L’11 marzo 2011 alle 14.46 (le 6:46 italiane) un sisma di magnitudo 9.1, uno dei più intensi mai registrati sulla Terra, colpisce il Giappone. Meno di un’ora dopo, un’imponente onda di tsunami, alta fino a 15 metri, si abbatte sulle coste del paese, causando la morte di oltre 20.000 persone e danneggiando gravemente la centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Ha così origine l’unico incidente nucleare, insieme al disastro di Cernobyl del 26 aprile 1986, a essere classificato come livello 7 della scala INES, il livello di gravità massima.
A 14 anni dal disastro nucleare, a Fukushima oggi è in corso un lungo e articolato processo di smantellamento (o decomissioning) del sito, destinato a durare decenni. Il governo di Tokyo ha fissato un obiettivo di bonifica tra i 30 e i 40 anni, pensando di poter chiudere le operazioni nel 2051, ma gli esperti hanno forti dubbi sulla fattibilità del piano, considerati i ritardi già accumulati.
Fukushima, lo tsunami e il disastro nucleare nel 2011
Quando l’onda dello tsunami si riversa sulla centrale nucleare di Fukushima Daiichi (Fukushima Daiichi Nuclear Power Station - FDNPS), tre dei sei reattori, costruiti negli anni Settanta, sono in funzione, mentre un quarto reattore è utilizzato come deposito temporaneo per le barre di combustibile esaurito.
Il sistema di raffreddamento smette subito di funzionare, causando la fusione dei nuclei 1, 2 e 3 dell’impianto nei primi tre giorni, con diverse esplosioni e l’emissione di grandi quantità di radiazioni nei giorni successivi.
In reazione all’emergenza il governo istituisce una no fly zone di 30 km attorno alla struttura e un territorio di almeno 20 km di raggio viene evacuato.
Per raffreddare i reattori e stabilizzarne i resti nel corso del tempo si usa acqua di mare, che viene contaminata da livelli di radioattività tale da non poter essere rilasciata nell’ambiente. Si utilizzano così dei serbatoi di sicurezza da circa 1.000 metri cubi l’uno, via via accumulati intorno alla centrale.
Fukushima oggi: la situazione nel 2025
Nell’aprile 2021, considerando ormai esaurito lo spazio di stoccaggio, occupato da circa un migliaio di barili, il governo di Tokyo e TEPCO (Tokyo Electric Power Company Holdings), la società che gestisce l’impianto di Fukushima, annunciano un piano per trattare e rilasciare l’acqua in mare aperto.
Il via alle operazioni di sversamento dei primi lotti arriva nell’agosto 2023. L’obiettivo non è solo liberare i serbatoi per lasciare il posto alle strutture dedicate al futuro smantellamento dell’impianto, ma riguarda anche questioni di sicurezza. In caso di un altro terremoto o di un altro tsunami, infatti, i barili potrebbero essere danneggiati e grandi quantità di acqua ancora non trattata potrebbero finire nell’oceano.
La procedura di purificazione, come spiega l’AIEA, l’Agenzia internazionale dell’energia atomica, utilizza un sistema avanzato di elaborazione dei liquidi (Advanced Liquid Processing System - ALPS), in grado di filtrare e rimuovere 62 radionuclidi. Tra questi non rientra il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno, considerato innocuo in piccole quantità.
Acqua da sversare, detriti da rimuovere
La concentrazione di questo elemento viene diluita fino a scendere a sotto 1.500 becquerel al litro, quantità ampiamente inferiore rispetto ai livelli che l’Organizzazione mondiale della sanità considera accettabili per l’acqua potabile (10.000 bq/l) e ancor più bassa rispetto al limite stabilito dal Giappone (60.000 bq/l).
Una volta trattate, le acque vengono smaltite nell’Oceano Pacifico attraverso un tunnel sottomarino, che termina a circa un km dalla costa, all’interno della distanza di 1,5 km entro la quale la pesca commerciale è proibita dal 2011.
Nell’anno fiscale 2023, che si è chiuso a marzo 2024, sono state rilasciate circa 31.200 tonnellate di acqua in quattro round, mentre per l’anno fiscale 2024, che si chiuderà a fine marzo 2025, sono programmati sette round per 54.600 tonnellate di acqua scaricata.
Dal settembre 2024 Tepco ha avviato anche un’altra fase del processo di dismissione della centrale nucleare di Fukushima, altrettanto delicata e ancora più ardua: la rimozione dei detriti di combustibile fuso. Dentro i reattori permangono circa 880 tonnellate di materiale estremamente pericoloso, che presenta livelli di radiazioni così elevate che Tepco ha dovuto sviluppare droni e robot specializzati in grado di operare al loro interno.
Il primo step ha previsto il prelevamento di piccoli campioni da analizzare per capire come smantellare in sicurezza l’impianto, in vista della definizione di un piano specifico.
Le ultime notizie da Fukushima
Le più recenti news da Fukushima riguardano lo sversamento delle acque in mare, che continua a suscitare preoccupazione tra le comunità di pescatori attive nelle vicinanze, ma anche tra i paesi che hanno coste potenzialmente interessate da eventuali conseguenze, come Cina e Corea del Sud.
L’ultimo report disponibile è relativo al mese di novembre 2024, che fornisce informazioni sullo stato dello smaltimento e sul monitoraggio della qualità dell'acqua di mare. I risultati ottenuti da TEPCO, e verificati sia dall’Agenzia giapponese per l’energia atomica (JAEA) che dall’AIEA, confermano un livello di radiazione dell'acqua campionata al di sotto dei limiti stabiliti dalle normative.
Sicurezza alimentare: i test sul pesce
Tra il 19 e il 21 febbraio 2025 si è tenuto uno dei monitoraggi aggiuntivi previsti dall’accordo raggiunto lo scorso settembre tra Tokyo e Pechino. In quest’occasione, come spiega il Ministero nipponico dell’economia, del commercio e dell’industria, il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l’energia atomica Rafael Mariano Grossi si è unito agli scienziati della Repubblica Popolare Cinese (Third Institute of Oceanography), della Repubblica di Corea (Korean Institute for Nuclear Safety) e della Svizzera (Spiez Laboratory) per raccogliere campioni di acqua di mare vicino a Fukushima.
La Cina ha potuto raccogliere anche campioni di pesce, in modo da misurare la concentrazione di materiali radioattivi. Si lavora in questo modo alla revoca del divieto cinese di importazione di prodotti ittici giapponesi, emesso nell'agosto 2023, proprio quando sono iniziate le operazioni di sversamento. Pechino riprenderà le importazioni in più fasi, se la sicurezza verrà confermata.
L'Agenzia internazionale per l'energia atomica ha già condotto diverse analisi alimentari su sei diversi tipi di pesce, pescati al largo della prefettura di Fukushima, tra cui orate e passere di mare. La stessa Tepco conduce test in loco grazie ad apposite vasche di allevamento, anche su molluschi. Secondo i tecnici, i dati sugli effetti trascurabili del trizio sulla fauna marina sono confermati.
Fukushima oggi è abitata?
Infine, oltre agli aspetti economici e ambientali, quali sono le conseguenze demografiche e sociali del disastro nucleare di Fukushima? Il Grande terremoto del Giappone orientale, come viene chiamato il sisma dell’11 marzo 2011, ha lasciato profonde cicatrici.
All’interno della prefettura di Fukushima si erano registrati 150.000 persone sfollate, 41.000 delle quali nel 2020 non erano ancora rientrati nelle proprie case. Il distretto di Futaba, in cui ha sede la centrale nucleare, è stato colpito in modo particolarmente duro dal calo della popolazione, come scrive The Japan Times.
I comuni dell’area stanno cercando di escogitare misure per riportare i residenti o attrarne di nuovi. Un compito arduo, in un territorio che un tempo godeva di un alto tasso di natalità e di forti legami tra i suoi residenti, grazie alle stabili opportunità di lavoro fornite dalla centrale di Fukushima e dalle industrie correlate.
A tutela della popolazione il livello di radiazioni nell’aria attorno al perimetro della centrale elettrica viene monitorato regolarmente. L’impatto sulle comunità è ritenuto trascurabile, ma sono attivi sistemi per segnalare e gestire rapidamente eventuali peggioramenti.
In copertina: Fukushima fotografata da Jun Teramoto, via Flickr