Come si insegna l’economia circolare a scuola? Come passare ai ragazzi il concetto di urgenza di un cambiamento di paradigma? Pubblichiamo la testimonianza di un’insegnante di scuola secondaria di primo grado che, partendo dalle immagini di un documentario (potere del cinema!), è riuscita a creare un laboratorio di idee sulla circolarità con i suoi alunni di undici anni. Un esempio di metodo didattico e passione che crediamo possa ispirare altri docenti in cerca di stimoli.
Antropocene, ovvero puntare in alto
Potrebbe sembrare eccessivamente esigente o gravoso proporre la visione del film-documentario Antropocene ad un manipolo di decenni-undicenni appena approdati alla scuola secondaria di primo grado. Il dubbio l’ho avuto perché -dico la verità- questo lungometraggio è stato un pugno nello stomaco anche per me, in particolare mi ha ferito l’accostamento tra le immagini di una natura meravigliosa e quelle della devastazione che di queste risorse l’uomo sta facendo, ovunque nel mondo. Anche nelle aree più sperdute e teoricamente incontaminate del pianeta.
Ho deciso tuttavia di osare e puntare in alto, per vedere cosa il film avrebbe suscitato e acceso nei ragazzi, che tutto sommato possiamo definire ancora piccoli (guai a chiamarli così, però!).
La sorpresa è stata che Antropocene ha catturato anche loro, come aveva catturato me, nonostante non fosse esattamente il genere di Fast&Furious. E ha scatenato nei ragazzi le stesse reazioni e domande che aveva scatenato in me: ma come? perché? e… adesso? siamo vicini alla fine del mondo?
Come compito per casa ho assegnato loro alcune domande, una scheda di riflessioni sul film, chiedendo di mettere per scritto le scene che li avevano maggiormente colpiti, spiegare il perché, individuare collegamenti con altri libri, film o immagini e anche di provare ad ipotizzare per il film un titolo alternativo. Antropocene significa infatti l’epoca umana, ed è il termine con cui un gruppo di scienziati ritiene sia gusto chiamare questo nostro tempo, caratterizzata dal fatto che l’uomo sta intervenendo sul pianeta più che tutti i fenomeni naturali messi assieme, e modificandolo in modo aggressivo e forse irreversibile. E’ un titolo certamente corretto, ma non immediato. Ecco perché ho chiesto ai ragazzi di provare a pensarne uno diverso. Sono emerse proposte differenti, tutte sensate, alcune addirittura geniali: Apocalypse, per esempio, oppure Prima che sia tardi, oppure ancora Il tempo è adesso!
Tutti titoli che racchiudono l’urgenza e la drammaticità di quanto sta accadendo, mentre noi siamo qui nel calduccio nelle nostre comode case e non ci accorgiamo di nulla.
Per quanto riguarda le scene più d’impatto, alcuni studenti hanno citato la parte iniziale -il rogo di zanne d’elefante-, altri le immagini della discarica di Dandora, Nairobi, altri ancora il Festival della Metallurgia di Norilsk, sostenendo che era sembrato un controsenso il fatto che festeggiassero proprio la causa che rendeva la loro città la più inquinata dell’intera Russia.
Interessanti sono state anche le connessioni individuate, i link, per così dire (quanto è importante che i ragazzi imparino che ogni cassetto della conoscenza contiene la chiave per aprirne un altro, e poi un altro, e un altro ancora, in una spirale infinita di sapere!): c’è chi ha ricordato di aver visto le cave di marmo di Carrara, chi una spiaggia che aveva un colore simile ai giacimenti di litio (era quella di Rosignano Solvay, che -guarda caso- sfoggia colori caraibici dovuti però alle sostanze chimiche sversate, ed è infatti una delle più inquinate d’Italia), chi ancora il film d’animazione Wall-E.
Il treno in corsa dell’Economia Lineare
Smarrimento, rabbia, preoccupazione. Nonostante la frase finale del film-documentario facesse leva sulla capacità dell’uomo di invertire la rotta e cambiare la situazione, erano questi i sentimenti prevalenti al termine del nostro confronto in classe su Antropocene. La domanda che ci si leggeva negli occhi era: “E ora?”.
La bellezza e il grande privilegio del lavorare con i ragazzi è che hanno nel sangue grandi ideali e la voglia di cambiare il mondo. In più, costringono impietosamente anche te -educatore che parli loro con tanta convinzione di spreco di risorse e alimentazione sana e inquinamento- ad una rigida coerenza. Ad essere un adulto significativo, capace cioè di dare significato, o perlomeno di aiutare nella ricerca di significato.
Ecco quindi che in classe abbiamo introdotto il concetto di economia lineare, di utilizzo indiscriminato, selvaggio e rapidissimo delle risorse, e abbiamo fatto alcuni esempi, in particolare legati a oggetti di uso comune (yogurt in barattolo di plastica, dentifricio, pomodorini in confezione di plastica rigida) e alla questione dell’over-packaging.
Teoria e buone pratiche di Economia Circolare
Fortunatamente, però, questo non è l’unico modello economico possibile. Esiste una via d’uscita, una possibilità di cambiamento. E si chiama economia circolare: un modello economico che richiede una progettazione a monte per far sì che i rifiuti di un prodotto o processo possano e debbano diventare risorsa per un nuovo prodotto o processo. Abbiamo analizzato l’esempio di Vegea, azienda tutta italiana nata nel 2016 a Milano che utilizza gli scarti della lavorazione dell’uva delle aziende vinicole per ottenere un’eco-pelle molto apprezzata sul mercato. Tant’è che, tra le collaborazioni più prestigiose, ne vanta una con Le coq sportif per la realizzazione di sneakers e un’altra con Bentley, per gli interni della EXP 100 GT. Non solo recupero dei rifiuti che diventano nuove risorse, dunque, ma anche materie prime seconde infinitamente più preziose dello scarto di partenza.
Dal coinvolgimento emotivo ai progetti concreti: un metodo didattico
Per questo progetto si è utilizzato un approccio pedagogico che, partendo da un coinvolgimento emotivo approdasse a delle attività concrete, passando da quattro diverse tappe:
- Coinvolgimento emotivo, vale a dire visione di immagini o filmati, ascolto di canzoni, lettura di racconti o testi specialistici di forte impatto, allo scopo di catturare l’attenzione -la mente ed il cuore- dei ragazzi e centrare il focus attentivo sul tema che si vuole affrontare.
- Riflessioni personali, cioè stimolo e raccolta di impressioni, sensazioni, pareri, domande, obiezioni. I ragazzi devono cioè superare il mero impatto emotivo per cominciare a ragionare su quanto visto/letto/ascolato. La scuola dovrebbe d’altra parte insegnare e fornire strumenti anche e soprattutto per questo: per pensare, farsi un’opinione, indagare, porsi domande.
- Raccolta di informazioni ed analisi: le riflessioni personali e le domande emerse devono questo punto diventare stimolo per approfondire, analizzare, ricercare informazioni (nel nostro caso i due differenti modelli economici ed i relativi esempi).
- Attività/progetto concreto finale: l’insegnante ha il compito di accompagnare i ragazzi nelle terre insidiose e a volte persino dolorose dei problemi che affliggono il mondo, ma deve poi anche offrire una luce, essere custode della speranza. Per ogni problema, dobbiamo cercare e inseguire una soluzione possibile. Per questo, a mio avviso, il percorso dovrebbe sempre culminare in qualcosa di tangibile, per avere pienamente senso, anche semplicemente un impegno reale che ufficialmente mi prendo e sottoscrivo di fronte ai compagni e all’insegnante.
L'orto verticale realizzato in classe con vecchie assi di legno e bottiglie di plastica
E noi siamo proprio alla fase finale. Abbiamo scoperto che essere circolari si può. E non soltanto a livelli alti, non soltanto da adulti, ma anche a undici anni.
Ho chiesto quindi ai ragazzi, ora che avevano capito cosa significasse pensare circolare, di redigere un progetto che prevedesse la realizzazione di un prodotto a partire da materiali di scarto.
Ed ecco allora che Laura, utilizzando delle vecchie scatole di scarpe, la carta e il nastro usati dei regali ricevuti e un po’ di colla, ha progettato (e realizzato il prototipo) un quadernino per appunti o schizzi completamente circolare.
Caterina invece ha ideato una coltura di funghi utilizzando i fondi di caffè.
Denise, Giacomo, e diversi altri hanno immaginato un orto verticale di classe costruito con vecchie assi di legno e bottiglie in plastica vuote (le piantine saranno trapiantate a primavera nell’orto scolastico esterno). Shadrack ha completato il progetto con un annaffiatoio ottenuto da un flacone di diversivo finito.
Andrè ha costruito una borsa termica fai-da-te rivestendo l’interno di una busta in tessuto con carte di cioccolatini natalizi.
Francesco ha creato una marionetta a forma di volpe con la parte interna di un rotolo di carta igienica.
Dilan ha realizzato un geniale riscaldatore d’acqua con una bottiglietta in plastica vuota e dietro una lattina d’alluminio aperta, per catturare e concentrare sull’acqua il calore del sole.
Portacandele e orecchini fatti con le scatolette di tonno
Giulia ha dato nuova vita ad anonime scatolette di tonno in alluminio, trasformandole in bellissimi portacandele e orecchini molto fashion (linguette).
Insomma, è bastato dare il la alla fantasia dei ragazzi per raccogliere decine di idee, alcune ingegnosissime, altre semplici ma comunque efficaci. Potere della creatività e della conoscenza messe insieme. Ora, in classe, stiamo realizzando in concreto i progetti giudicati più innovativi e “centrati”.
Dopotutto, hanno ragione loro: piccoli non lo sono davvero.