Il 30 marzo il Parlamento Europeo e la Presidenza svedese del Consiglio hanno concordato in via informale di aumentare la quota di energie rinnovabili nel consumo finale di energia dell'UE al 42,5% entro il 2030, nell'ambito della revisione della Direttiva sulle energie rinnovabili (RED). Gli Stati membri dovranno però avere l’ambizione di raggiungere il 45%. Un aumento di tredici punti percentuali rispetto alla precedente direttiva, in vigore dal 2018, che fissava un obiettivo a livello UE del 32% di quota di energia rinnovabile.
La nuova legislazione accelererà anche le procedure per la concessione di permessi per nuovi impianti di energia rinnovabile, come pannelli solari o pale eoliche, o per l'adattamento di quelli esistenti.
L'accordo informale dovrà ora essere approvato dal Parlamento e dal Consiglio per diventare legge.
“Entro il 2030 il 42,5% dell’energia consumata nella Ue proverrà da fonti rinnovabili. La decisione è frutto dell’accordo tra Consiglio Europeo e Parlamento europeo che prevede anche l’accelerazione delle autorizzazioni per evitare burocrazia e ostacoli che oggi ostacolano la produzione. Un’ottima notizia che purtroppo aggrava le preoccupazioni per i ritardi dell’Italia sul PNRR che doveva essere il volano della transizione ecologica con più di un terzo dei fondi disponibili dedicati all’ambiente. Ancora una volta mancanze e limiti del Governo mettono davvero a rischio lo sviluppo del paese. Mentre l’Europa corre”, ha commentato Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Perché Parlamento Ue e Consiglio vogliono alzare la quota di energie rinnovabili (in fretta)
La proposta di revisione della direttiva sulle energie rinnovabili affronta gli aspetti energetici della transizione climatica dell'UE nell'ambito del pacchetto "Fit for 55", presentato nel luglio 2021.
Questo pacchetto mira ad allineare il quadro legislativo dell'UE in materia di clima ed energia all'obiettivo di neutralità climatica per il 2050 e all'obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Obiettivi rafforzati il 18 maggio 2022, nell'ambito del piano REPowerEU, con la proposta della Commissione di ulteriori modifiche mirate alla direttiva sulle energie rinnovabili per riflettere i recenti cambiamenti nel panorama energetico dovuti alla necessità di ridurre la dipendenza europea dalle importazioni di combustibili fossili dalla Russia. Elementi che sono stati recepiti nell’accordo odierno.
"I negoziati sono stati estremamente difficili. Sono passati quasi due anni da quando abbiamo iniziato ad analizzare la proposta originaria della Commissione e allora il mondo appariva completamente diverso", ha dichiarato l'eurodeputato capo della commissione per l'ambiente Nils Torvalds (Renew, FI). "La guerra in Ucraina ha fatto sì che le parti cambiassero posizione più volte, ma siamo riusciti a raggiungere un risultato accettabile per tutte le parti negoziali e che garantisce che l'UE si attenga ai suoi obblighi in materia climatica".
In arrivo autorizzazioni più veloci e obiettivi settoriali più ambiziosi
L'accordo provvisorio prevede procedure di autorizzazione accelerate per i progetti di energia rinnovabile. Gli Stati membri dovranno fare in modo che i progetti di energia rinnovabile siano sottoposti a un processo semplificato e rapido di rilascio dei permessi. Si presume inoltre che la diffusione delle energie rinnovabili sia di "interesse pubblico prevalente", il che limiterebbe i motivi di obiezione legale ai nuovi impianti.
I negoziatori del Consiglio e del Parlamento hanno inoltre concordato in via provvisoria obiettivi settoriali più ambiziosi per i trasporti, l'industria, gli edifici e il teleriscaldamento e raffreddamento. Lo scopo dei sotto-obiettivi è quello di accelerare l'integrazione delle energie rinnovabili nei settori in cui l'incorporazione è stata più lenta.
Per i trasporti l'accordo provvisorio offre agli Stati membri la possibilità di scegliere tra: un obiettivo vincolante di riduzione del 14,5% dell'intensità dei gas serra nei trasporti grazie all'uso delle rinnovabili entro il 2030, oppure un obiettivo vincolante di una quota di rinnovabili pari ad almeno il 29% del consumo finale di energia nel settore dei trasporti entro il 2030.
L'accordo provvisorio stabilisce un sotto-obiettivo combinato vincolante del 5,5% per i biocarburanti avanzati (generalmente derivati da materie prime non alimentari) e i carburanti rinnovabili di origine non biologica (principalmente idrogeno rinnovabile e carburanti sintetici a base di idrogeno) nella quota di energie rinnovabili fornite al settore dei trasporti.
Per l’industria, l'accordo provvisorio prevede un aumento dell’utilizzo di energia rinnovabile dell'1,6% all'anno. Si è concordato che il 42% dell'idrogeno utilizzato nell'industria dovrà provenire da fonti rinnovabili di origine non biologica (RFNBO) entro il 2030 e il 60% entro il 2035.
L'accordo provvisorio rafforza inoltre criteri di sostenibilità per l'uso della biomassa a fini energetici, al fine di ridurre il rischio di una produzione bioenergetica non sostenibile.
Infine, per quanto riguarda gli edifici, Parlamento e Consiglio hanno fissato un obiettivo indicativo di almeno il 49% di energia rinnovabile nel 2030. Ciò comporta un aumento graduale degli obiettivi rinnovabili per il riscaldamento e il raffreddamento, con un aumento vincolante dello 0,8% all'anno a livello nazionale fino al 2026 e dell'1,1% dal 2026 al 2030.
Immagine: Lucas Kulla (Unsplash)