Finanza e accesso ai capitali, produzione di rinnovabili, contrasto alla povertà energetica, gestione della competizione e fine del mercato tutelato dell’energia in Italia. Ma anche sviluppo di comunità energetiche, efficientamento degli edifici, pompe di calore e stoccaggio di energia. Tutti fronti aperti per la compagnia energetica Octopus Energy, startup che in solo otto anni è diventata la più grande fornitrice di energia del Regno Unito, gestendo un portafoglio di progetti del valore di 6 miliardi di sterline. Uno dei più grandi in Europa.
Tuttavia, limitarsi a riportare che Octopus è attiva in 20 Paesi con 7 milioni di clienti significa omettere una delle più curiose ragioni della sua fortuna. Oltre al sostegno di investitori di rilievo come il fondo di Al Gore e al logo ‒ un polpo rosa strategicamente adorabile che in Giappone definirebbero sicuramente kawaii ‒ il Gruppo ha sviluppato e concesso in licenza la sua piattaforma di dati e apprendimento automatico, Kraken. Un software che supporta globalmente 40 milioni di account clienti tramite accordi di licenza con aziende del calibro di EDF, E.ON e Origin Energy.
Materia Rinnovabile ha parlato di tutto questo con Giorgio Tomassetti, CEO di Octopus Energy Italia.
Si è appena aperto il 2024, anno che vedrà la fine del mercato tutelato dell’energia in Italia. 10 milioni di utenti passeranno quindi al mercato libero. La scadenza vi ha già fatto fare un balzo: 90.000 clienti complessivi a dicembre 2023. Un mese prima erano “soltanto” 50 mila. Qual è la ricetta?
Come operatore ci diamo un obiettivo pratico, concreto e di brevissimo periodo: rendere l'energia verde accessibile. Grazie alla nostra piattaforma tecnologica siamo in grado di gestire l’operatività con un'efficienza operativa più alta del 40% rispetto a quella di un tipico operatore. Una percentuale che dà un'indicazione di quanto margine di miglioramento c'è. Le nostre offerte sul mercato sono la metà, ad esempio, di quelle di Enel Energia. Facciamo addirittura un margine che non vorremmo neanche fare, perché il mercato italiano è ancora molto costoso.
Come ci riuscite?
La piattaforma Kraken di fatto abilita il modello operativo Octopus. Il modello operativo Octopus è guidato dagli energy specialist, le persone che si interfacciano coi clienti. Gli energy specialist sono organizzati in gruppi di dieci persone, guidate da un team leader. Una specie di miniazienda, con un incredibile grado di autonomia. A loro disposizione vi è quindi un software molto potente, che permette di fare qualsiasi cosa il cliente abbia bisogno. L’idea è poter risolvere qualsiasi domanda alla prima interazione e permettere al cliente di parlare di fatto con le stesse persone, evitando ogni volta di ripartire da zero. In questo modo gli utenti chiamano molto meno, consentendo di gestire milioni di account con efficienze molto alte.
Ha parlato di accessibilità, tema che si lega al contrasto alla povertà energetica, uno dei tasti dolenti secondo Bruxelles della bozza italiana del Piano Integrato Energia e Clima (PNIEC). Come affrontarlo?
Se vogliamo veramente fare la transizione energetica non possiamo farla fare solo a chi se la può permettere. Questo significa innanzitutto che dobbiamo vedere l'energia come un elemento di creazione di valore e non di distruzione, in termini di potere di spesa. In secondo luogo, rendere l'energia accessibile significa portarla nella maggior parte delle case, in questo caso quella degli italiani. Un argomento che i governi affrontano secondo una logica di budget. Si allocano milioni di euro, così che l’Europa sia contenta. Poi, se non succede niente, amen.
Parlando di soluzioni concrete?
In UK abbiamo un progetto pilota in collaborazione con i costruttori, ribattezzato Octopus Zero Bills, “case senza bollette”. Per qualsiasi casa indipendente prevediamo l'allestimento di pannelli solari, una pompa di calore e una batteria che consentono di fornire acqua calda e riscaldamento. Così garantiamo cinque anni senza pagare bollette e il costo degli impianti è più basso rispetto a soluzioni analoghe.
In questo modo non si dà un bonus, non ti aiuto quest'anno e l'anno prossimo vediamo se ci entra in Finanziaria o no. Trovo una soluzione che risolva a monte il problema. Un'altra misura riguarda le pompe di calore, che abbiamo lanciato quest’anno. Nel Regno Unito viene venduta a zero Pounds per chi ha dei redditi bassi. Perché? Primo perché siamo riusciti a costruirne una che costa molto meno dei competitor. In più, siccome costa poco, il Governo praticamente a quel punto copre tutto il costo di una pompa di calore. Costa meno rispetto a un ecobonus. E al cliente, tendenzialmente, piace quando vendi qualcosa a prezzo zero.
Passando alle comunità energetiche e prosuming, superato lo scoglio del decreto CER, quale sarà la prossima sfida?
Senza congestionare la rete e riducendo i consumi, realizzare comunità energetiche su scala permette di avanzare di anni nella transizione energetica. La difficoltà è appunto farlo su scala. Se in Italia tra un anno avremo venti comunità sarà inutile, rimarrà solo una bella storia da raccontare. Se pian piano invece riusciamo a farne centinaia, la realtà cambia. Terna a quel punto si sveglierà la mattina e dirà: “Oggi respiro, è un altro Paese”.
Qual è la sua opinione sugli incentivi?
Dovremmo evitare che gli incentivi sulle comunità energetiche diventino un 110% di sapore diverso. Gli incentivi sono fondamentali quando si deve portare avanti una tecnologia perché accelerano. Diventano terribili quando distorcono la realtà.
Ad esempio?
I comuni avranno incentivi extra per fare le comunità. Ma la mia domanda è: faranno la stessa comunità che avrebbero fatto senza incentivi extra, cioè quella che ha senso, o metteranno pannelli anche all'ombra e poi scopriremo che era solo per l'incentivo? Questo ce lo dirà solo il tempo.
Abbandoniamo la finanza pubblica e passiamo a quella privata. Come operatori del settore come sta cambiando l’accesso ai capitali?
La risposta varia dal soggetto. Un soggetto tipo Octopus, che raccoglie capitali a Londra, di fatto non ha problemi. Né ieri, né per i prossimi mesi. Gli operatori italiani a volte hanno fatto un po’ di fatica a reperire capitali. Ci sono stati momenti dove l'energia tirava di più per gli investitori, altri di meno. Ad aver fatto un pochino male al settore sono stati i tassi di interesse, che hanno reso gli investimenti più difficili.
Detto questo, immaginando che i tassi rimarranno stabili o diminuiranno, superato il grande scoglio resta un altro punto: la società in oggetto si deve configurare per fare questo lavoro in modo corretto. Lo si fa essendo presente nei mercati dove i capitali sono in abbondanza. A quel punto la domanda diventa solo come posso far tornare all’investitore una percentuale decente. Allora diventano importanti altre cose: certezza normativa, tempi, iter autorizzativi.
Un’ultima battuta. Dopo la COP28 si parla sempre più di Carbon Capture and Storage (CCS) e nucleare. Octopus ci farà un pensierino prima o poi?
Noi con gli investitori siamo sempre stati credo abbastanza chiari su quello che era il nostro lavoro e quello che non lo era. La transizione energetica è un problema enorme che dobbiamo risolvere velocemente, che richiederà l’aiuto di tutti, Governi inclusi. Noi abbiamo scelto di fare le rinnovabili. Siamo focalizzati su questo. È soltanto una questione di posizionamento.
Immagine: Envato