Tra polemiche calcistiche, decessi sul lavoro, e violazione dei diritti LGBTQ+, i Mondiali di calcio in Qatar, al via domenica 20 novembre, non partono certamente con i migliori auspici. La Fifa e gli organizzatori sono anche accusati di greenwashing per aver annunciato una manifestazione carbon neutral. Un obiettivo che, secondo un report di Carbon Market Watch, ha destato molti dubbi, tra una contabilità dell’impronta carbonica ambigua e investimenti in crediti di carbonio poco credibili.
Le promesse di neutralità climatica dei Mondiali in Qatar
"Il Qatar sta costruendo stadi verdi", dichiarava la FIFA, l’organo internazionale del calcio, sul suo sito web nel novembre del 2016. La parola green nel 2020 è stata sostituita dal concetto di sostenibilità, al centro della strategia presentata dal sustainability manager del torneo Abdulrahman Almuftah. Tralasciando il capitolo sui diritti umani – secondo un’inchiesta del Guardian 6500 lavoratori migranti provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka sarebbero morti in Qatar dal 2010 al 2020 durante la costruzione delle infrastrutture – l’ambizioso piano qatariota ha annunciato di poter raggiungere la neutralità carbonica, il che significa compensare le emissioni prodotte durante tutta la manifestazione. Sono incluse le infrastrutture, stadi, hotel e trasporti per accomodare squadre e tifosi.
"Il raggiungimento della neutralità climatica è un processo composto da quattro componenti chiave – aveva spiegato Almuftah in conferenza - Sensibilizzare gli stakeholder sul tema, compreso il pubblico in generale; calcolare una stima dettagliata dell’impronta carbonica; adottare misure per limitare le emissioni; e infine investire in progetti verdi che compenseranno le emissioni di Qatar 2022”.
Nel giugno 2021, la Fifa ha prodotto un report indicando che durante il torneo verranno prodotte 3,6 milioni di tonnellate di anidride carbonica. È più di quello che alcuni Paesi rilasciano in un anno e 1,5 milioni di tonnellate in più rispetto al mondiale in Russia del 2018.
Calcoli e crediti di carbonio: il greenwashing della Coppa del Mondo
Secondo un’indagine dell’organizzazione no-profit Carbon Market Watch, la stima sulla produzione di emissioni non rappresenta accuratamente l'impronta effettiva del torneo per via di un approccio contabile discutibile. Una delle critiche riguarda il calcolo dell’impronta carbonica dei sette stadi costruiti appositamente per il torneo e il loro uso futuro. “In sostanza hanno diviso i giorni di utilizzo con il ciclo vita stimato dell’impianto, per arrivare poi alla quota delle emissioni totali associate al mondiale - si legge nel documento –. Ma questa operazione è fuorviante perché questi stadi sono stati costruiti appositamente per la Coppa del Mondo. Il futuro utilizzo di 8 stadi concentrati in uno spazio geografico così ristretto è incerto”.
Sempre secondo le analisi di Carbon Market Watch, l'impronta totale degli stadi potrebbe essere sottostimata di parecchio. Invece delle 200mila tonnellate di CO2 riportate, la stima parla di circa 1,5 milioni di tonnellate. Ci sono altre proposte che mancano di coerenza. Gli organizzatori hanno creato un vivaio di alberi e tappeti erbosi nel mezzo del deserto. Nonostante per l'irrigazione si utilizzino acque reflue trattate, l'affermazione secondo cui il verde assorbirà le emissioni di CO2 dall'atmosfera e contribuirà a ridurre l'impatto dell'evento non è credibile. È infatti improbabile che lo stoccaggio di carbonio sia permanente in questi spazi verdi creati ad hoc in una zona desertica.
Per compensare le rimanenti emissioni associate alla Coppa del Mondo, gli organizzatori hanno contribuito a stabilire un nuovo standard di crediti di carbonio attraverso il Global Carbon Council. Secondo i target promessi, l’organizzazione dovrebbe acquistare almeno 1,8 milioni di crediti per compensare le emissioni dell’evento. Attualmente ci sono solo due progetti di compensazione registrati, con l’emissione di poco più di 130.000 crediti.
Stadi nel deserto e impatti ambientali
È la prima volta che un Paese arabo ospita un mondiale di calcio. Visti i 40°C di media che scaldano il Golfo Perisco durante il periodo estivo, la Fifa ha deciso tra le polemiche di organizzarlo tra novembre e dicembre, quando le temperature oscillano tra i 20 e i 30 gradi.
Gli impatti ambientali si notano anche nelle opere di manutenzione. Una squadra di giardinieri specializzati è incaricata di gestire il manto erboso di 144 campi: 136 sono campi di allenamento. I semi di erba per le superfici di gioco provengono dagli Stati Uniti e sono arrivati su aerei climatizzati. Una volta piantati quei semi, secondo un report della Reuters, per mantenere l’erba in condizione perfette come richiesto dagli standard Fifa sono necessari 10.000 litri di acqua al giorno. L'acqua non arriva facilmente nel deserto, la desalinizzazione dell'acqua di mare richiede molta energia e quasi il 100% dell'elettricità del Paese proviene da petrolio e gas di produzione qatariota.
Aria condizionata ed energia rinnovabile
Per il comfort dei giocatori e dei tifosi gli organizzatori hanno dovuto trovare soluzioni per mitigare anche le temperature proibitive del Qatar. Tutti, tranne lo stadio 974, utilizzano un nuovo sistema di raffreddamento progettato da Saud Abdulaziz Abdul Ghani, professore dell’Università del Qatar. Invece di aspirare costantemente aria calda dall'esterno e raffreddarla, il sistema forma uno strato di aria fredda all'interno di ogni stadio e lo ricicla. Le griglie sparse all’interno dello stadio ricevono quest'aria, la filtrano, la incanalano attraverso tubi pieni di acqua fredda e infine la indirizzano ai giocatori attraverso condutture posizionate a bordo campo e agli spettatori tramite diffusori sotto i loro sedili. L'intero sistema è alimentato da un impianto solare nel deserto e Ghani afferma di utilizzare il 40% di energia in meno rispetto a qualsiasi altro sistema di raffreddamento sul mercato. "Il sistema è ideale per le condizioni calde e secche del Qatar", ha detto a Wired Sorin Grama, Ceo di Transaera, una startup che sta sviluppando una nuova classe di sistemi di climatizzazione ultra efficienti, che però non è stata coinvolta nella Coppa del Mondo.
Immagine: Doha, ph Visit Qatar (Unsplash)