Attualmente i componenti dei dispositivi elettronici a fine vita (RAEE) sono recuperati solo in minima parte. Si riciclano con buoni risultati metalli come il rame, l’alluminio e il ferro ma pochi riescono a riciclare le terre rare. Quei magici elementi in grado di far funzionare le batterie per le auto elettriche, computer, smartphone e tanti altri device di cui non possiamo fare più a meno. A trovare il modo di estrarre terre rare attraverso la nanotecnologia dei materiali è stato un gruppo di giovani ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca con il progetto RARE.
Materiali porosi per estrarre le terre rare
Partendo da scarti dell’industria chimica e dell’acciaio, il team ricerca di RARE ha sviluppato dei materiali porosi in grado di separare e selezionare le terre rare con grande efficacia. “In poche parole andiamo a modificare le superfici di materiali porosi con delle molecole in grado di catturare selettivamente le terre rare che ci interessano – spiega a Materia Rinnovabile Daniele Montini, dottorando in Scienza e Nanotecnologia dei Materiali all’Università Bicocca - Tutto questo dopo aver eliminato gli ioni che possono andare a disturbare l’assorbimento selettivo”.
Montini ci dice che sono sempre stati i costi a frenare la produzione in scala dei materiali porosi, ma grazie al recupero di scarti industriali è possibile abbassare i costi rispetto ad altri metodi di recupero. Valorizzando i rifiuti si incentiva un modello circolare, che in questo caso assume ancora più valore. Il progetto, infatti, prevede il riutilizzo di scarti per creare materiali che, a loro volta, permettono il recupero di preziose terre rare.
Attraverso specifici trattamenti, il team scientifico – composto inoltre dal dottorando Lorenzo Viganò e dalla professoressa Barbara Di Credico – è quindi riuscito a trasferire in acqua gli ioni delle terre rare e successivamente a catturarli. “ Ma la parte complessa arriva quando bisogna separarle – precisa Montini – Attraverso la nanotecnologia riusciamo a garantire una qualità fisico-chimica e una purezza tale da poter permetterne il riutilizzo per la produzione di nuovi dispositivi elettronici”.
La sfida europea per le terre rare
La questione “approvvigionamento materie prime critiche e terre rare” è particolarmente cara all’Unione europea che non vuole perdere ulteriore terreno nella rincorsa alla Cina. Lo dimostra per esempio l’importanza riconosciuta al Critical Raw Material Act dello scorso 16 marzo, una proposta di regolamento della Commissione europea che include una serie completa di azioni per garantire un approvvigionamento di terre rare e altri metalli fondamentali per la transizione ecologica.
“L’invasione Russa dell’Ucraina – ha osservato Fabio Pegorin, Business Development Manager di EIT RawMaterials - ha ulteriormente messo in risalto l’importanza per l’Unione europea di riuscire a rafforzare le filiere locali per un approvvigionamento stabile e sostenibile di metalli e minerali necessari per la transizione energetica. È imperativo quindi, non solo sostenere progetti che mirano all’estrazione mineraria sostenibile di questi materiali strategici, ma anche incentivare nuovi approcci e tecnologie come quelli proposti dal progetto RARE in un’ottica di economia circolare”.
Il progetto RARE ha partecipato alla quinta call Bicocca Università del Crowdfunding, il programma di finanza alternativa dell’Ateneo che promuove lo sviluppo di progetti innovativi e idee imprenditoriali e ha incassato il sostegno di EIT RawMaterials, consorzio europeo che si occupa delle materie prime non fossili a supporto della transizione energetica. Intanto è partita la raccolta fondi su Produzioni dal Basso, prima piattaforma italiana di crowdfunding e social innovation, che per il progetto RARE resterà aperta sessanta giorni e si è posta l’obiettivo di raccogliere 5000 euro.
Immagine: Envato Elements