La sostenibilità del legno, nel suo impiego in edilizia, non è solo una questione di materia prima, naturale e rinnovabile. Il legno è sostenibile perché permette al bosco di vivere e di essere tutelato, in una corretta gestione forestale; per la sua capacità di innescare processi virtuosi che riattivano l’economia dei territori e fanno rinascere comunità locali intorno alla gestione della filiera; perché è circolare e riutilizzabile all’infinito, quando se ne mantiene intatta l’essenza nelle progressive lavorazioni d’impiego. E ancora: perché decarbonizza la città, stoccando anidride carbonica che viene sottratta all’atmosfera; perché può essere usato nelle costruzioni con processi a secco e minore impatto sui cantieri; perché consente la sopraelevazione e il retrofit del patrimonio costruito; perché rigenera l’uomo, che nell’habitat di una casa in legno soddisfa l’innato bisogno di riconciliazione con la natura. Il legno fa bene all’ambiente, all’economia e alla società ed è il materiale che meglio e prima degli altri risponde ai tre fattori della sostenibilità ESG.
Eppure, nonostante i numerosi pregi, le costruzioni con struttura in legno, in Italia così come in altri Paesi d’Europa, rappresentano ad oggi appena il 10% del totale del mercato. La tecnologia X-Lam ha consentito a questo materiale, da una decina d’anni a questa parte, di diventare “tecnologico” e scalare il concetto della casa mono e bi-familiare a due piani per crescere nelle realizzazioni multipiano e urbane. Tuttavia, l’ostacolo c’è ed è di tipo culturale. Questione di abitudine all’uso di tecniche diverse, pur meno efficienti; di scarsa conoscenza e competenza da parte di progettisti e maestranze; di diffidenza verso il nuovo.
La fotografia del settore è emersa, chiara, nella due giorni di incontri e dibattiti che a metà ottobre, a Lazise, ha riunito imprese, progettisti, enti pubblici e associazioni per il Timber Forum organizzato da Assolegno di FederlegnoArredo con Arca, Habitech – il distretto tecnologico trentino e l’Agenzia CasaClima di Bolzano. Un evento in cui le ragioni del legno sono state messe a confronto con le sfide da superare. “Questo materiale ha oggi l’opportunità di giocare un ruolo da protagonista nel futuro delle costruzioni. Una crescita che parte dal legno per coinvolgere tutto il settore delle costruzioni. Siamo infatti ben consapevoli che si tratti di stipulare alleanze, e non di erigere barriere, con tutti gli altri materiali innovativi”, spiega Angelo Marchetti, ceo e titolare di una delle aziende, la Marlegno, più attive nello sviluppo di soluzioni hi-tech per la costruzione e il retrofit di edifici.
Perché il legno rigenera l’ambiente
“Il mondo dell'edilizia – spiega Francesco Gasperi, direttore di Habitech - sta spostando il proprio focus da un concetto di costruzioni NZEB, che portano a zero l’impatto in termini di consumo di energia, a quello di edifici Carbon Neutral, che puntano ad azzerare le emissioni prodotte in tutte le fasi, comprese quelle di costruzione e utilizzo. Questo allargamento di prospettiva è importante e non può essere affrontato solo a livello di singolo edificio, ma va inserito in politiche urbane ampie e capaci di individuare soluzioni utili, attuabili e replicabili”.
In quest’ottica scegliere il legno per la struttura delle case premia. Il legno non ha bisogno di altoforni, né deve essere estratto dal suolo con un gran dispendio di energia. Lo troviamo in natura, cresce consumando solo suolo, acqua, luce e aria, cattura la CO2 e la stocca, fino a che non viene bruciato. “In media – prosegue Gasperi - parliamo di una tonnellata di anidride carbonica sottratta dall’atmosfera per ogni metro cubo di materia prima impiegata. Un dato significativo cui si aggiunge il fatto che il taglio e il trasporto del legno destinato all’edilizia consuma meno energia rispetto alla produzione e al trasporto dei materiali edili tradizionali. Non è difficile comprendere quale possa essere il beneficio dello sviluppo di questo settore per la realizzazione di edifici e quartieri nuovi, così come nell'ampliamento e sopraelevazione di immobili esistenti”.
Perché il legno rigenera la città
A differenza di altri materiali, può essere riutilizzato più volte: pavimenti e rivestimenti in legno, ad esempio, possono diventare pannelli per nuovi edifici o arredi, che a loro volta possono essere recuperati come truciolare. “Il ciclo vitale del legno può durare all’infinito, con benefici ecologici ed economici – spiega Nicola Semeraro, presidente del consorzio Rilegno - Riciclare il legno, infatti, significa risparmiare energia, migliorare lo stato qualitativo dell’aria e al contempo evitare gli sprechi”.
Rispetto ad altri materiali, il processo di costruzione a secco del legno facilita non solo l’assemblaggio, ma anche il disassemblaggio della struttura, a patto che la materia prima non venga “inquinata” e compromessa con lavorazioni che ne alterano le caratteristiche originarie. Un uso coerente di questa risorsa naturale, che andrebbe sempre associata a materiali rinnovabili o quantomeno separabili, diventa la chiave per l’attuazione di quel concetto – oggi molto in voga – che vede la città come miniera di materie da impiegare, stoccare e riutilizzare in futuro. Perché l’urban mining o il building as a material bank (quando il concetto è applicato alla scala dell’immobile) si trasformino in una solida realtà occorre che si affermi sempre di più anche la tendenza al Design for disassembling (o Design for deconstruction), approccio progettuale che, oltre a pianificare l’assemblaggio dei componenti e il loro disassemblaggio, definisce anche la destinazione di elementi e materiali, allungandone così la vita utile. Il legno – meglio di ogni altro materiale – risponde a questa chiamata.
Perché il legno insegna all’edilizia la strada per una nuova sostenibilità
C’è infine un altro aspetto del legno impiegato in edilizia che risponde alle richieste di una reale transizione verso il futuro. “Il settore delle costruzioni in legno ha in questo momento l’opportunità di guidare la transizione dell’edilizia verso nuovi processi di produzione industriale, efficaci, ecologici, tecnologicamente avanzati - afferma Stefano Testa, ceo di Leapfactory -. C’è bisogno però di compiere un salto culturale importante che sposta la sostenibilità dalla materia prima al processo che questa materia prima innesca”. La sostenibilità del legno, in quest’ottica, non è solo – come si diceva all’inizio – un fatto di “caratteristiche insite nel materiale”. La biocompatibilità dipende dalla possibilità di progettare la prefabbricazione in legno attraverso tecnologie digitali, che consentono il controllo e la condivisione dei dati in tutte le fasi di lavoro e che sottendono all’industrializzazione del cantiere. La casa viene disegnata e prodotta in tutti i suoi elementi all’interno di una fabbrica e le operazioni di posa in opera si riducono alla sola fase di montaggio e rivestimento finale. Tutto viene predeterminato in anticipo, con un impatto significativo sulla eliminazione degli errori, sulla riduzione degli sprechi di materia prima e sul controllo dei tempi e dell’efficienza di lavorazione. “L’industria dell’automotive è il modello da cui apprendere e a cui tendere – conclude Testa - Da imprese artigiane, le aziende che lavorano nel mercato delle costruzioni in legno devono diventare vere industrie, capaci di sfruttare opportunità ormai mature e concrete e di insegnare la via anche ad altri comparti industriali”. In una grande e nuova alleanza.
Immagine: Linus Mimietz (Unsplash)