Fra i tanti aspetti critici della moderna vita urbanizzata che la pandemia ha messo sotto la lente di ingrandimento, uno in particolare ha guadagnato prepotentemente la scena: il “bisogno di Natura” innato degli esseri umani. Ovvero, quello che il biologo Edward O. Wilson, un paio di decenni or sono, ha battezzato con il termine biofilia.

Fuori dal campo delle scienze biologiche, il concetto di biofilia è presto diventato un oggetto di studio interdisciplinare, interessando la psicologia, la sociologia, la didattica e, naturalmente, tutti i settori che riguardano la progettazione dello spazio dove viviamo, dall’architettura all’urbanistica, dal design d’arredo all’illuminotecnica. Ed è proprio al design biofilico che è dedicato il Biophilia Camp, arrivato quest’anno alla sua terza edizione, e di cui Materia Rinnovabile è media partner.

Dal 23 al 26 settembre a Caldaro sulla Strada del Vino, in provincia di Bolzano, professionisti, studiosi ma anche semplici appassionati potranno vivere quattro giorni di full immersion nei temi della progettazione biofilica, fra incontri, tavole rotonde, workshop e attività nella natura.

In coda all’evento, il 27 settembre a Bolzano si terrà inoltre il primo Biophilia BarCamp organizzato dal Living Future Europe: una non-conferenza a cui sono invitati a partecipare i biophilic lovers di tutta Europa per portare una testimonianza delle loro storie, buone pratiche, idee e casi studio.

Cos’è la biofilia

“La biofilia è la tendenza innata a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e, in alcune circostanze, ad affiliarvisi emotivamente”. La definizione ufficiale di biofilia (letteralmente “passione per la vita”) si deve al biologo Edward O. Wilson ed è del 2002.

In realtà il concetto era già emerso anni prima, negli scritti dello psicanalista tedesco Erich Fromm, che usava il termine parlando dell’attrazione dell’uomo nei confronti della Natura.

Poi, nel 1993, l’ipotesi trovò una sua prima formalizzazione nella raccolta di saggi curata da Wilson e dall’ecologo Stephen Kellert: The Biophilia Hypothesis, appunto. L’ipotesi biofilica di Wilson e Kellert si basa su due idee principali: la fascinazione dell’essere umano per tutto ciò che è Natura (anche una pianta in vaso o un animale domestico), e la sua affiliazione, ovvero una vera e propria connessione emotiva che si instaura con gli elementi naturali.

Ma se la biofilia è una condizione connaturata nell’uomo, ne consegue che la sua mancanza, o quantomeno la difficoltà nell’avere un contatto diretto con la natura negli ambienti urbanizzati in cui oggi la maggior parte delle persone vive, porterà a vari problemi psico-fisici. Deficit di attenzione, stress, stanchezza, depressione, aumento delle allergie e degli stati asmatici costituiscono il poco desiderabile corollario di esistenze trascorse indoor, fra appartamenti, uffici, scuole, centri commerciali, ristoranti, palestre. Tanto che l’americano Richard Louv ha coniato addirittura l’espressione “deficit di Natura” per definire queste sindromi.

È chiaro, dunque, che se la qualità della vita e il benessere dipendono dal grado di connessione che si riesce a mantenere con gli elementi naturali, questi dovranno in qualche modo rientrare negli spazi quotidiani da cui li abbiamo cacciati via. E fu proprio Stephen Kellert il primo a riportare la Natura dentro l’architettura, dando vita alla corrente del Biophilic Desing. Formalizzata in un libro del 2008 e poi in molte altre pubblicazioni, la progettazione biofilica definisce caratteristiche ed elementi concreti capaci di rendere ogni ambiente costruito, esterno o interno, pubblico o privato, più vicino alla Natura, e quindi più a misura d’uomo.

Il Biophilia Camp e il BarCamp

Partendo dai “padri” Wilson e Kellert, nella quattro giorni di Caldaro e durante la unconference di Bolzano ci si confronterà dunque sullo stato dell’arte della progettazione biofilica, con sguardi inediti sulle nuove tendenze e le testimonianze di professionisti ed esperti da varie discipline.

Uno dei punti fondamentali del movimento biofilico è infatti l’interdisciplinarietà, visto che un design che si basa sui principi della biofilia dovrà, come scrivono gli organizzatori, “costruire un benessere misurabile in termini di qualità termica, neurologica, luminosa, olfattiva e dell'aria, acustica, estetica e di percezione motoria”.

Per questo il seminario dal 23 al 26 settembre comprenderà un ventaglio piuttosto vario di attività, dalla presentazione di casi studio ai workshop, fino alle passeggiate nella natura. Il programma nel dettaglio è disponibile sul sito di Living Future Europe. Per partecipare (a pagamento) è necessario iscriversi dal sito ufficiale dell’evento.

La call per prendere parte al BarCamp di Bolzano, il 27 settembre, è invece aperta solo fino al 31 agosto. Può partecipare chiunque voglia condividere una storia o delle buone pratiche nel campo della biofilia, che si tratti di architettura, moda, arte, psicologia o qualsiasi altro settore. Ci si iscrive attraverso il sito ufficiale.

 

Immagine: Giammarco Boscaro, Unsplash