È meglio puntare sul riciclo chimico o meccanico? Per quanto riguarda le plastiche “dipende”, sembra essere la risposta della comunità scientifica.
Come sostiene il JRC (Joint Research Centre), il centro di ricerca di riferimento della Commissione Europea per le materie scientifiche, dare una seconda vita alle plastiche attraverso un processo meccanico paga alcuni svantaggi tecnici che non lo rendono adatto a tutte le situazioni. Per esempio offre poche garanzie nel trattare flussi contaminati o di bassa qualità, fatica a separare gli additivi presenti nel materiale, o ancora può contare su un numero limitato di cicli di riciclo per via del degrado della struttura del polimero stesso in seguito al trattamento.
Rispetto a questi aspetti, dal position paper del laboratorio di ricerche Ref, sembra che il riciclo chimico possa rappresentare una soluzione complementare a quello meccanico.
Le tecnologie del riciclo chimico
Il termine “riciclo chimico” riassume in modo approssimativo numerosi processi, basati su principi e tecnologie assai diversi. Viene definito come il complesso delle “operazioni che mirano al recupero di materia, sostanze e prodotti dai rifiuti modificandone la struttura chimica mediante processi chimici” e secondo la vasta letteratura scientifica documentata dal JRC, questi processi trovano potenzialmente applicazione anche nel trattamento di altre frazioni, come i rifiuti tessili, i rifiuti organici e indifferenziati.
Tuttora esistono tre diverse tecnologie di riciclo chimico, utilizzabili a seconda del livello di decomposizione a cui saranno soggetti i rifiuti di plastica.
La depolimerizzazione chimica trasforma la plastica nei suoi monomeri tramite una reazione chimica.
La depolimerizzazione termica (pirolisi e gassificazione) è un processo ad alta intensità energetica che trasforma i polimeri in molecole più semplici. Questa tecnologia può anche produrre combustibili, anche se in tal caso non può più essere considerata una forma di riciclo.
Il Cracking (pirolisi o gassificazione) è in grado di trattare plastica mista e dal processo si ottiene una miscela di idrocarburi.
Secondo uno studio di Zero Waste Europe del 2019 che sintetizza le principali tecniche di riciclo chimico, tutte le tre tecnologie sono considerate ancora come poco mature. Inoltre come si osserva dalla tabella sia la depolimerizzazione termica che quelle chimica non sono in grado di trattare plastiche miste.
Performance ambientali
Oltre all’efficienza di riciclo, un’altra metrica fondamentale per valutare il riciclo chimico è la performance ambientale dei vari processi. “In termini di prestazioni ambientali, non esiste una chiara indicazione sul fatto che il riciclaggio chimico sia preferibile alle altre opzioni di gestione dei rifiuti di plastica, come il riciclaggio meccanico o il recupero energetico - si legge nel paper-. La gerarchia delle opzioni di gestione dipende dal tipo di rifiuto trattato, ovvero dalla qualità, dalla purezza, dalla presenza di contaminanti, eccetera.”
La filiera del riciclo chimico è molto giovane dato che la maggior parte degli impianti nel mercato sono ancora in una fase pilota. Si prevede che lo sviluppo di queste tecnologie su scala industriale inizi nel quinquennio 2025- 2030. Ciò che emerge anche dalle valutazioni del JRC è che il riciclo chimico debba seguire un percorso di complementarietà nella gestione del rifiuto di plastica. L’approccio quindi non deve essere quello di affermare la supremazia di un’opzione sull’altra, piuttosto quella di circoscrivere cosa rappresenta la migliore scelta in relazione a ciascun flusso di rifiuto.
Come sottolineato da Zero Waste Europe in un recente report, non si deve confondere il riciclo con il recupero energetico. La produzione di combustibili, attraverso per esempio processi che dissolvono il polimero in un solvente per rimuovere le impurità, non dovrebbe rientrare nella definizione di riciclo chimico secondo un approccio circolare. Soluzione che l’American Chemistry Council, consorzio legato all’industria fossile, considera invece parte del riciclo chimico.
Non solo plastica: riciclo chimico per altre frazioni di rifiuti
Ma il riciclo chimico non è applicabile solo alle materie plastiche. Secondo il JRC ha potenzialità anche nel riciclo di altre tipologie di rifiuti, tra cui i rifiuti organici e in legno. Per esempio il riciclo chimico può rappresentare una alternativa di trattamento per i rifiuti tessili di materiale misto (es. poliestere-cotone), laddove il riciclo meccanico, che rimane la tecnologia di riferimento per i rifiuti tessili con fibre naturali, sembra provocare il deterioramento di quelle sintetiche. Come nel caso dei rifiuti in plastica, anche per i rifiuti tessili due delle principali opzioni tecnologiche sono rappresentate dalla pirolisi e dalla gassificazione.
Nuove tecnologie sono in fase di sviluppo nel campo del riciclo chimico dei rifiuti organici, ad esempio per la produzione di mangimi da rifiuti organici, bioplastiche e altre piattaforme chimiche come acido lattico, acido succinico, ecc. Tuttavia, nonostante il buon potenziale, questi processi non risultano affermati a livello commerciale.
Un’altra opzione si riferisce al trattamento dei rifiuti di plastica biodegradabile, in particolare per i materiali che non possono essere riciclati meccanicamente, sebbene quest’opzione dipenda dall’economicità dei processi e dall’efficienza dei catalizzatori.
Immagine: Girl with red hat (Unsplash)