Mettere in pratica le politiche pubbliche, coinvolgere i cittadini, innovare ma con responsabilità. Dal Circular Economy Hotspot 2023 di Dublino, svoltosi dal 29 maggio al 1° giugno arriva un messaggio forte e chiaro: per la transizione circolare l’ambizione non basta, bisogna passare quanto prima alla fase esecutiva.
Dal summit irlandese, che ha visto una nutrita partecipazione internazionale, è la stessa “bolla” dell’economia circolare a invocare lo spillo per uscire all’esterno, diffondersi in nuovi continenti, e andare oltre la visione, ai pur necessari target e a quel simbolismo del “dissolvi e solidifica” che rischia di ridurre la circolarità ad un mero esercizio di ermetismo alchemico.
Oltre la visione: l’Irlanda prova a passare alla fase esecutiva
"In Irlanda dobbiamo passare dall’ambizione all'attuazione delle politiche pubbliche. Dobbiamo passare da un'attenzione ristretta ai rifiuti a un approccio più olistico di economia circolare". Ha iniziato così il suo intervento Laura Burke, direttrice generale della Environmental Protection Agency irlandese, ricordando come il Paese sia fermo ad un tasso di circolarità - la quota di materiale recuperato e reimmesso nell'economia rispetto all'uso complessivo di risorse - del 2% a fronte di una media UE dell'11,7%.
Come migliorare il risultato? Grazie al nuovo Circular Economy and Miscellaneous Provisions Act, firmato nel luglio 2022, l’Irlanda sta sostenendo le sue politiche di economia circolare con una misura legislativa che prima di tutto conferma il blocco a nuove esplorazioni di fonti fossili e impone ai governi nazionali – presenti e futuri - di dotarsi di una politica nazionale di economia circolare da aggiornare regolarmente, tenendo conto per ogni intervento delle esigenze tanto delle comunità socialmente ed economicamente svantaggiate quanto delle persone con disabilità. “Il 1° febbraio 2024 lanceremo inoltre un sistema di deposito cauzionale. Puntiamo così a riciclare più dell’80% degli oltre 1,9 miliardi di bottiglie di plastica e lattine di alluminio immesse nel mercato ogni anno. Questo dovrebbe incentivare anche i produttori ad abbandonare le soluzioni multipack”, spiega a Materia Rinnovabile Ossian Smyth, Ministro del Department of Public Expenditure and Reform, nonché delegato in materia di economia circolare.
Ma la strategia non si ferma agli imballaggi. “Non stiamo facendo bene nel riutilizzo dei materiali dalla demolizione nell'edilizia – continua Smyth - Dobbiamo migliorare il nostro sistema di licenze, senza fermarci alla parte normativa. E allo stesso tempo dare informazioni alle aziende su come possono farlo e magari istituire intermediari e centri di scambio per i materiali da costruzione in città”.
Europa: la lotta tra realtà e ambizioni non dimentichi i cittadini
È bene ribadire che l’invito al passaggio ad una fase attuativa arrivato dal palco del Circular Economy Hotspot 2023 non nasconde l’abbandono di obiettivi nuovi, da rivedere al rialzo, consapevoli che tra un anno esatto si terranno le nuove elezioni europee. "Dobbiamo stare attenti a non fare in modo che la realtà non si stacchi dall'ambizione. Nel prossimo ciclo politico l’implementazione dovrà essere una priorità, specialmente per batterie, ecodesign for sustainable product regulation, packaging", ha detto Aurel Ciobanu Dordea, direttore presso il DG Environment della Commissione europea, che sottolinea l’importanza di iniziare a occuparsi dell’interazione della normativa in materia di economia circolare e di cambiamento climatico. “Non abbiamo ancora una posizione definita: è un aspetto che stiamo ancora approfondendo, ma credo che questa sarà una priorità per i prossimi cinque anni”.
L’esortazione ad andare oltre al ciclo politico in materia di transizione ecologica, garantendo continuità attraverso accordi bipartisan o comunque multilaterali con una “spietata definizione delle priorità”, arriva anche da Hugh Coughlan, coordinatore della Eastern and Midlands Waste Region, una delle tre regioni irlandesi con competenza in materia di gestione dei rifiuti.
Del resto, il ruolo delle amministrazioni locali è cruciale per sbloccare tutto il potenziale dell'economia circolare. “Serve un approccio collaborativo. I cittadini sono cittadini, non sono solo consumatori”, ha ricordato Iain Guilland, Ceo di Zero Waste Scotland e presidente di ACR+. Per avviare le città ad una transizione circolare i cittadini vanno integrati e non solo coinvolti, ha spiegato invece Anna Davies, professoressa di Geografia, Ambiente e Società al Trinity College di Dublino, che oltre alla necessità di ulteriori investimenti ha voluto mettere in guardia dalla trappola della “scalabilità”: i contesti locali hanno esigenze specifiche e soffrono soluzioni preconfezionate.
Lo dimostra anche il lavoro svolto dalla Ellen MacArthur Foundation, presente a Dublino con Joshua Newton, Cities Activation Manager: “È meraviglioso partecipare al Circular Economy Hotspot di Dublino e condividere gli spunti della Circular Cities Declaration e i nostri nuovi articoli sui quartieri circolari. Oltre a conoscere alcuni esempi stimolanti di economia circolare a Dublino e altrove, l'hotspot ci ha ricordato che l'economia circolare non consiste nell'apportare cambiamenti incrementali al nostro sistema lineare. Si tratta di una trasformazione fondamentale verso un'economia più rigenerativa e resiliente".
Nuovi Circular Economy Hotspot, attenzione alle barriere per l’innovazione
“Nel contesto irlandese alcune delle principali barriere alla circolarità sono rappresentate dal fatto che, certo, si possono ottenere risparmi di costo dall'implementazione di strategie circolari nel processo produttivo, ad esempio modificando gli imballaggi, ma se si vuole davvero incorporare l'economia circolare nel proprio modello di business, è necessario cambiare radicalmente. Questo richiede investimenti interni. Quindi per le aziende che stanno effettuando la transizione il ROI non è sempre immediato”, spiega a Materia Rinnovabile Geraldine Brennan, direttrice per la Circular Economy presso l'Irish Manufacturing Research e responsabile progettazione presso Circuléire, la piattaforma nazionale per l’economia circolare.
“Ciò non significa che non ci siano risparmi e opportunità se si parte da zero nella progettazione dell'economia circolare, ma se si tratta di una transizione, i costi dipendono dal sistema in cui si è già investito. Bisogna quindi intraprendere un percorso di trasformazione che richiede tempo. Alcune aziende hanno istituito fondi di rischio per la ricerca e lo sviluppo. Altre devono giustificare il fatto che stanno sottraendo denaro a una parte dell'azienda per provare a cambiare. Quindi, credo che si tratti di sostenere le imprese ed è per questo che i fondi governativi sono così importanti perché aiutano le persone a ‘tastare le acque’ e dare vita all'economia circolare”
A Dublino sono stati infine annunciati anche i nuovi Circular Economy Hotspot. Lagos (Nigeria) e Santiago (Cile) – prime edizioni rispettivamente in Africa e Latino America - si terranno nel corso di quest'anno, mentre Galles, Canada, Sudafrica e Brasile ospiteranno le edizioni 2024. “La rete dei Circular economy Hotspot è apolitica e non è a scopo di lucro”, ha commentato Freek van Eijk, Ceo di Holland Circular Hotspot. “Con questo tipo di reti, si possono davvero costruire ponti tra azioni dall'alto verso il basso e azioni dal basso verso l'alto. Questi eventi creano slancio, possono essere vere e proprie pietre miliari per finalizzare le azioni”.
Immagine: Dublino, Paul Costello (Unsplash)