La vera città intelligente sarà quella circolare. Il paesaggio urbano del prossimo futuro non guarda più al modello tecno-centrico della Smart City, ma si orienta verso una visione olistica, di resilienza a tutto tondo. La ripresa post-pandemia si gioca sulla capacità di integrare le nuove tecnologie con la sostenibilità ambientale, la tenuta economica e l’inclusione sociale. Un ripensamento radicale dell’idea di città che avrà il suo motore nell’economia circolare.
È questo il cuore del nuovo position paper di Enel, il terzo che la multinazionale italiana dell’energia pubblica sul tema “Città circolari – Le città di domani”. Un documento che, arrivando in piena crisi Covid, riesce a evidenziare come la transizione a un nuovo modello economico e di organizzazione urbana sia anche funzionale ad affrontare emergenze analoghe a quella che stiamo vivendo.
Evolvere partendo dalla crisi
“Anche in questa situazione drammatica, le città hanno dato segnali su come debbano evolversi per consentire alle comunità che le abitano non solo di essere più pronte a fronteggiare un’emergenza sanitaria, ma, più in generale, di avviare un cambiamento evolutivo”, scrive Michele Crisostomo, presidente di Enel. “Se una città è distrutta da un incendio o da un terremoto, probabilmente sarà ricostruita con materiali ignifughi o con criteri antisismici. Così con la pandemia le città devono rinascere su basi diverse. Nell’emergenza le città sono diventate rete, connessione, servizi, soccorso, solidarietà”.
“Solo evolvendo in maniera sostenibile le nostre città potranno ancora una volta perpetuare la loro funzione essenziale di sviluppo e protezione delle comunità”, aggiunge. “In tal senso la transizione verso modelli più circolari di vivere e produrre rappresenta la migliore soluzione ai crescenti problemi delle città di oggi e un passaggio indispensabile per prevenire ancor più gravi squilibri economici e sociali in quelle di domani”.
Un approccio olistico per ripensare le città
Più della metà della popolazione mondiale vive oggi in aree urbane, percentuale che, secondo proiezioni dell’Onu, arriverà al 67% nel 2030. Le città sono letteralmente il motore dell’economia contemporanea e generano oltre l’80% della produzione globale. Ma consumano anche i due terzi dell’energia e sono responsabili di una quantità simile di emissioni.
Ovvio che serva un ripensamento del modello città, ma l’approccio iper-tecnologico della Smart City appare ormai troppo sbilanciato su un’unica tipologia di soluzioni. Quella che oggi si fa strada è invece una visione sistemica, olistica, capace di tenere insieme le diverse sfide che il contesto urbano si trova ad affrontare: economiche, ambientali e anche sociali (emarginazione, povertà, diseguaglianza).
A questa visione fa riferimento il paper di Enel, che si focalizza sul passaggio dalla “città intelligente” alla “città circolare”. Non che le nuove tecnologie vengano messe da parte, beninteso. Si tratta però di inserirle in un sistema più ampio e inclusivo, al quale lo schema dell’economia circolare nella sua più ampia accezione si adatta senz’altro meglio.
Sono infatti i cinque pilastri dell’economia circolare a determinare la struttura di questa auspicabile rivoluzione urbana: input sostenibili (fonti rinnovabili, riuso, riciclo), estensione della vita utile di asset e prodotti, sharing, prodotto come servizio, valorizzazione del fine vita dei beni (riciclo, riuso, upcycling). Dentro queste macro-categorie ricadono praticamente tutte le innovazioni e transizioni necessarie per la città del domani: dalla mobilità alle reti energetiche, dal design di prodotti e servizi al sistema cibo, dalla riprogettazione dei quartieri e degli edifici al sistema del retail.
Si tratta di trasformazioni che sarebbero anche in grado di rispondere alle nuove esigenze di resilienza portate alla luce dall’emergenza Covid-19. La crisi che stiamo vivendo, si legge nel documento, ha evidenziato “la scarsa resilienza del modello economico attuale. Un modello differente, meno dipendente da fonti fossili, prodotti e beni di importazione e maggiormente basato su cicli e catene di fornitura locali, fonti rinnovabili, recupero del valore dai beni a fine vita, garantirebbe maggiore capacità di adattamento”.
Come realizzare le città circolari?
Il punto ora è: come fare? quali strumenti e policy adottare? Quali stakholder coinvolgere?
Se nella prima edizione del suo position paper sulle città circolari, nel 2018, Enel si concentrava soprattutto sulle tecnologie, mentre nella seconda del 2019 analizzava i modelli di business, quest’anno il focus – in linea, del resto, con l’approccio olistico scelto - è sulla collaborazione fra i vari stakeholder, e in particolare sulla sinergia pubblico-privato.
I metodi top-down e bottom-up – si legge nel documento – non sono incompatibili, anzi per la realizzazione di un modello circolare la loro integrazione è necessaria. Ad esempio, ci sono leve di intervento che partono dalla Pubblica Amministrazione, come il Green Public Procurement, che possono generare effetti a cascata sull’intero sistema e lavorare anche in sinergia con le attività delle aziende. “Il paradigma circolare tende a riformulare il rapporto pubblico-privato portandolo a un livello consapevole di collaborazione e co-creazione, focalizzato su innovazione e sostenibilità”.
Anche la governance delle città va quindi incontro a una rivoluzione: “da un modello organizzativo e gestionale tipicamente verticale verso uno schema di interazione orizzontale con attori diversi, sia pubblici che privati, nella progettazione e gestione di servizi”. Quella che oggi si comincia a chiamare “governance distribuita”.
Dalla teoria alla pratica: esperienze dal mondo
Le città circolari non sono soltanto visioni. Il documento si conclude quindi con una panoramica di buone pratiche dal mondo. Enel è infatti impegnata in diversi progetti a livello internazionale, principalmente nei settori della mobilità elettrica, dello stoccaggio, dell'energia rinnovabile, dell'efficientamento energetico, delle reti intelligenti, dell'illuminazione pubblica e della gestione degli edifici.
Ad esempio, nella megalopoli di San Paolo in Brasile, dove Enel gestisce la rete di distribuzione, il Gruppo ha lanciato Urban Futurability: in pratica una replica virtuale della rete elettrica, chiamata Network Digital Twin, che utilizza dati in tempo reale per migliorare la manutenzione predittiva, così da mitigare i rischi di fenomeni meteorologici estremi, incendi e inondazioni, oltre a permettere di misurare e ridurre le emissioni di CO2 e l'inquinamento acustico.
Tramite la controllata Enel X, dedicata alle soluzioni energetiche avanzate, la società partecipa poi a vari progetti di trasporto pubblico elettrico in quattro paesi di due continenti, per un totale di 991 autobus elettrici forniti o gestiti a Santiago (Cile), Bogotà (Colombia), Montevideo (Uruguay) e Barcellona (Spagna).
Anche alcune metropoli degli Stati Uniti, come Boston, New York e Pittsburgh, dove Enel è presente, stanno attuando una transizione verso modelli di business tesi all'elettrificazione e alla decarbonizzazione, con infrastrutture per veicoli elettrici, le energie rinnovabili, i sistemi di stoccaggio dell'energia a batterie.
Tutti “progetti che – conclude il paper - non appaiono più come singole iniziative slegate ma come tappe di una transizione verso un modello di città circolare, tasselli di un mosaico in cui si intravede l’ambizione di ridisegnare la città stessa agendo su settori chiave quali mobilità, edilizia, urbanistica, cibo e rifiuti.”
Nell'immagine: Boston, ph Todd Ken (Unsplash)