La Provincia di Trento ha detto stop al monouso per la ristorazione, il catering, i servizi di distribuzione di cibi e bevande, anche per le macchinette del caffè in ufficio. La rivoluzione, già annunciata lo scorso dicembre dalla giunta provinciale, si prepara ad entrare in vigore in due tappe: a luglio per tutti gli eventi pubblici sul territorio, a gennaio 2023 per tutti i servizi di preparazione e distribuzione di alimenti negli enti pubblici trentini. Ma le aziende e le associazioni di produttori hanno deciso di dar battaglia e annunciano un ricorso al Tar.
Oltre la direttiva SUP
Mentre nel resto d’Italia ancora si discuteva su come recepire la direttiva SUP, varata dalla Comunità europea per porre un freno al proliferare di prodotti in plastica monouso, la Provincia autonoma di Trento si portava avanti, approvando già ai primi di dicembre 2021 una delibera sull’eco-ristorazione proposta dall’assessore all’ambiente Mario Tonina.
Le misure contenute nel documento sono più radicali rispetto alla direttiva SUP e soprattutto rispetto al suo recepimento italiano. Il target delle nuove norme è infatti “il monouso” tout court, senza distinzioni fra tipologie di plastica, fra plastica e bioplastica o qualunque altro materiale usa-e-getta (si parla anche, ad esempio, di tovaglioli di carta). Insomma, una rivoluzione con tutti i crismi.
L’adeguamento non è naturalmente richiesto dall’oggi al domani, ma le tempistiche sono comunque piuttosto serrate. La prima tappa è fissata per il 1° luglio 2022, quando – cadute le varie restrizioni anti-Covid – dovrebbe auspicabilmente riprendere a pieno regime la stagione dei grandi eventi. Entro quest’estate, dunque, in tutti gli eventi pubblici organizzati, finanziati o patrocinati dalla Provincia di Trento e dagli enti collegati non sarà consentito l’utilizzo di prodotti monouso per la preparazione e distribuzione di cibi e bevande.
A partire dal 1° gennaio 2023 è invece previsto lo stop degli stessi prodotti per tutti i servizi destinati agli enti pubblici trentini.
Stop al caffè in cialde, alle bottiglie di plastica e alle stoviglie monouso
Per chiarire meglio quali tipologie di prodotti e servizi saranno interessate dallo stop al monouso, l’ufficio comunicazione della Provincia di Trento elenca un po’ di esempi.
Tanto per cominciare, i distributori automatici da ufficio: dal prossimo gennaio basta acqua (o altre bevande) in bottiglia; verranno invece installati degli erogatori di acqua microfiltrata per riempire le borracce o le tazze che ognuno si sarà portato da casa. Per chi comunque avrà bisogno di ricorrere al bicchiere monouso, si prevede un costo di almeno 50 centesimi. Stesso discorso per le strutture sanitarie, le stazioni ferroviarie e altri luoghi accessibili al pubblico, dove però in qualche caso sarà ammessa la vendita di prodotti in bottiglie di vetro con vuoto a rendere.
Per i servizi di delivery, ormai diventati un must per la pausa pranzo in ufficio, la consegna di panini, insalate e prodotti da forno sarà consentita solo in sacchetti di carta, ma niente tovagliolini e tovaglie usa-e-getta, palette di plastica, posate e condimenti monodose. Anche la pausa caffè sarà rivoluzionata: niente più cialde e capsule, si torna al macinacaffè che dovrà essere incorporato nei distributori (o al limite alla cara vecchia moka, da portarsi dietro insieme alla tazza).
Per quanto riguarda gli eventi, infine, i servizi di catering non potranno più contare su piatti, bicchieri e posate monouso; potranno però affidarsi a servizi di noleggio che già esistono sul mercato e si occupano di consegnare, ritirare e lavare tutte le stoviglie necessarie. Questo provvedimento – precisano dalla Provincia di Trento - “permetterà una riduzione di circa l’85% dei rifiuti prodotti dagli eventi, in un contesto nel quale le bioplastiche, incompatibili coi cicli produttivi degli impianti di compostaggio industriale, oggi vengono smaltite fuori provincia come rifiuto speciale, per un costo di circa 160 € a tonnellata”.
Il ricorso delle aziende
La decisione della Provincia di Trento ha prevedibilmente innescato una serie di reazioni non proprio pacifiche da parte di industrie del settore alimentare, della distribuzione, delle acque in bottiglia e del packaging. Un nutrito gruppo di associazioni e aziende del settore (Mineracqua, Unionfood, Assobibe, Federazione Gomma Plastica e Confida, Associazione italiana distribuzione automatica, Sanpellegrino, le aziende produttrici di stoviglie monouso Flo e Isap Packaging e il fornitore di distributori automatici Aesse Service) ha dunque presentato in febbraio un ricorso al Tar di Trento, chiedendo che la delibera provinciale venga giudicata illegittima. Secondo i ricorrenti, infatti, la Provincia avrebbe invaso le competenze sia del legislatore comunitario che di quello nazionale, che invece prevedono un approccio più graduale al phase out dal monouso.
Quel che è certo è che la Provincia di Trento non vuole perdere altro tempo e i dati sugli impatti ambientali del monouso le danno ragione.