Entro il 2030 almeno il 6% del trasporto navale europeo dovrà essere alimentato da combustibili a idrogeno verde. È questa la richiesta di un’ampia coalizione di fornitori di energia, compagnie di navigazione e Ong – tra cui Siemens Energy, Viking Cruises, Green Power Danimarca e le organizzazioni Hydrogen Europe e Transport & Environment (T&E) – per accelerare la transizione energetica nel settore del trasporto marittimo.
Secondo i calcoli di T&E, la quota farebbe crescere la domanda totale di idrogeno fino a 800mila tonnellate. “Serve una spinta - dice a Materia Rinnovabile Delphine Gozillon, Sustainable Shipping Officer di T&E – che possa invogliare le aziende a investire nell’idrogeno e quindi a renderlo scalabile”.
Una proposta poco ambiziosa sui combustibili per il trasporto marittimo
Per promuovere la decarbonizzazione nel settore del trasporto marittimo, nel luglio 2021 la Commissione europea ha presentato la prima iniziativa legislativa (FuelEU Maritime Regulation) che richiede alle navi di passare progressivamente a combustibili alternativi più sostenibili (e-fuels) come quelli a idrogeno verde. La proposta però è stata fortemente criticata dalla filiera. Su un recente report di Transport & Environment si legge che la proposta ha un'ambizione troppo limitata durante i primi 15 anni della sua applicazione. Gli obiettivi indicati richiedono alle navi di ridurre l’intensità dei gas serra solo del 2% entro 2029, del 6% fino al 2034 e solo del 13% fino al 2039.
“L’impegno chiesto ai proprietari delle navi da trasporto non è sufficiente - commenta Delphine Gozillon - Lo sforzo di ridurre del 75% l’intensità energetica dei gas serra entro il 2050 è incompatibile con gli impegni climatici europei”. La poca ambizione della proposta influisce inevitabilmente anche sulla competitività dell’idrogeno verde, rischiando così di promuovere combustibili più economici e non sostenibili. “I cosiddetti e-fuels sono attualmente troppo costosi rispetto alle altre alternative fossili come GNL e biocarburanti – spiega Delphine Gozillon – Questo frena gli investimenti per gli impianti di produzione, le infrastrutture di rifornimento nei porti e le navi a emissioni zero. Tuttavia, con un po' di spinta, i combustibili prodotti da idrogeno rinnovabile possono essere scalabili”.
L’industria dell’idrogeno verde in cerca di stimoli
La quota minima del 6% è stata pensata da T&E dopo aver calcolato il potenziale di diffusione di nuove navi a idrogeno verde che entrano nel mercato ogni anno. “Dal 2025 dovrebbero essere a disposizione – aggiunge Gozillon – Sono già state comprate navi a e-metanolo rinnovabile, cioè prodotto combinando idrogeno verde e anidride carbonica catturata da fonti industriali. Oltre alla quota raccomandiamo anche una sorta meccanismo di ‘sconto’ che consente di conteggiare ciascuna tonnellata di combustibili a base di idrogeno verde per 5 volte, permettendo di bilanciare i costi di compliance”. In pratica questo meccanismo aiuterebbe a colmare la differenza di costi tra l’idrogeno verde e i combustibili fossili: un incentivo riservato solo a quegli operatori che intendono superare la quota minima. Il tutto senza il bisogno di sussidi pubblici.
“L’ammoniaca è la più economica tra i combustibili Hydrogen-based, ma il problema è che al momento non esistono infrastrutture nei porti europei – dice Delphine Gozillon - Ci sono tanti progetti ma vorremmo che venissero stabiliti dei target per i porti che devono ospitare questi impianti. Stiamo aspettando la Alternative Fuels Infrastructure Regulation, che ora è in fase di revisione”.
Lo sviluppo dell’idrogeno è stato protagonista anche nel piano REPowerEu che, nel cercare di tagliare le forniture di gas russe, ha fissato un obiettivo di 10 milioni di tonnellate di produzione made in Europe di idrogeno da fonti rinnovabili e 10 di importazioni entro il 2030. Per i progetti sul piatto ci sono 200 milioni di euro e il Mediterraneo e il Mare del Nord sembrano le zone più adatte.
Uno dei Paesi più interessati e più pronti allo sviluppo della filiera è sicuramente la Francia. “ Siamo pronti a prendere parte alla decarbonizzazione del trasporto marittimo – ha dichiarato Philippe Boucly, Presidente del consorzio France Hydrogène - soprattutto considerando il potenziale della Francia nel produrre idrogeno pulito sia con le energie rinnovabili che con il nucleare. Speriamo ora che i legislatori a Bruxelles colgano questa grande opportunità per stimolare l'industria dell'idrogeno”.
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