare che contrastano attivamente il cambiamento climatico e costruiscono biodiversità.
Come Climate Crunch di Regenerate, una miscela di grano e piselli, densa di nutrienti e ricca di proteine, ideale per la colazione, o Down To Earth, una linea di varietà di patate gustose e resistenti, coltivate in modo da ridurre la loro impronta di carbonio, che al tempo stesso sono accessibili a livello di prezzo e hanno lo stesso sapore delle patate tradizionali. È auspicabile che anche il modello di acquisto cambi: i rivenditori che hanno preso parte al programma Down To Earth potrebbero accettare un modello di acquisto integrale, vale a dire acquistare tutti i prodotti coltivati dalla fattoria, pagando al tempo stesso un premium per le nuove varietà di patate che compensi la perdita di volumi delle altre colture a causa dell’aggiunta della senape nella rotazione agricola. Per quanto riguarda il design del prodotto, gli standard dei supermercati dovrebbero, invece, essere adattati per permettere che tutte le patate commestibili siano vendute nei negozi, al di là del loro aspetto.
Immagine: Jimmy Dean (Unsplash)