I consumi alimentari degli italiani fuori casa sono aumentati del 31%, e la ristorazione veloce raccoglie circa il 7% delle visite complessive. A dirlo è il Rapporto Fipe-Confcommercio 2023. Insomma, agli italiani piace mangiare fuori, ma quanto è sostenibile questa pratica a livello di imballaggi? Il tema è attuale anche in Europa dove è in discussione una proposta di Regolamento sugli imballaggi che tanto sta facendo discutere.

Duccio Bianchi, cofondatore di Ambiente Italia, ha provato a rispondere a questa domanda, su proposta di Comieco, Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli imballaggi a base cellulosica. I risultati della ricerca, Economia circolare e ristorazione veloce: raccolta e riciclo degli imballaggi cellulosici, il caso McDonald’s Italia, sono stati presentati a Roma nel corso di un convegno organizzato insieme a McDonald’s e Seda International Packaging Group, con la partecipazione, tra gli altri, degli europarlamentari Mercedes Bresso e Massimiliano Salini.

"Nel nostro paese sono molto diffuse buone pratiche di riciclo, specialmente di carta e cartone, che raggiungono ottimi livelli e prestazioni”, ha dichiarato l’On. le Mercedes Bresso. “Nella discussione in Parlamento europeo sul regolamento sugli imballaggi stiamo lavorando per difendere queste esperienze, rifiutando una contrapposizione a priori con il riuso, ma ricercando sempre il miglior risultato ambientale.”

Il caso McDonald’s

Nei ristoranti McDonald’s, la carta costituisce il 96,4% del totale degli imballaggi immessi al consumo. Si tratta di contenitori in fibra vergine (in Italia non è utilizzabile fibra da riciclo nel contatto con gli alimenti) in maggioranza monomateriale, che rappresentano una risorsa preziosa che può e deve essere valorizzata attraverso il riciclo.

“Abbiamo analizzato le performance di raccolta e riciclo dei rifiuti in sala in sei esercizi McDonald’s di Milano: la produzione dei rifiuti settimanale è in media di 485 kg di cui il 64% (310 kg) è carta e cartone. Di questi materiali cellulosici oltre l’80% viene raccolto in maniera differenziata per essere avviato a riciclo”, ha spiegato Duccio Bianchi, autore dello studio. “Le analisi qualitative effettuate su questa frazione specifica, inoltre, evidenziano come la presenza di frazioni estranee e carta con livelli di contaminazione da cibo troppo elevati per il riciclo sia decisamente bassa, poco più del 2%”.

Una foto dal convegno Comieco

Lo studio Comieco

Lo studio dimostra che esiste un modello sostenibile di gestione dei rifiuti estendibile a tutta la ristorazione veloce in grado di garantire questo obiettivo. Ma sono necessari contenitori appositi per la raccolta differenziata, un servizio comunale dei rifiuti differenziati puntuale e ben organizzato (con un numero di prelievi maggiore sulla carta e minore sull’indifferenziato), utilizzo di imballaggi rinnovabili e riciclabili e collaborazione degli operatori della ristorazione e dei consumatori che vanno attentamente informati e coinvolti.

“Questo studio conferma come la sinergia tra operatori della ristorazione, industria che progetta gli imballaggi secondo criteri di ecodesign, gli operatori della raccolta e i consumatori porti la filiera italiana del riciclo di carta e cartone a essere un’eccellenza con ulteriori prospettive: sono già stati superati gli obiettivi UE al 2025 (75% tasso di riciclo) e stimiamo nel 2023 di raggiungere l’85% (ovvero il riciclo di circa 4,3 milioni di tonnellate di imballaggi in carta e cartone), in anticipo sul target fissato al 2030”, ha commentato Carlo Montalbetti, Direttore Generale Comieco.

Accoppiati carta-polietilene

Una delle questioni che si pone in relazione alla riciclabilità degli imballaggi primari impiegati nei servizi quick service restaurant e per il take away è sicuramente la riciclabilità di prodotti a base carta accoppiati con polietilene. Gli imballaggi oggetto dello studio rientrano tutti in classe Aticelca A o B dove la componente carta è superiore all’80%, cosa che li rende facilmente riciclabili.

 

Immagine: Valeria Boltneva, Pexels