Tutte quelle imprese operanti nel settore agroalimentare, forestale e con attività legate al consumo di suolo sono responsabili di circa il 22% delle emissioni di gas serra globali. L'organizzazione indipendente Science-Based Targets initiative (SBTi) è nata per valutare e certificare gli obiettivi climatici di queste aziende con l’ambizione di porre fine alla deforestazione entro il 2050. Al momento ci sono già più di 435 realtà – di cui il 59% europee - che hanno aderito e fissato target concreti di riduzione delle emissioni. "Il cibo che mangiamo, i vestiti che indossiamo, il legno usato nelle case in cui viviamo e le medicine che ci curano sono disponibili grazie ai servizi ecosistemici di foreste e suolo – ha detto Martha Stevenson, senior director di WWF e consulente per SBTi - Per evitare gli impatti devastanti della crisi climatica, la riduzione delle emissioni legate al suolo deve essere una priorità”.
Per il net zero le compensazioni di carbonio non contano
Sui siti delle aziende spesso ci si imbatte in ambiziose promesse, tra neutralità climatica e misure di compensazione (carbon offsetting). Per coloro che ne chiedono la verifica, gli impegni climatici dovranno essere in linea con i criteri della Forest, Land and Agriculture (FLAG) Science Based Target Setting Guidance. Tra i target di medio termine (5-10 anni) della guida, c’è una riduzione immediata delle emissioni che varia a seconda del settore, invece per quanto riguarda obbiettivi net-zero a lungo termine l’iniziativa mira ad ottenere tagli di almeno il 72% entro il 2050.
“Secondo lo SBTi Net-Zero Standard, un'azienda sarà considerata in grado di raggiungere la neutralità solo quando avrà raggiunto il suo obiettivo a lungo termine, ovvero quando avrà ottenuto riduzioni del 90-95% prima del 2050 – spiega Paulina Moreno di SBTi a Materia Rinnovabile - Le emissioni residue devono essere eliminate attraverso soluzioni di rimozione del carbonio, che non possono superare il 5-10% di quelli totali di un'azienda”.
I carbon offset non vengono quindi considerati tra gli obiettivi a breve termine. Tuttavia, le compensazioni possono essere utili come opzione per coloro che desiderano finanziare ulteriori riduzioni. Per quanto riguarda il suolo, invece, la valutazione cambia: poiché circa la metà dell'opportunità di mitigazione degli impatti deriva dalle attività di rimozione del carbonio, la FLAG propone un miglioramento delle pratiche gestionali delle foreste.
I target di riduzione cambiano a seconda del settore
Ogni settore ha una varietà di caratteristiche che influenzano la contabilità delle emissioni e il processo di definizione degli obiettivi. La strategia di mitigazione proposta da SBTi si basa quindi su approcci settoriali specifici. In ambito forestale e agricolo, la guida include 11 percorsi che riguardano le principali materie prime con significative carbon footprint; e uno di questi è relativo al legname e alle fibre di legno.
Ma su che dati si basa il team della Science-Based Targets initiative per valutare se le promesse delle aziende sono credibili? “Tutte le aziende che fissano gli obiettivi attraverso i nostri criteri e le linee guida SBTi devono allinearsi al protocollo Greenhouse Gas Protocol, uno standard internazionale per la contabilità delle emissioni aziendali – ci dice Paulina Moreno -. L'affidabilità dei dati dipende dalle procedure di verifica applicate a livello aziendale, il che esula dalla revisione del nostro team”.
Essendo la SBTi un'iniziativa volontaria, la necessità di una regolamentazione in materia di contabilità e divulgazione ambientale rimane auspicabile. “In un mondo ideale, le informazioni ambientali dovrebbero essere verificate come quelle finanziarie, il che comporta rendicontazioni obbligatorie e verifiche secondo standard generalmente accettati”.
Immagine: Abdul Zreika (Unsplash)