Pubblichiamo il secondo articolo realizzato nell’ambito della collaborazione con GreenX, progetto nato nel 2019 con l’obiettivo di comunicare alla Generazione Z spunti per l’innovazione green, promuovendone la proattività all’interno delle realtà pubbliche e private in cui operano.
Per questa intervista, GreenX ha coinvolto Camilla Archi e Luca Bolognesi, fondatori di Bella Dentro e Lorenzo Franchini e Guido Medici, fondatori di Vertical Farming Education.
L’agricoltura si trasforma, estende i suoi orizzonti oltre il limite bidimensionale del suolo, ascendendo in verticale. Con la produzione, cambiano anche i consumi e i modi di consumo, seguendo cambiamenti culturali che sanno di comprensione della fase storica in cui viviamo, del valore del lavoro, della differenza tra forma e sostanza: non conta quanto sia grande il pomodoro, ma la filiera che sta dietro quel singolo frutto del lavoro. Vertical Farming Education e Bella Dentro sono due realtà che rappresentano modi nuovi di produrre, distribuire e consumare cibo di buona qualità, abbattendo gli impatti e ridando valore al lavoro degli agricoltori – orizzontali o verticali che siano.
Cibo cresciuto in verticale, cibo cresciuto troppo
Bella Dentro e Vertical Farming Education sono coetanee: entrambe sono nate nel 2017, per entrambe i fondatori avevano fatto sperimentazioni, esplorato il settore, individuato possibilità e criticità.
“Bella Dentro è nata nelle nostre teste nel 2017, e si è poi concretizzata in una filiera agroalimentare parallela a quella esistente”. Camilla Archi è chiara nel posizionare la propria creatura rispetto alla filiera convenzionale: “È dedicata solo ed esclusivamente a prodotti che noi chiamiamo belli dentro, cioè quelli esteticamente imperfetti, sia per difetti di buccia o di forma, o troppo grandi o troppo piccoli. Bella Dentro nasce con due scopi fondamentali: da una parte ridare il giusto valore a questi prodotti che oggi non hanno accesso al mercato e quindi hanno valore zero sulla carta; dall’altra parte ridare il giusto valore al lavoro dell’agricoltore”. “Abbiamo iniziato qualche anno fa - racconta il cofondatore Luca Bolognesi – facendo un piccolo test di vendita itinerante ambulante a Milano, per capire esattamente quale fosse la reazione delle persone del pubblico rispetto a questi ortaggi storti, molto grandi,oppure a frutta segnata. La reazione è stata positiva: abbiamo aperto il nostro primo negozio a ottobre e sta andando molto bene; fra un paio di mesi apriremo il secondo negozio a Milano”.
Rispetto all’esperienza di Bella Dentro, le vertical farm promosse da Vertical Farming Education seguono la filiera main-stream. Solo, che la produzione avviene in verticale, in serra. “Io e Guido ci siamo appassionati al mondo del vertical farming, ovvero della coltivazione idroponica su più livelli, che permette di coltivare ovunque prodotti freschi di altissima qualità con un uso efficiente delle risorse, ovvero con un impatto idrico anche del 95% inferiore rispetto alla coltivazione in campo”. L’esplorazione del mondo dell’agricoltura verticale li ha condotti in tutto il mondo: Singapore, New York, California. “Ogni mercato è diverso: nel caso italiano la verticale farm sta iniziando a crescere come settore”.
Modi diversi di combattere lo spreco di risorse
La lotta allo spreco delle risorse è un altro elemento che accomuna le due realtà, che ne ha definito la strategia commerciale e plasmato la comunicazione. Luca Bolognesi di Bella Dentro spiega: “Noi siamo, come diceva Camilla, una filiera alternativa; una filiera ad impatto, la nostra, dall’alto impatto ambientale e sociale. La nostra filiera segue due filoni paralleli: una parte dell’ortofrutta imperfetta esteticamente arriva a Milano e viene venduta fresca nel nostro negozio; l’altra parte viene subito veicolata al nostro laboratorio di trasformazione, che abbiamo aperto insieme alla cooperativa L’Officina di Codogno. Con loro abbiamo ampliato la parte di trasformazione classica di conserve e di pastorizzati e abbiamo aggiunto l’essiccazione di frutta e di verdura”. L’impegno di limitare al massimo gli sprechi lungo la filiera impone delle scelte nella selezione dei canali di vendita: “Noi di Bella Dentro l’e-commerce l’abbiamo destinato solo ed esclusivamente al prodotto trasformato o al prodotto secco. - spiega Camilla Archi -Perché occupandoci di lotta allo spreco, tutto ciò che ci espone a spreco – e la gestione di un e-commerce lo fa per definizione, costretto necessariamente ad utilizzare prodotti standardizzati – per noi chiaramente non è una cosa percorribile. Detto elegantemente: facciamo tutto questa fatica per trovare frutta e mostrare lo spreco per poi mettere in piedi un sistema che lo prevede di default? non è il caso”.
Informare, formare e creare consapevolezza è, come dice Guido Medici, la missione di Vertical Farming Education. “Abbiamo creato l’associazione allo scopo di andare nelle scuole elementari e medie e realizzare un laboratorio sull’impronta idrica di alimenti. Cioè cercare di far capire agli studenti, ai ragazzi, l’acqua che si nasconde dietro cibo, la cosiddetta acqua virtuale. Come? Attraverso l’installazione all’interno delle scuole di un piccolo modulo di vertical farm, di coltivazione idroponica: un modo per avvicinare in qualche modo anche i giovani all’agricoltura e in particolar modo a un’agricoltura che non conoscono e che sarà parte del futuro della società”.
Il futuro del vertical farming
“Chi è di Milano conosce probabilmente i nostri amici di Agricola Moderna. Ma stanno nascendo anche altre realtà di vertical farm in tutta Italia come ad esempio Planet Farm”, osserva Lorenzo Franchini, parlando del futuro del settore. “Il problema rimane il fatto che per produrre in questo modo gli alimenti dovrebbero essere venduti a un prezzo leggermente maggiore rispetto a quello di mercato e quindi ancora oggi molte persone che ci contattano, che vogliono aprire una vertical farm, trovano questa difficoltà nel redigere un business plan: il prezzo di uscita dei prodotti è più alto rispetto al mercato”.
“A livello tecnologico la verticale farm si sta sviluppando in maniera sempre più automatizzata”, continua Franchini, che racconta di come il machine learning e l’intelligenza artificiale stanno cambiando la gestione delle farm. “Siamo convinti che nei prossimi anni, anche grazie al Green New Deal, il vertical farming si diffonderà”. E il cambiamento dei consumi legato alla pandemia, con un maggior consumo di frutta e verdura, aiuterà la trasformazione: “è una buona notizia sia per noi che per Bella Dentro, che anche per il mercato italiano”, conclude.
Per quanto riguarda l’educazione e la didattica, che sono la missione di Vertical Farming Education, “abbiamo visto che il progetto piace molto”, racconta Guido Medici. “Abbiamo iniziato in una scuola a Parma e partiremo con altre 10/15 scuole”. Il progetto si propone di supportare le scuole che vogliano effettivamente implementare lo studio dell’educazione ambientale in classe. “Il problema è che molto spesso non sanno come farlo o per mancanza di materiale didattico e formazione dei professori. La nostra idea è creare laboratori che portino a “far fare” qualcosa, quindi usare le mani per il learning-by-doing: specie in un contesto urbano, è difficile che dei ragazzi abbiano anche solo provato l’emozione di veder crescere una piantina”.
Crescere ed evolversi: la sfida di Bella Dentro
La sfida di Bella Dentro riguarda il consolidamento e l’estensione del modello che, fino ad ora, ha permesso all’azienda di aprire il primo negozio: “Come filiera, per funzionare bene dobbiamo crescere. Crescere contemporaneamente, sia per quanto riguarda l’approvvigionamento, sia chiaramente anche la capacità di distribuzione e vendita. Per avere impatto lungo tutta la filiera dobbiamo lavorare sui volumi di acquisto dai produttori e sui volumi di vendita. La crescita della parte finale della filiera -distribuzione e vendita - continuerà nella forma di apertura di negozi a Milano e poi anche in altre città in Italia, replicando in toto quello che è stato il test effettuato nel primo negozio”. Per il medio-lungo periodo, la visione è chiara e condivisa. “Non abbiamo un obiettivo finale – spiega Bolognesi - C’è la volontà di fare impatto e di diventare grandi, perché le due cose sono estremamente interconnesse”. “La nostra – gli fa eco Camilla Archi - non è la dinamica classica da start-up, cioè crescere fino a un certo limite e poi sperare che qualcuno compri l’attività. Il sogno è quello di far evolvere Bella Dentro. Saremo riusciti ad esempio, tra vent’anni, a trattare anche altre filiere? Non è solo quella dell’agroalimentare che ha un enorme problema di spreco. Il sogno è pensare a un’attività che potenzialmente abbia uno sviluppo infinito”.